In una stradina nascosta di via Portuense, defilata dagli sguardi dei più e lungo quei percorsi off che Gufetto ama percorrere, si nasconde una realtà teatrale interessante e coraggiosa: è il Nogu Teatro, uno spazio gestito da un gruppo di professionisti molto unito e coeso che ha messo su, in questi anni,” un progetto principalmente teatrale che integra formazione, interpretazione, regia, scrittura, ricerca e innovazione performativa”. Le locandine di Laboratori teatrali per adulti, per bambini e per attori affollano l’ingresso principale, e “illuminano” di un certo ottimismo una zona "teatralmente" ignorata e lontana dal circuito dei grandi teatri romani.
È la nostra meta preferita. Gufetto cerca la cultura laddove si nasconde, laddove ci sono piccoli contesti dalle grandi idee!
Per questo abbiamo deciso di raccontarvi la sesta edizione del premio “NOPS”, organizzato dal Nogu Teatro dal 17 al 20 dicembre, durante la quale abbiamo rivestito il ruolo di Mediapartner e di giurati (orgogliosamente insieme agli amici di Gaiaitalia.com) potendo anche esprimere il nostro punto di vista sugli 11 spettacoli visti, molti dei quali sono progetti in nuce, altri residenze oppure estratti di spettacoli già messi in scena.
Senza scendere nei meandri dei tecnicismi, ecco i nostri giudizi sui lavori che abbiamo visto, sulle suggestioni che abbiamo colto, sulle lezioni che abbiamo imparato, in particolare nella serata finale, quando seduti insieme alle compagnie abbiamo dibattuto e appreso quanta costruzione ci sia dietro ogni spettacolo e quanta originalità si nasconda dietro queste giovani compagnie, alcune delle quali, davvero promettenti, meriterebbero più spazio oltre che un maggiore incoraggiamento a proseguire nella ricerca e nella sperimentazione teatrale.
La prima serata abbiamo assistito a quattro spettacoli che non ci hanno del tutto convinto.
“UNA MADRE CON FRIGO” per la regia di Vaccaro, viene interpretato da una intensa Ilaria Manocchio del Nogu Teatro: si tratta di un monologo-preghiera di una madre indigente dove le considerazioni sul sacrificio si mescolano a preghiere mal formulate.
Un monologo reso interessante dal dialetto ma che si risolve per l’appunto in una preghiera e necessita di un quid ulteriore che non è emerso nella messa in scena.
GENERAZIONI di Circomare teatro, compagnia che si ispira alla Commedia dell’Arte (ma non in questo spettacolo) è un estratto di un’opera più vasta la cui drammaturgia, non originalissima, ci riporta al periodo post bellico richiamando quella Roma capitolina (contesto già sfruttato a pene mani in tanti lavori) forse troppo affrettatamente disegnato, dove si incrociano le voci di tre generazioni di donne, interpretate da una sola attrice. Un testo interessante, che pecca solo per qualche imprecisione attoriale ma che viene compensato da una luminosa presenza scenica dell’interprete.
LA BORSA E LA VITA di Alfonso Sessa della Compagnia Terre Vivaci è un monologo sul Purgatorio e su suo significato che mescola più voci, interpretate dallo stesso regista autore. L’opera si ingessa però in una sorta di declamazione fin troppo sostenuta e prolissa che non raggiunge lo scopo di interessarci ma anzi rischia di confondere e manca di dinamicità.
LA LUCE ROSSA vede in scena lo stesso Vaccaro del Nogu Teatro, in un testo di Daniele Trovato che investiga sul senso della Colpa, concentrandosi su due personaggi, rapito e rapitore, cui conferisce eccessiva rigidità. L’evidente intento didascalico nei dialoghi di quest’opera acerba e poco calata nella dinamica della resa teatrale, non ci convince appieno.
La seconda giornata ci ha regalato spettacoli più convincenti e lavori dove è emerso un intento di ricerca maggiore sul piano della messa in scena e della resa drammaturgica.
Da segnalare MAMMA con Chiara Acaccia di Nogu Teatro. Testo interessante e lancinante quello di Tommaso Urselli sul delicato rapporto tra figlia e madre affetta di Alzhaimer: bella la scelta di appendere abiti da donna in scena, nei quali l’attrice entra ed esce dando vita ad una performance un po’ dimostrativa ma intensa, che lascia feriti e commossi. Sarebbe interessante vederlo riproposto con altre trovate sceniche differenti.
COME ME di Sonia Di Guida con la brava Veronica Rivolta è un lavoro disorientante su una ragazza che si ritrova in un commissariato per aver preso parte ad una contestazione in piazza di cui sembra non ricordare pienamente i dettagli o le effettive ragioni della sua presenza. La messa in scena, volutamente spoglia, ci lascia senza punti di riferimento e ancorati ad un testo che ci è sembrato più interessante se letto, mentre quando viene messo in scena risulta a tratti confuso e andrebbe corretto e reso maggiormente fruibile, evitando così il vagheggiamento fine a se stesso.
