Appunti dal Roma Fringe Festival 2020: I PERDENTI DI ACAPULCO e MONOLOGO SCHIZOFRENICO

Questa sera dell’epifania, Roma è gelida e ancora rallentata dalle feste da smaltire, ma l’ex Mattatoio è impaziente di dare il via all’edizione invernale del Roma Fringe Festival. Le locandine ammiccano sopra le teste degli spettatori che aspettano attorno ai vecchi abbeveratoi. In sala ci aspettano Lahire Tortora e Viola di Caprio, i due artisti entrambi premiati come MIGLIOR ATTORE e ATTRICE FRINGE 2020) che Gufetto ha applaudito stasera. 

I PERDENTI DI ACAPULCO: sullo sfondo, nella gabbia

Il calcio di inizio della rassegna spetta a Lahire Tortora, che da Padova porta la storia, di cui è anche autore e curatore, di quattro uomini della strada che si ritrovano a fare le figurazioni speciali sul set di “Rambo 2: la vendetta”. I nostri protagonisti purtroppo avranno ben poca notorietà, sono solo i prigionieri che Rambo salva dalla gabbia in cui sono rinchiusi; in realtà anche l’Acapulco Plaza Hotel dove si svolge la storia, anche la loro stessa vita è un’altra forma di prigione.
Atmosfera e personaggi sono abbozzati con poche pennellate, un tavolo carico di bottiglie evoca un Messico trasandato e dai costi di produzione molto più bassi che negli USA, quattro piccoli accessori bastano a dare vita ai diversi personaggi. Steve, Will, John e Voyo sono figure esemplari di una moltitudine di loro simili che abitano il mondo del cinema passandoci in sordina, relegati sullo sfondo o fuori fuoco. 
Nell’intento far parlare chi sul copione non ha battute, Lahire Tortora (premiato come Miglior Attore Fringe 2020) esplora quattro diversi punti di vista, su un bordone di ironia da cui emerge come solista la voce di Steve, a portare la riflessione più cinica e a chiudere la storia su uno straniamento che lo vede diventare burattinaio dei suoi tre compagni, oltre che alter ego dello stesso autore; più quadretto di vite possibili che storia con un arco drammatico, “i Perdenti di Acapulco” evidenzia a gran voce, anche se implicitamente, che le stesse cose accadono da entrambi i lati dell’oceano.

MONOLOGO SCHIZOFRENICO (due voci sul T.S.O.): stare bene nonostante tutto

La storia di una vita è fatta di incontri, belli, brutti, importanti. Quello di Pina è stato particolarmente drammatico, e lo dice anche il nome: Trattamento Sanitario Obbligatorio, un belva spietata e ingiusta. Viola Di Caprio (premiata come Miglior Attrice FringE 2020) ci porta un monologo intenso ed energico, impasto di linguaggi tra parola, musica e danza.
Pina (che spesso preferisce parlare di sé in terza persona) è tale e quale ai fiori rosa in vaso che vediamo sulla scena. Da sinistra a destra, verrebbe da leggerli come la storia di una crescita. Ma per lei la strada si percorre al contrario, pian piano i trattamenti e i ricoveri la portano indietro, ogni volta il fiore viene distrutto, sempre più piccolo, e lei viene trascinata via da casa, dagli affetti, fino a Salerno.
Corpo ed oggetti di scena sono gli elementi, al pari di una parola lucida e scarna, attraverso cui Viola di Caprio racconta l’esperienza nel TSO (le sigarette sono contate, gli arancini un sogno impossibile). L’interprete mantiene viva la scena con un’energia inesauribile, una presenza che racconta con gesti tesi e densi, ma allo stesso tempo pieni di dolcezza, la stessa di Pina innamorata del suo Antonio. 
Nel rincorrersi delle immagini e dei linguaggi il disturbo diventa il fuoco d’artificio di vitalità di chi riesce a sopravvivere a tutto, che sogna e gode al massimo le onde del mare in cui Pina si tuffa. Recitare diventa veramente un gioco e lo stesso monologo è una dichiarazione di vittoria estremamente potente: libertà vuol dire essere padroni della propria storia e di come raccontarla.

I PERDENTI DI ACAPULCO

proveniente da Padova

di e con Lahire Tortora

aiuto regia e assistenza tecnica: Alessandro Romano

 

MONOLOGO SCHIZOFRENICO (due voci sul TSO)

Melediterra Teatrodanza

proveniente da Salerno

di e con Viola di Caprio

 

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF