SACRIFICIO DEL FIENO@DOIT Festival: l'Amore autentico sul sentiero del Viandante

Nel confortevole spazio del Teatro Planet (di via Crema), in un 8 marzo piovoso (che porti fortuna!), il DOIT Festival inaugura la propria seconda edizione con la messa in scena di uno spettacolo interessante e commovente, ricco di sfumature e dal sapore artigianale, SACRIFICIO DEL FIENO in scena anche oggi per l’ultima replica.

Uno spettacolo che riassume, forse meglio di altri, il senso stesso di questa rassegna, da segnalare e seguire perché, coraggiosamente e con un impegno di forze e denaro privato impagabili, porta in scena compagnie anche di altre Regioni d’Italia, che altrimenti resterebbero chiuse nei loro confini o comunque difficilmente propense a portare nei contesti romani le loro sorprendenti opere. Opere selezionate e portatrici di messaggi universali e dall'alta valenza sociale che, come l’anno scorso, inducono più di una riflessione sui nostri valori, e per questo scelte da Gufetto per la loro critica.
Ed è per questo davvero significativo che lo spettacolo di apertura, SACRIFICIO DEL FIENO, abbia vinto il Premio Artigogolo dello scorso anno, un premio collegato al DOIT festival e che al DOIT Festival aggiunge una buona dose di qualità di scrittura, interpretazione e regia.

SACRIFICIO DEL FIENO è realizzato dalla Compagnia lombarda Fenice dei Rifiuti, un duo composto da Alessandro Veronese e Michela Giudici, che sono contemporaneamente attori, registi e drammaturghi di questo testo, già messo in scena ad Udine, e qui riproposto e riadattato agli spazi ridotti del teatro Planet.
L’opera prende ispirazione dalla canzone popolare Ciamel Amuur” di Davide Van De Sfroos e richiama una vicenda di cronaca degli anni ‘40. Torniamo dunque indietro nel tempo: siamo in piena seconda guerra mondiale, in un paese della provincia lombarda dove si consuma una storia d’amore fra la giovane Elena e il più maturo Cesare, noto come partigiano Airone. La ragazza lo aiuterà a nascondersi e poi a fuggire dai tedeschi; tradita dal fratello gerarca fascista, si troverà costretta a offrire il proprio corpo ai soldati pur di non tradire il suo vero amore e rivelare il luogo in cui si nasconde. Ma a guerra finita, saranno i contadini del posto a incolparla di collaborazionismo con il nemico, protraendo le atrocità subite, fino ad una inaspettata svolta…

Pregevole la scrittura di questo testo sia per significati (l'antifascismo, l'amore e il valore del sacrificio estremo per chi si ama) che per il periodare pulito, privo di divagazioni e adatto alla scena, sgombo anche da inevitabili contorsioni politiche, comunque sottese e trapelanti di tanto in tanto senza intaccare la centralità della storia. Per la  messa in scena dello spettacolo, la regia dei due attori sceglie di rispettare la narrazione temporale sfalzata originale, anticipando e posticipando alcuni passaggi narrativi chiave, senza però smarrire il senso della vicenda e senza disorientare. L’effetto voluto è quello proprio della narrazione cinematografica che sfrutta piccoli flashback e flashforward rispetto alle vicende raccontate. Sempre in chiave cinematografica si spiega il pezzo introduttivo e finale, muto e coreografico nel quale si riassumono diversi passaggi dello spettacolo, in una sorta di trailer ante litteram che abbiamo particolarmente apprezzato e che forse rappresenta una sorta di firma dello spettacolo e conferisce un senso di chiusura e circolarità della Storia in senso lato.
Lo spazio scenico è dominato da due balle di fieno (nell’allestimento originale sono di più) che vengono spostate alla bisogna, e che nascondo le scene di sesso e di violenza che rendono il fienile allo stesso tempo alcova e trappola mortale per Elena.