TOCCATA e FUGA PER CONIGLIO SOLO vede tornare in scena Ilaria Manocchio del Nogu Teatro con il bravo Aleksandros Memetaj, reduce dal monologo ALBANIA CASA MIA portato in scena all’Argot e riproposto in estratto durante il NOPS. Performance ironica su un ragazzo che non vuole crescere e una Madrina paradossale, truccata pesantemente e squisitamente amara quanto lucida. Un dialogo dai toni brillanti, con una sovraesposizione di suppellettili sceniche che forse confondono troppo e distolgono l’attenzione, ma sicuramente promettente e da perfezionare per sottrazione.
Nella terza giornata del NOPS abbiamo invece assistito a spettacoli dal tratto estroso e sperimentale.
VIE: il bravo Michael Capozzi attore bolognese che vanta una formazione circense, da clown e acrobata, mette in scena nei ridotti spazi del palco del Nogu teatro uno spettacolo estremamente “fisico” che racconta, estremizzandola, la frenesia della vita moderna. Non affidandosi alla voce ma solo alla gestualità spesso ripetuta freneticamente e quasi ossessivamente, veniamo condotti in una performance che richiama Buster Keaton e un po’ Charlot, seppur condensata per tempo e spazio. Lo spettacolo diverte nella sua estrema tecnicità, ma sicuramente ha ampi margini di limatura, e spazi di miglioramento nelle scelte di abiti e trucco ed in alcune trovate comiche che possono essere perfezionate ulteriormente onde evitare che lo spettacolo si tramuti in un esercizio di comedy show.
LACERAZIONI è uno spettacolo che parte da un testo pulp dell’autore napoletano Fabio Pisano, che già recensimmo in GAG BANG. Una squallida roulotte è il luogo in cui si consuma la passione tra un uomo e una donna divorati dalla droga e dalla ossessione reciproca che li porta ad un sesso compulsivo e ad una continua inflizione di punizioni e piccole torture. L’autore disegna un contesto autodistruttivo, che fa venire i brividi per il realismo imperante che domina la drammaturgia tutta e la resa scenica (che avrebbe potuto essere incrementato attraverso un altro gioco di luci diverso e più “tremolante”, in analogia con il tremulio delle anime messe in scena). Davvero interessante, l’opera merita un approfondimento e lo svelamento del momento chiave dello spettacolo.
INTERDETTA è un testo di Giovanni Martucci che gioca sulle ambiguità della nostra lingua e si appoggia sulla bella interpretazione di Stefania Capece Iachini. Una performance ossessiva ma che lascia incollati ad un testo nient’affatto scontato che meriterebbe solo una maggiore dinamicità per non chiudersi troppo nella ripetuta gestualità fine a se stessa, che distrae dal contenuto del testo.Il testo ha vinto il premio per la miglior drammaturgia.
Infine, PERSONAE, che vince il premio come migliore spettacolo del NOPS; anche la sua interprete Antonella Scarano porta a casa il premio come migliore attrice. Si tratta di uno spettacolo che si sfrutta un audiovisivo, accuratamente studiato sulla forma dell’interprete, che crea intorno all’attrice un gioco di luci e proiezioni ed effetti sonori che l’accompagna in due monologhi al femminile, quello di una bambina e quella di un’anziana. Due figure slegate fra loro e facenti parte di un insieme di figure più ampio che ci sfugge, trattandosi di un estratto . Lo spettacolo si tramuta presto in un viaggio onirico affascinante e ipnotizzante, dove però, è stato sottolineato, si rischia di restare appiattiti dalla confluenza dell’elemento sonoro, quello visivo e quello narrativo che non permettono al significato del testo di emergere nella giusta luce; anzi rischiano di appiattire la performance dell’attrice, stritolata da un impianto scenico che le si costruisce attorno e che va forse alleggerito e maggiormente modulato, così da far risaltare gradualmente gli elementi di cui risulta composto. Un lavoro che ci ha ricordato quel TESSUTO della compagnia Cascina Barà di Pisa che tanto ci aveva fatto trasalire per le peculiarità audiovisive allo scorso DOIT. Ci auguriamo di vedere ancora questo spettacolo nella sua forma integrale, rimaneggiato e “lasciato vivere” più liberamente, magari in un contesto off come il Fringe o su palchi internazionali altrettanto aperti all’utilizzo creativo dell’audiovisivo in funzione di supporto narrativo.
Una battuta finale la lasciamo all’organizzazione del Nogu Teatro, attenta a far sentire tutte le compagnie a proprio agio: il NOPS giunto alla sua sesta edizione è di per se un contest-fucina di talenti attoriali, registici e drammaturgici in fieri e che meriterebbero maggiore spazio.
Abbiamo visto spettacoli che meritano sicuramente una messa in scena ulteriore, la prova del pubblico ma anche una prova di maturità e di confronto che il NOPS ha offerto “nel suo piccolo”. Un contesto “piccolo” che invece nasconde un grande intento culturale da mettere in luce anche nella prossima edizione, in scena in Primavera che Gufetto non mancherà di raccontarvi!