Il Fringe entra nel vivo della sua seconda settimana e lo fa lunedì 14 con il debutto di “Apnea. La più giovane delle parche” di Verdiana Vono, con Alice Corni, Elisa Zanotto e Maria Chiara Caneparo, sotto la regia attenta di Stefania Tagliaferri.
La pièce “APNEA” è un tributo corale alla verde età: dalle attrici esordienti, all'autore sino alla regia. E giovane o ringiovanita è persino la mitologia, evocata senza rimandi con parole, gesti e simboli: Cloto è la più giovane delle parche guardiana della nascita e si dice, reggeva il filo dei giorni per la tela della vita. Giovani le tre figlie di Zeus perché rimesse alla vita di una storia contemporanea.
La simbologia è marcata nell'idea registica della Tagliaferri con la vasca rosso sangue o fucsia stagliata sulla scena che asseconda la Vono e la sua concezione moderna dell'ensemble divina; e tre sono fedelmente le protagoniste della commedia. Una triade di questioni irrisolte e ridondanti come la condizione umana delle tre coinquiline della casa, anzi del bagno: ognuna di loro vive il disagio in modo personale e condiviso.
La vasca, luogo simbolico dove perdura l'eco del grembo materno che protegge e include l’embrione, diviene unica tavola rotonda, l'agorà dove scambiare, impiattare e condire le pietanze del dissapore e malessere esistenziale di ciascuna. L'ansia del non stare bene in un dato momento della vita, monta nella mente e pelle delle acerbe parche. Nasce l'esigenza di riparare quello che nasce rotto o meglio si è rotto dentro ciascuno di noi, allora è una corsa a ritroso. Con il passo del gambero si va in cerca spasmodica di quel momento perso di frattura, quando la vita è caduta in un tonfo sordo e si è rotta. Bloccata. La caduta è leggera, un soffio potente ma un soffio tuttavia. Nessuno ha potuto sentire, neanche chi quella vita la riveste del corpo che intanto ha proseguito la sua rotta. Tutto collassa, persino il respiro che diventa affanno. Occorre trovare l'istante per aggiustare, riparare, ripartire. La memoria si confonde alla realtà. Sono fumi che sopravvivono nella realtà e presente. Ciascuna delle parche vive il proprio personale bisogno di ritrovarsi. E’ un continuo, generoso ed egoistico scambio di disagio.
Versilia ha uno studio dentistico e crede d'aver capito tutto e comunque sente il crescente bisogno di essere invasa e pervasa dal nuovo: come a dire che c'è sempre da imparare, scoprire, guardare o meglio “vedere” il senso delle cose e quindi della vita. Conduciamo un’esistenza miope che accorcia la visuale verticale delle cose. C'è anche Narcisa che assume tutte le identità possibili cambiando rispettivamente nome e parrucca dato che non può cambiare pelle ma infine troverà sé stessa e il coraggio sopra tutto e sopra ogni cosa d'usare il suo vero nome. E poi c'è Souvenir che con la sua grazia è come un dolce ricordo ma sfoggia una grinta da tigre quando usa i chiodi del ferramenta per scalfire quella placata esistenza perché dalla ferite sgorghi il sangue puro e verace della vita. Cerca vendetta e ci stupisce perché sembra quella più serafica. Quindi tutto cambia. Si ribalta. Nulla e niente è universale a questo mondo. Ogni convinzione è contingente. Caduca. Le pause logiche rendono mimetica la parola ed è questo esattamente ciò che accade nella mente di una persona in apnea, da qui l'eloquente titolo della pièce.
C'è ancora un bisogno precipuo di apnea, di completa immersione in chi non vuole indugiare inutilmente sul pelo evidente dell'acqua ma vuole affondare sino alle profondità di quel mare intimo e personale che è specchio buio dell'anima nell'intento onesto di portare luce in quell'antro oscuro di umanità smarrita. C'è un immersione nell'acqua pura che ammalia e instilla nelle giovani parche il dubbio e chiede di superare il limbo esistenziale sino a scegliere se diventare pesci o adulti. Mare o terra. E intanto si nuota. C'è urgenza di novità e vita viva quando le Parche moderne si abbandonano in una danza tribale, sensuale e colorata dai fumi delle polveri sprigionate sul palco.
Il da farsi è scandito da 365 post-it colorati e giornalieri, perché la storia dura proprio un anno, il tempo stimato per migliorare e conquistare l'agognata Felicità!
Le tre attrici rendono al pubblico il concetto voluto dall'autore presente in sala e il disegno di regia. C’è un dialogo costruttivo tra autore e regia che Gufetto ha incontrato nel foyer per i suoi lettori. Si realizza l'incontro dimensionale tra epico e moderno, tra permanenza del classico e contemporaneo. La pièce tuttavia manca di ritmo, non c'è brio: non è credibile che tre coetanee e coinquiline non abbiano “tanti” momenti nei quali condividere risate e allegria, storie.
Si è pensato prima ad una replica dell'originario scorbutico, oscuro carattere delle parche non addomesticabili neanche dagli dei, ma scopriremo dopo l’intervista che le attrici sono state distratte dai rumori provenienti dall'altra sala, quindi auguriamo alle giovanissime attrici una maggiore concentrazione nelle prossime repliche che ripaghi l'impegno loro e l'attesa del pubblico.
Contaminazione di suoni e voci sono purtroppo la nota dolente di questo Festival che ha sale attigue e toglie intimità a chi fa teatro e a chi lo vede.
Info:
Apnea. La più giovane delle Parche
Palinodie
proveniente da
Aosta
di
Verdiana Vono
con
Alice Corni, Elisa Zanotto, Maria Chiara Caneparo
regia
Stefania Tagliaferri