IMMOTA MANET, un testo di e con Luigi Guerrieri in scena il 17 maggio al Teatro dell’Orologio per INVENTARIA, festival del Teatro Off organizzato dalla compagnia DoveComeQuando, in scena fino al 22 maggio per la sezione Monologhi/Performance. Una produzione we were monkeys di Bologna.
“Parlami d’amore, Mariù” canta il performer Luigi Guerrieri, mentre la scena si accende illuminando una scenografia essenziale: un microfono sulla sinistra e una piccola sedia di legno a destra.
A lui piace cantare, dice. E ci riesce anche bene. E cantava anche quel giorno, nel suo appartamento francese, sotto la doccia, alle 7:30 del mattino, quando una telefonata inaspettata gli comunica che la sua città, L’Aquila, è stata distrutta da un terremoto.
“Terremoto” è una parola che solo a pronunciarla mette i brividi, spacca, distrugge, e Luigi non la riesce nemmeno a pronunciare quella parola lì; è come un rigurgito che sale dalle viscere, un’onda anomala che percuote il corpo e lo svuota. È come vomitare.
Luigi ci incuriosisce, all’inizio ci fa anche sorridere, con quei suoi movimenti, quei suoni, quegli strani versi che fa. Sì, perché la sua recitazione è fin da subito espressiva e iperbolica, in grado di comunicare emozioni e suggestioni.
“Ci sono parecchie cose che mi piacciono… Mi piace tornare, andare sulla montagna e urlare, o anche no, stare in silenzio”. E tante sono le ‘cose’ in questo testo: c’è la parola, la musica, il dialetto, il grammelot, la danza, il movimento. E c’è anche una dizione poco pulita che non si può non cogliere in un testo così incentrato sulle parole, benché l’elemento caratterizzante della messa in scena sia anche il corpo: l’autore crea immagini, raccontandoci una connessione viscerale con la terra, la sua e quella dei suoi concittadini.
Come quando è steso al pavimento e le mani disegnano legami che partono dalla testa e si innestano a terra (richiamo alla sua terra) o quando è seduto sulla sedia e le sue mani colpiscono ripetutamente prima le sue gambe, e poi il petto, assordandoci con la potenza dei suoi battiti (incedere dell’ansia).
È un artista dei gesti e la sua formazione presso l’École Internationale de Théâtre Lassaad e i suoi studi in Physical Theatre presso l’Accademia Teatro Dimitri in Svizzera sono più che evidenti.
IMMOTA MANET è una drammaturgia che raccoglie in sé storie e testimonianze di quel famoso 6 aprile 2009, che parla dell’uomo, il suo relazionarsi con qualcosa di ingestibile come il terremoto; la sua accettazione, adattabilità, disperazione oppure resistenza di chi il suo futuro se l’era costruito.
Un monologo ben scritto e che non rischia di cadere nella banalità e ripetitività di un tema già ampiamente dibattuto e condiviso.
L’autore cede il racconto di quel tragico evento ad uno dei suoi concittadini. Un personaggio un po’ filosofo e dal bicchiere facile, che non ha mai conosciuto ma del quale ha sentito parlare. Un doppio, un altro sé del performer, quello morto sotto le macerie della sua città.
E le luci, che si fanno più calde, lo vanno a cercare nel fondo della scena, lì dove risiede la speranza, in quell’angolo sinistro e buio: un poeta con un cappello nero, che bacia le pareti della sua casa in un girotondo di umanità e solitudine, ma di profondo amore, e che regala poesie come fossero fiori che gli sbocciano dalle tasche.
Lui, l’altra faccia della catastrofe, quella di chi l’ha vissuta da dentro. Lui, quello che ha resistito, che ha parcheggiato la macchina di fronte ai resti della sua casa e lì è rimasto. Solo. E solo se n’è andato, perché il silenzio uccide, come il terremoto.
Un personaggio leggero eppure così profondamente drammatico, triste, commovente.
Un cappello nero che a fine spettacolo ringrazia e si prende, insieme al suo autore, i meritati applausi.
INVENTARIA – TEATRO DELL’OROLOGIO
Immota Manet
di e con Luigi Guerrieri
sezione Monologhi/Performance
PROSSIMAMENTE ad INVENTARIA
venerdì 20 maggio
sala gassman 20.30 – Sono morta anch'io (Atto Nomade Teatro)
MONOLOGO
Sono nata strappando le viscere di mia madre oppure ancor prima? Come riconoscere il seme originario? Nei sogni forse. Dall’altra parte dello specchio. Nel tempo immobile delle fiabe, accolgo il sussurro di una voce interiore, di una Fetocchia. Bambola, bambina, donna. Un luogo onirico, una stanza dell'anima. Quel pezzo di legno che grida “ahi” mentre viene scolpito, mi ha coinvolta in un sogno collodiano.
sala moretti 21.30 – Le tre vecchie (Teatro C.A.S.T.)
SPETTACOLO
Le vecchie contesse De Felice, nobili gemelle decadute, sono affette da un grave disturbo psichico: rimuovono sistematicamente il loro misterioso passato, lo distorcono, s’imbellettano come fanciulle in fiore nella speranza di attrarre spasimanti che le salvino dalla miseria e che le rendano madri, senza alcun pensiero alla sterilità anagrafica in cui sono ormai confinate.
Paradossalmente, ora che la vecchiaia le ha ormai divorate, nei loro corpi appassiti rinverdiscono le tensioni sessuali della giovinezza, la loro carne risente la morsa d’un piacere malato, consumato anni addietro in modo aberrante, nel perimetro angusto delle mura domestiche.
sabato 21 maggio
sala gassman 20.30 – Tre donne oltre il limite (La bottega del pane)
MONOLOGO
Tre brevi e incisivi sguardi su tre donne contemporanee, attraverso il loro drammatico percorso, oltre il limite dell’ipocrisia retorica, del perbenismo, dei falsi principi.
sala moretti 21.30 – 3 to 1 (TeatrInGestAzione)
SPETTACOLO
Le vite delle tre sorelle scorrono, ogni giorno uguale a quello precedente, come se il tempo non potesse andare avanti, inceppato in un eterno imperfetto verbale. Ciò che resta di Cechov e Beckett è l’atmosfera, il silenzio, le linee dure del significante, la solitudine delle occasioni perdute.
SELEZIONE PRESENTE FUTURO 2011 Teatro Libero Stabile d'Innovazione della Sicilia
domenica 22 maggio
sala gassman 18.00 – Nell'oceano il mondo (Interazione scenica)
SPETTACOLO FUORI CONCORSO
Fausto è il protagonista di un viaggio oltre oceano. Dialoga con i vizi che lo abitano e si diverte. Sedotto dalle persone e dalle fantasie di un intero continente: abitudini alimentari e spirituali, college party e scoperte web offerti dagli USA fino a rivelare un’ossessione che il giovane italia nonasconde tra i versi di Dante e l’Inferno insegnato a scuola.
Leggi la recensione di Antonio Mazzuca: NELL’OCEANO IL MONDO@Teatro Studio Uno: dal Paradiso americano all’inferno dantesco dei Social
Un brillante monologo teatrale di un autore tutto da scoprire e ricordare che, dietro un sarcastico ritratto del superficialimo americano, nasconde una precisa critica alla società moderna, schiava delle sue vecchie-nuove ossessioni: dai social al culto dell’immagine, dal cibo alla fama a tutti i costi.