La trama non lineare, come dicevamo, non rappresenta un problema. Anzi, permette ai due attori di passare con una certa velocità dall’interpretazione di una coppia di personaggi all’altra. E sono davvero tante le anime rappresentate! da Elena a Airone, ad Elena e suo fratello, da Elena e i nazisti, ai contadini, in un continuo e profondo confronto dialettico fra animo femminile e maschile, fra vittima e carnefice di amore o di rabbia, una contrapposizione semantica di messaggi che si ripete continuamente
Gli attori passano da una scena all’altra attraverso un cambio di luce o di voce, o sfruttando oggetti di scena (la cinta, ad esempio) con modalità diverse (da slacciare prima di un amplesso, o usata per colpire Elena), così da suggerire il passaggio ad un’altra fase della storia.
Azzeccato e fondamentale l’uso continuo del dialetto lombardo (reso volutamente comprensibile), la mescolanza con la lingua tedesca dei soldati e l’introduzione del latino cerimoniale (due dei personaggi interpretati sono preti di campagna, intenti a colpevolizzare la condotta di Elena).
La pluralità linguistica riflette e sostiene la pluralità dei personaggi, ne favorisce l’identificazione e agevola la comprensione delle vicende. Il dialetto o comunque il dettato scelto per le battute risulta comunque chiaro e intuibile. Una scelta felice questa, perché conferisce all’opera un sapore d’altri tempi, quasi fossimo trascinati in un passato che non esiste più. Un passato accarezzato dalle musiche scelte accuratamente come antefatto musicale di alcune scene, musiche che richiamano la semplicità del contesto contadino e rurale di partenza e che ispirano un sapore popolare suggestivo e da riscoprire ("Bisogna ritrovare le nostre canzoni" si afferma convintamente).

Si tratta di uno spettacolo molto "fisico", dove il corpo dell’attore e la sua vestizione/svestizione gioca un ruolo chiave per entrare o uscire dal personaggio in modo veloce. Una giacca indossata o lasciata cadere al suolo e Alessandro Veronese passa dal carnefice nazista al dolce partigiano, senza smarrire credibilità.

Michela Giudici, convince sia negli sketch comici che nel ruolo drammatico di un’Elena gioiosa ma anche con carattere, un’eroina ferita e rassegnata che però, tira sempre su gli occhi, non si lascia schiacciare ma imbocca il sentiero del “viandante” verso una nuova vita dove un futuro in solitudine non può essere un problema mentre il passato deve restare sempre alle sue spalle e bruciare nel silenzio della Storia.

 

PROSSIMAMENTE AL DOIT!!

8-9 marzo
SACRIFICIO DEL FIENO
Di e con Alessandro Veronese e Michela Giudici

Testo vincitore della I edizione del concorso di drammaturgia contemporanea L’Artigogolo 2015
Liberamente ispirato alla canzone “Ciamel Amuur” di Davide Van De Sfroos.
Sullo sfondo del secondo conflitto mondiale, si consuma la storia d’amore tra Elena e il partigiano Airone, presto costretto a lasciarla da sola per sfuggire ai nazisti. Pur di proteggerlo, Elena dovrà concedere il proprio corpo alle truppe naziste del capitano Lothar Vogel o suggerire loro il nascondiglio del suo amante.
Una storia coinvolgente ed emozionante, interpretata da due attori che grazie al sapiente uso di quattro diverse lingue (italiano, tedesco, latino, dialetto comasco) riescono a restituire la ricchezza e la caratterizzazione degli undici personaggi, che ruotano intorno alla vita dei protagonisti.
Fenice dei Rifiuti Compagnia teatrale – LOMBARDIA

10-11 marzo
LA QUARTA UNITÀ
Di Jacopo Giacomoni
Con David Angeli, Jacopo Giacomoni e Marco Tonino

Dopo un periodo di formazione guidato dal loro rigido supervisore e motivatore, Stan e Franz diventano centralinisti di un’azienda. Si occupano di contattare i clienti, sponsorizzare i nuovi prodotti, proporre le ultime offerte e sollecitare i pagamenti arretrati. Stan, all'insaputa del collega, sta vivendo una storia d'amore molto particolare proprio con lei, la cliente 212, che si rifiuta di sottoscrivere qualsiasi abbonamento dell'azienda; una storia fatta solo di parole scambiate di nascosto attraverso il telefono. Gli eventi precipitano. I due si incontro. Stan vede, per la prima volta, colei che fino ad allora aveva solo immaginato. L’incontro si risolve in un epilogo tanto tragico quanto surreale. Di questo perverso meccanismo commerciale sarà la cliente 212 la vittima. Il mondo de “La Quarta Unità” ha fallito un pensiero laico e umanista, l’uomo è libero da ogni vincolo ideologico, etico e religioso e si autodetermina grazie solamente alla legge del mercato.
H20 non potabile – VENETO

12 marzo Aperitivo con l’Editore
Reading tratti da:
Due risini e un caffè – romanzo di Patrizia Sabatini
Europa – raccolta di poesie di Livia Rocco
Come se la vita non fosse mai accaduta – racconta di poesie di Franca Figliolini
Miscellanea teatrale Artigogolo 2015
Uomini terra terra – di Giorgio Cardinali – Menzione speciale Migliore drammaturgia DOIT Festival 2015
#salvobuonfine – di Giancarlo Nicoletti – Vincitore L’Artigogolo 2015 – sezione Drammaturghi in erba
Incontro con gli autori e degustazioni
 

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