Sabato 11 giugno si è tenuta l’ultima tappa del premio “Regista con la A”, il premio bandito dal Tram in collaborazione con Teatro dell’Osso ETS che offre un contributo di produzione a spettacoli diretti da donne: durante la giornata le undici compagnie selezionate hanno avuto quindici minuti a disposizione per presentare il loro lavoro di fronte alla giuria.
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Che cos’è “Regista con la a”.

Il Tram ha scelto l’8 marzo di quest’anno per bandire la prima edizione di “Regista con la A” che premierà con un contributo economico di € 5000 euro e con otto repliche nella stagione del Tram 2022/2023 un cast diretto da una donna che presenti uno spettacolo inedito. I dati parlano di percentuali molto basse per le registe nei cartelloni dei teatri: con questo bando il Tram vuole provare a contrastare la disparità di genere del teatro italiano. Il vincitore sarà annunciato nei prossimi giorni sulla pagina Fb del Teatro TRAM.
Ecco in pillole gli spettacoli presentati sabato scorso.
Cinque storie per la buonanotte -La stanza chiusa
Il testo scritto e diretto da Livia Bertè racconta di una giovane ragazza, Castalia -interpretata da Germana Di Marino, di fronte a una porta che non riesce a valicare. I tentativi che lei farà per entrare in questa stanza rappresentano un viaggio all’interno del suo inconscio: infatti vari personaggi archetipici delle fiabe o della mitologia le impediranno di oltrepassare la porta.
Sulla scena peluche sparsi e scarpe in cui l’attrice naviga senza riuscire a incontrare la madre, la presenza di una donna vestita di nero con cui scambia poche battute, sul fondo una chiave pendente irraggiungibile: riuscirà Castalia a uscire dalla stanza per entrare nel mondo reale?
Io sono plurale

La riscrittura di Maria Claudia Pesapane -che riveste anche il ruolo di regista- è tratta da “Diatriba d’amore contro un uomo seduto” di Gabriel Garcia Marquez. Sulla scena un mucchio di abiti da uomo e di valigie che assumono una forma vagamente antropomorfa: il totem allude al marito contro cui Graciela si scaglia nella sua invettiva.
Daria D’Amore, che da sola dà profondità alla performance, insieme a Chiara Di Bernardo e Mariano Di Palo mostra le conseguenze della presa di un’amara consapevolezza: il pentimento per aver dedicato la propria vita alla persona sbagliata. Lo sfogo trova spazio anche nei gesti di effetto della protagonista che finisce per smontare camicia per camicia il mucchio di abiti in scena –ne parlo più diffusamente qui.
Giorni di apnea
Il progetto di Teatro Sotto Osservazione presentato da Giulia Piscitelli racconta di rapporti umani e delle prospettive con cui si possono affrontare. L’orologio senza lancette tracciato al di là della pellicola trasparente che funge da parete di fondo mostra la sospensione a cui sono costretti i personaggi: Francesca Cercola, Matteo De Luca, Valentina Di Leva, Salvatore Testa sono gli ospiti di un ospedale, durante l’ attesa a cui li condanna questo luogo si intersecano vari incontri tra cui quello con una ragazza che metterà in discussione i loro ruoli.
L’orologio senza lancette, un dialogo scandito da bacchette, l’intermezzo in cui Lei viene sollevata sono buone suggestioni per restituire al pubblico l’attenzione alla caducità del tempo.
La casa di Bernarda Alba

Tratto dal testo originale di Federico García Lorca, questo progetto presentato da Gabriella Cerino si dipana dal dispotismo di Bernarda che infligge alle figlie una reclusione senza fine da cui conseguono sofferenza e malessere: queste emozioni, insieme alla sensualità repressa, non vengono espresse in parole bensì vengono tradotte in danza dalle ballerine di flamenco. Nessun arredo di scena se non degli sgabelli che permettono a tutto il cast femminile di essere sempre presente sul palco anche se di spalle: insieme alla già citata regista anche Patrizia Di Martino, Titti Nuzzolese, Chiara Vitiello, Chiara Di Girolamo, Diletta Acanfora, Roberta Lista, Elckjaer Franco Bono, Carolina Castiello, Miriam Costanzo.
Un cast ricco e interessante e un testo intenso lasciano spazio al flamenco che diventa la chiave dell’espressione emozionale.
Una storia per Euridice
Scritto e diretto da Luisa Guarro e interpretato da Chiara Orefice, lo spettacolo mette in scena il monologo di una giovane Euridice della provincia napoletana che recupera le poche tracce che il mito ha lasciato della sua storia.
La scenografia evoca un bosco attraverso cui la performer si muove ripercorrendo la sua vita prima di incontrare Orfeo, spostandosi in modo convincente da un registro all’altro, dall’ italiano al napoletano, dal linguaggio verbale a quello della danza.
Le impagliatrici

