Il 28 luglio al Napoli Teatro Festival l’occasione di vedere la precisione con cui Marco Prato mette in scena l’interessante testo di Antonio Mocciola su un tema storico e non solo.
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Maschio Angioino special guest al Napoli Teatro Festival per L’Isola degli Invertiti
Il Giardino Romantico di Palazzo Reale dà al Napoli Teatro Festival uno sfondo molto particolare, soprattutto quando la scenografia lascia partecipare il Maschio Angioino alla scena come in questo caso, in una bellissima serata in cui il castello è lo spettatore d’onore o lo special guest sul palco, o magari entrambi.
Intanto che aspettiamo la scena sembra scarna, gli oggetti sono pochi, una scrivania, qualcosa dietro che appare come una sedia con uno strano schienale. Si riveleranno invece ingegnosi oggetti di cui dobbiamo ringraziare Gennaro Olivieri, capaci di trasformarsi e trasformare l’ambientazione più volte, con apprezzabile semplicità e adeguata precisione.
L’Isola degli Invertiti: ambientazione fascista al Napoli Teatro Festival
Dunque, i primi due personaggi entrano, Vito Palminteri e Modesto Artesi (Diego Sommaripa e Tommaso Arnaldi), e dopo un po’ anche il terzo, il crudele Questore Molina (Francesco Giannotti).
La storia è ambientata nell’Italia meridionale Fascista e, come potrete leggere in tanti altri articoli, prende spunto da fatti realmente accaduti: tra il 1938 e il 1939 più di trecento persone omosessuali italiane vennero mandate al confino alle Tremiti, per “segnalazione di perversione” della Questura, che riconosceva un comportamento “contro la razza” o la morale. In tal modo, il governo fascista italiano assumeva, pur senza dichiarazione esplicita, anzi quasi in sordina, un atteggiamento punitivo contro l’omosessualità, assecondando la politica intrapresa dal regime nazista dell’epoca dove era in vigore la legge nota come paragrafo 175. Tra le questure più attive in tal senso, quella di Catania, dove lavorò appunto Alfonso Molina, realmente esistito e realmente feroce.
L’Isola degli Invertiti: storia di rapporti
Doverosa questa sorta di antefatto, quella a cui assistiamo sul palco è, volendo semplificare, la storia di due uomini, omosessuali appunto, uno dichiarato e per questo mai preso sul serio, l’altro sempre nascosto e per questo violento e represso, che si incontrano, si avvicinano, ma poi vengono presi di mira dal suddetto Questore e finiscono alle Tremiti.
Volendo invece guardare lo spettacolo su piani meno semplici, quella che vediamo è l’evoluzione di alcuni rapporti: il rapporto tra Vito e Modesto, tra Modesto e sua moglie, tra Vito e il Questore, tra Modesto e il Questore, i rapporti che Vito e Modesto hanno con loro stessi e con il mondo che li circonda, il rapporto che l’intera comunità omosessuale ha con se stessa e con il resto del mondo.
L’Isola degli Invertiti, poetica inversione estetica di rapporto tra contatto fisico e contatto umano
Il testo è intenso, preciso e a tratti giornalistico, svelando il grande studio che deve esserci stato dietro per poter recuperare materiale di certo non disponibile ad ogni angolo o ad ogni click, ma quello che mi ha colpito più e più volte durante lo spettacolo è che i personaggi di Vito e Modesto non si toccano mai. In qualche scena si intuisce che c’è stato un contatto, ma non si vede. Anche quando ballano, lo fanno ognuno nella sua porzione di palco, come se fossero insieme, ma senza esserlo. Quando parlano sul palco, sono in due celle ideali costruite di coni di luce. Tutto questo ha una incredibile forza di rappresentazione del contatto negato, l’inversione estetica del rapporto tra contatto fisico e contatto umano è secondo me particolarmente poetica ed efficace e l’ho trovata un’idea davvero elegante e potente. In questo modo la parte coreografica dello spettacolo ha un ruolo fondamentale: descrive chiaramente, e senza che si debba raccontarlo a parole, come su quell’isola (e in luoghi forse simili) sia nato il concetto di comunità gay. Quando sul termine capiamo che i due personaggi finalmente possono toccarsi, il paradosso è compiuto, il carcere ha realizzato il miracolo, il confino li ha liberati, Vito e Modesto sono i due gameti da cui si genera l’embrione dell’identità omosessuale.
L’Isola degli Invertiti e il percorso della comunità omosessuale globale
A questo punto, ora che dello spettacolo abbiamo visto la trama sentimentale, la natura di documentario storico e la venatura di antropologia sociale, non ci resta che riconoscere che dobbiamo ancora farci qualche altra domanda. Per esempio: quell’embrione che si è formato nel ’39, che fine ha fatto? A che punto sta? Sarei pronta a scommettere che non siamo tutti d’accordo sul suo livello di sviluppo, il che già significa che di sicuro maturo non è ancora. Mi permetto di paragonarlo alla questione dei diritti della donna, e di tanti altri diritti umani: finché ancora capitano occasioni in cui ci dobbiamo ricordare di menzionarli, vuol dire che la strada è ancora lunga, purtroppo, con buona pace di chi si accontenterebbe di una grossolana approssimazione.
L’Isola degli Invertiti e il percorso dei diritti umani
E poi ancora: tornare a biasimare Molina e le Questure omofobe della fine degli anni Trenta, rimestare nelle sofferenze e nelle umiliazioni di anime e corpi distrutti più di 80 anni fa, è di qualche utilità nel 2020? Considerata la facilità con cui l’essere umano dimostra di dimenticare e ripetere i propri errori, o l’abilità di ignorare e riproporre gli errori di altri, considerato quello che ancora oggi succede in Paesi del mondo nemmeno tanto lontani dal nostro, e come alcune conquiste del sistema stesso italiano si ritrovino incredibilmente di nuovo in discussione recentemente, si, mi sento proprio di rispondermi che è di molta utilità, direi quasi necessario.
L’Isola degli Invertiti al Napoli Teatro Festival: un’ora che sembra passare in 10 minuti.
Tirando le somme, uno spettacolo dal ritmo piacevole, tecnicamente molto ben fatto, con un’estetica elegante ed un testo originale e coraggioso, indubbiamente di utilità politica, storica, sociale, culturale e filosofica, nel tempo di un’ora che sembra passare in 10 minuti. Da vedere? Ma assolutamente sì, e io direi anche che vietarlo ai minori di 18 anni è troppo, ai minori di 14 basterebbe e ai nostri adolescenti potrebbe, perché no, insegnare qualcosa.
Foto di scena: Alessandro Di Lorenzo
L’ISOLA DEGLI INVERTITI
DI ANTONIO MOCCIOLA
REGIA MARCO PRATO
CON DIEGO SOMMARIPA, TOMMASO ARNALDI, FRANCESCO GIANNOTTI
ASSISTENTE ALLA REGIA ALESSANDRO DI LORENZO
ASSISTENTE DELLA PRODUZIONE LIVIA BERTÉ
SCENE, COSTUMI E TRUCCO RESISTENZA TEATRO
PRODUZIONE ALESSANDRO VITIELLO HOME GALLERY
IN COLLABORAZIONE CON MUSICIENS E RESISTENZA TEATRO
PALAZZO REALE – GIARDINO ROMANTICO
28 LUGLIO ORE 21.00; 23.00
DURATA 1H
PRIMA ASSOLUTA