Ancora in scena al Globe theatre di Roma, fino al 5 agosto, OTELLO, l’omonima tragedia a cura della raffinata regia di Marco Carniti. Si consuma un dramma, tanto attuale quanto moderno, che si diverte a sorprendere nuovamente il pubblico grazie alla sua puntualità nel trattare temi ancora toccanti e d’importanza politico-sociale. Shakespeare è sempre pronto a sconvolgere il suo pubblico lasciando tutti con il fiato sospeso fino alla fine.
Gelosia, immaginazione, pregiudizio e morte contraddistinguono la trama di uno dei più famosi drammi shakespeariani.
All’interno di questo spazio evocativo quale è il Globe, non si può evitare di riflettere sulla disposizione dei palchetti, della platea e del palco in legno di quercia posto su basamento di tufo. Sulla base di alcune indicazioni tramandate fino ai giorni d’oggi, possiamo riconoscere all’incirca, quali fossero le forme e la costituzione del famoso Globe Theater di Londra sorto nel lontano 1599 su idea di Jhon Burbage, realizzato da William Shakespeare e costruito da Thomas Brain su pianta circolare.
Tante sono le vicissitudini e le storie legate intorno alla realizzazione di questo particolare spazio teatrale e, poter assistere ad una simile drammaturgia in un teatro che ha (molto probabilmente) le stesse caratteristiche morfologiche dell’originale seicentesco, possiede tratti a dir poco magici. Inoltre, con la direzione artistica di Gigi Proietti e della sua compagnia, il connubio risulta a dir poco eccezionale.
Tutti conosciamo la trama di Otello, ma non tutti sanno che quest’ultima è orchestrata in itinere dal perfido Iago, il subdolo e fidato servitore di Otello.
La vicenda si apre con un matrimonio che non doveva avere ragion d’essere: Otello il “Moro” e interpretato da un catartico e passionale Maurizio Donadoni, sposa in segreto la bella veneziana Desdemona figlia di Brabanzio (interpretato da Nicola D’Eramo). I due sembrano essere molto innamorati ma la loro unione non verrà consacrata dalla benedizione del padre di lei, pieno di rancore e pregiudizio rispetto all’etnia del potente governatore di Cipro.
L’inizio è drammatico, poiché la bella Desdemona verrà ripudiata dal padre e incolpata di tradimento. Improvvisamente la minaccia turca è alle porte e soltanto Otello sarà in grado di sconfiggere la flotta nemica. A causa di questa guerra, l’amore tra i due verrà interrotto per poi riprendere una volta giunti a Cipro. Cassio, il fidato luogotenente, rappresenta il vero braccio destro di Otello, sempre pronto a farsi avanti con dignità, onore e lealtà. Di questa posizione ne è invidioso e profondamente ferito il fedele servitore di Otello, Iago, decisamente più capace ed esperto sul campo di battaglia rispetto al fedele Cassio. Da questo punto in poi, ogni personaggio della tragedia, verrà manovrato dalle mani del furbo Iago, il quale azionerà un piano diabolico in grado di minare le certezze di Otello e farlo cadere nella gelosia e follia più nera.
All’interno del palco a stampo elisabettiano, ritroviamo un luogo in cui si può “fare e disfare” attraverso scenografie verbali e non. La scenografia si presenta come un’enorme gabbia, che viene spostata a piacimento a seconda della necessità scenica. La gabbia può rappresentare il perimetro che circoscrive i personaggi, ignari del piano di Iago ma inevitabilmente invischiati nella sua tela. Ma può anche rappresentare i muri che spesso l’uomo tende ad alzare dinnanzi alle diversità altrui.
Rispetto a questo argomento, il contrasto tra bianco e nero è accennato dalla scenografia e dai costumi mentre per il resto, il focus principale, si concentra sul tema profondo della gelosia e del crimine efferato di un uomo che perde il senno, facendo sì che il suo lato più oscuro prevalga sulla ragione.