Un evento di cronaca, la tragica fine di Maria Concetta Cacciola, è all’origine di questo spettacolo che attraversa tre momenti della violenza psicologica: l’attrazione, la corruzione e la subordinazione. Donna la regista, Francesca Romana Bergamo, tutte donne le attrici in scena, Giulia Ercolini, Simona Pipolo, Federica Pirone, Chiara Vitiello, Ramona Tripodi: l’elemento femminile in famiglia costituisce il sigillo dell’educazione alla vendetta e alla sopportazione. Come trovare una via d’uscita?
Francesca Romana Bergamo punta sull’ironia e sulla caratterizzazione di personaggi tipici e facilmente identificabili.
Fate l’amore (n)o(n) fate la guerra
Per la regia di Piera Russo, che è anche una delle interpreti insieme a Angela Bertamino, Michele Ferrantino, Errico Liguori, una performance che trae idea dalla Lisistrata di Aristofane e dalle manifestazioni femministe degli anni ’60 e ’70 per affrontare il tema delle conseguenze della guerra e della tensione che può scaturire tra uomo e donna.
Leggerezza e ironia sono le caratteristiche principali della performance, che, sfiorando la gag, riescono nell’intento di alleviare un tema difficile.
Rapsodia teatrale
Autore e interprete, Nicola Mariconda di Vernicefresca Teatro riempie uno spazio vuoto, lo invade fisicamente e verbalmente, entrando e uscendo dai vari personaggi, con un lenzuolo bianco che diventa un mantello e poi un camice, coprendo la scena da un angolo all’altro in cui sono presenti delle scatole da cui prendere altri oggetti: forbici, palloncini gonfiati a elio, tritacarne. Arianna Ricciardi mette in scena una versione della malattia da un punto di vista nuovo, quello del tumore stesso.
La sua regia cruda trova appiglio e attestazione nella versatilità carnale di Mariconda.
Umana -La ferita originaria
Una scena quasi vuota se non per un tavolino, una giovane donna -Valentina Di Leva- arriva con una valigia nell’albergo di Alma Flora -Anna Bocchino- e scopre che il prezzo del suo soggiorno sarà conoscere i Nascosti -il Negato Wael Habib, il Represso Lucio De Cicco, il Rimosso Carmela Ioime- che le consegneranno la chiave del suo inconscio: questo percorso infatti permetterà a Umana di recuperare la propria natura divina, come spiega la regista Francesca Esposito.
Una performance delicata ed evocativa, che affronta in punta di piedi l’introspezione psicologica.

Monica o della libertà
Un separé rosso scintillante per permettere i cambi d’abito. Due donne in scena a ricordarne una terza, grande ed emblematica: Francesca Fedeli, regista e interprete, fa da spalla a Martina Carpino che riveste i vari ruoli di Monica Vitti, dalle interviste, alle esibizioni, alle scritture, al cinema.
Le due attrici mostrano la passione con cui hanno affrontato un lavoro accurato sulla donna, l’attrice, il personaggio.
Origami-Attese di carta
Henna Teatro presenta questa commedia drammatica scritta da Chiara Di Bernardo sul suicidio giovanile: una stazione è il luogo in cui si incontrano quattro vite (Daria D’Amore, Chiara Di Bernardo, Luigi Leone, Riccardo Sergio) in attesa di un treno e della decisione da prendere. Una fila di origami gialli delinea il confine della scena.
La regia di Daria D’Amore sceglie di ispirarsi alla storia di Dorothy e de Il Mago di Oz per parlare con tatto di mancanze e di consapevolezze.
Per saperne di più su Regista con la A, TRAM: bando

