ANITA AL BUIO @Artemia+: Il dolore e l’affanno di chi vuole essere visto

ANITA AL BUIO è il monologo interpretato da Priscilla Muscat, opera di esordio come regista di Lucy Bellotti.
L’opera è stata rappresentata nell’ambito di Artemia+, rassegna di spettacoli LGBTQIA+ al Centro Culturale Artemia, di cui abbiamo visto TUO HANS
, patrocinata dal Circolo Mario Mieli.
La storia di Anita potrebbe essere quella di molte ragazze queer di oggi, una storia di rabbia, caos e incomprensione da parte degli affetti che la circondano, con una conclusione di riconciliazione e comunicazione.

Anita Al Buio: una vita a scene

Locandina_Anita al Buio

L’idea di impostare lo spettacolo in un susseguirsi numerato di scene, annunciate di Anita stessa, ci permette di vedere la sua evoluzione tramite dei punti cardine, e tramite il suo occhio di appassionata di cinema.
Scena dopo scena, vediamo la sua crescita progressiva, seppur difficile.
Vediamo così la famiglia perfetta di Anita, l’idea falsata di una sorella che vede perfetta e insopportabile, una madre distante, un padre che sembra preferirle il ragazzo storico.
Priscilla Muscat sostiene il lungo e intenso monologo di una ragazza che, per essere vista, deve urlare: alla sua famiglia, al mondo. Anita a volte se ne va dalla scena per parlarci da lontano, si aggira tra il pubblico, mangiando un panino del MC, parla tra sé con qualcuno che la voglia ascoltare.

ANITA AL BUIO: L’interpretazione di Priscilla Muscat

Anita è un personaggio sfaccettato che, nel corso della scrittura fatta da Priscilla Muscat e diretta da Lucy Bellotti, vive un cambiamento: inizialmente Anita è una ragazza e poi una giovane donna alla scoperta della sua sessualità; la vediamo quindi fluttuare nella luce blu del mare, lasciandosi trasportare dalle sue fantasie e dal ritmo delle onde.
Il suo fluttuare, la scoperta del suo Io, viene interrotto bruscamente da una famiglia che non la accetta, che non vuole vedere chi è Anita e che patologizza la sua identità.
Da qui un mondo scisso, anche sulla scena: da un lato l’ordine perbene e borghese della famiglia, con quadri appesi alle pareti, fiori e una tavola apparecchiata col servizio buono, la madre che si iscrive a un costoso corso di “yoga della risata”; dall’altro il caos, la rabbia di un’Anita che vuole emergere ma che viene scacciata da una famiglia che la vorrebbe peretta, dal freddo robotico di un mondo capitalista che spinge chi lo abita a correre verso un successo in cui Anita non si ritrova.
Priscilla Muscat riesce a restituirci l’evoluzione del suo personaggio: vediamo un’Anita feroce, rabbiosa, ma allo stesso disillusa e apatica nei confronti del mondo che la circonda, diventare una giovane donna serena nella scena finale, di riconciliazione con sé stessa e con la famiglia, e di abbandono (anche scenico) di un mondo fatto di rabbia e negazione.

ANITA AL BUIO: Un gioco di specchi alla ricerca del proprio Io

La dolorosa ricerca di sé di Anita è ripresa dal gioco di riflessi dato dalla telecamera, messa da lei sul palco nei momenti più introspettivi: chi è la vera Anita tra tutte quelle riflesse? L’Anita che vorrebbe sua madre? La disperazione che Muscat riesce a esprimere ci dice che la risposta non può essere quella: gli abiti colorati, riposti sull’armadio di Anita, ci suggeriscono di una parte di lei che lotta per emergere, nascosta dalle sue ampie felpe nere.
L’unico momento in cui Anita si mette a nudo con sé stessa e di fronte al pubblico, è quando, all’estero lontana dai suoi genitori, disinibita dall’alcol e dalla frenesia delle luci di una discoteca, ha un rapporto con una ragazza.
Tornata a casa, riesce a far uscire la rabbia accumulata e, finalmente, dopo una fragorosa risata, che delle note feroci di dolore, arriva un’attesa riconciliazione: con la madre ma soprattutto con sé stessa.
ANITA AL BUIO è uno spettacolo che merita di essere visto, che serve ai giorni nostri.

Visto l’11 novembre 2022

ANITA AL BUIO: cast e contatti

di Priscilla Muscat e Matteo Scarfò
regia di Lucy Bellotti
con Priscilla Muscat

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