Inoltre, questa sorta di barriera in ferro delimita e contraddistingue il luogo tragico che spesso presenta come unica via d’uscita, la morte.
Tutto lo spettacolo (così come la drammaturgia scritta dell’Otello) si diverte a giocare sul tema dell’assenza a partire dal fazzoletto donato da Otello a Desdemona. Un fazzoletto che prima ancora di esistere scompare e crea scompiglio tra i due sposi. Sin dall’inizio ci troviamo di fronte ad una trama che ha del magico. Grazie al reticente Iago interpretato con maestria e sadica ironia dal versatile Gianluigi Focacci, comprendiamo cosa voglia significare il “mostrare per nascondere”. Attraverso le sue finte, buone azioni e camuffandosi da amico onesto, sappiamo che le sue parole servono solo per irretire e confondere il Moro, facendolo così dubitare del suo amore e della fiducia in esso riposta. La strategia del mostrare per nascondere è una funzione drammaturgica davvero eccezionale se utilizzata a teatro e in questa rappresentazione dell’Otello, viene mostrata per mezzo dall’ironia di Iago, l’unico e il solo grande direttore d’orchestra che si diverte a tessere la sua trama per raggiungere l’obiettivo: diventare il luogo tenente al posto di Cassio minando le certezze altrui attraverso immagini mentali false e non reali, ma di certo più potenti e fantasiose della realtà stessa, in grado di far breccia più di quanto possa fare la verità.
Tutti gli attori in scena compongono la partitura e tutti creano la scena. Quest’ultima appare spoglia ma allo stesso tempo ricca di tutti quei particolari che solo l’immaginazione può concretizzare in scena. L’elemento scenico più forte è il velo in tutte le sue forme: spesso si mostra sotto forma di un lenzuolo bianco che decora il letto nuziale e di morte dei due amanti in cui Desdemona (interpretata da Maria Chiara Centorami) ed Emilia (Carlotta Proietti) perderanno la vita; oppure un telo che simula con musiche inquietanti, il procedere inevitabile verso la fine del dramma.
L’utilizzo delle musiche e degli arrangiamenti originali di Davide Barittoni e Giacomo De Caterini, sono in parte tratti da alcuni brevi ritornelli tratti direttamente dal testo dell’Otello, capaci di donare all’intera rappresentazione un sapore arcaico e allo stesso tempo malinconico.
Nel corso delle tre ore inframezzate da una pausa di circa 15 minuti tra primo e secondo tempo, apprezziamo ogni particolare che non viene mai lasciato al caso. L’utilizzo delle botole per spiare, origliare e fraintendere fanno parte degli elementi scenici più tipici del teatro shakespeariano. Le luci rimangono abbastanza statiche e intervengono laddove è presente un cambio di scena. Nonostante questo, la gamma di colori impiegata per l’illuminazione scenica, comprende le tonalità del viola, del blu e del rosso, forse tra i colori che rappresentano meglio il fuoco della gelosia e del diabolico piano del perfido Iago, che si insinua lentamente tra le piaghe dell’intera vicenda, rimanendo poi coinvolto e inevitabilmente vittima dei suoi stessi inganni.
Visto il 20/07/2018
Info:
Attori:
Desdemona: Maria Chiara Centorami
Otello: Maurizio Donadoni
Iago: Gianluigi Fogacci
Brabanzio: Nicola D’eramo
Emilia: Carlotta Proietti
Cassio: Massimo Nicolini
Roderigo: Gigi Palla
Bianca: Antonella Civale
Doge Graziano: Tommaso Ramenghi
Scene:
Fabiana Di Marco
Costumi:
Maria Filippi
Musiche originali:
Davide Barittoni Giacomo De Caterini
Aiuto regia:
Maria Stella Taccone
Oliviero Plazzi Marzotto
Foto:
Marco Borrelli
Riferimenti:
Tel. 3314619622
Largo Aqua Felix, 00197 Roma RM