ADDA PASSA' A NUTTATA @ Teatro Argot: i Macbeth, sull'orlo della psicosi

Macbeth e Lady Macbeth sono una coppia di vecchietti sull’orlo della psicosi. A loro modo si vogliono bene, barcamenandosi tra frammenti di una vita di cui non fanno più parte e inquietanti ricordi splatter. Per Meridiano Zero un'opera in bassa fedeltà il 10 Maggio scorso al Teatro Argot a Trastevere per la seconda serata di “Inventaria”, il Festival del teatro off di Roma giunto alla settima edizione (vedi tutto il calendario).

I due protagonisti, Marco Sanna e Francesca Ventriglia, emergono come delle ombre, in una piovosa e tuonante sera, grazie ai suoni di Marco Casada, errando da una quinta all’altra trasportando brandelli di carne.

Gli abiti da notte di cotone chiaro sono sporchi di sangue rappreso, i capelli scompigliati, il volto trascurato e l'andatura lenta suggeriscono un'età avanzata. Subito ci appare chiaro che ci troviamo di fronte a personaggi bizzarri, in cui stentiamo a riconoscere la matrice shakespeariana. Questi personaggi hanno abbandonato lo sfarzo della tragedia del regicidio scozzese per far posto a miserevoli resti di umanità. I nuovi, ma consunti Macbeth ricordano l'analessi dei loro assassinii come se fossero delitti accaduti in una vita passata e lontana, che non appartiene più a loro.

Lo spettacolo disegna un’iperbole di immagini tra lo splatter e il cruento: attraverso “le parole incrociate” -l'unico passatempo a cui si dedicano prima di riposare, o almeno di provarci- i due coniugi dipanano i fili con cui tessere i flashback della tragedia shakespeariana e, sorprendentemente, i riferimenti si fanno serrati su una vicenda della cronaca recente. A fine spettacolo Marco Sanna, autore oltre che attore, ci conferma che i coniugi Macbeth trovano dei corrispettivi moderni nei colpevoli della strage di Erba. Similmente a Olindo e Rosa i due personaggi di “ADDA PASSA’ A NUTTATA” vivono in un isolamento ovattato ed esclusivo, successivo allo sconquasso dell'equilibrio precario in cui la coppia si era trincerata.

Il dramma che si consuma infatti è universale: una coppia che si attrae e si respinge, un microcosmo di infelicità che riversa l’atrocità della propria depravazione sul mondo al di fuori del loro piccolo mondo, fatto di discorsi vuoti e valori autoreferenziali. Atomo inquinato di miseria e di piccolezza, la famiglia sembra sopravvivere in una tana di vermi, buia e senza luce, da cui non si esce mai, e neanche si risponde a chi dall'esterno bussa ripetutamente alla porta.

La coppia scivola in un sonno simulato: i due attori restano in piedi restituendoci l'agitazione del sonno disturbato in cui si abbandonano. L'insonnia si conferma maledizione di Macbeth: il riposo è inevitabilmente funestato da continui incubi, da sensi di colpa che vengono elaborati e mai superati, da versi animaleschi e non esclamazioni umane. Il non-sonno trasporta i due coniugi in un mondo in cui rivivono il delitto, grazie al quale mostrano al pubblico la loro intima natura dicotomica di perversione e rimorso.

Invariabile e sempre costante è l'affetto tra questi due umanoidi, che si allontanano ma poi subito si riavvicinano, perché l'affetto dell'uno nei confronti dell'altro non li ha mai abbandonati. Questi piccoli uomini, uniti contro loro stessi e la loro miseria, avvicinano questo lavoro in bassa fedeltà a un'altra coppia del teatro: Luca e Concetta di Natale in casa Cupiello.

Mai nominato esplicitamente ma presente sin dal titolo, e poi durante tutto lo spettacolo attraverso riferimenti e citazioni continue, Eduardo De Filippo viene scelto come vate: si percepisce nelle battute, si respira nella comicità, si vive nei tempi. Lo spettacolo risuona delle parole di Tommasino, che imponeva il suo disprezzo per il presepio del padre, quando Lady Macbeth insiste nel confermare che non le piace il transatlantico, non le piace, non le piace. O ancora di più quando la stessa Lady Macbeth viene accusata di non essere in grado di preparare un buon caffè mentre è la reginetta della frittata con la cipolla.

La chiusura dello spettacolo è sospesa come i piedi dei due protagonisti che corrono senza toccare terra: vivranno ancora a lungo e ancora insieme ma è un'esistenza che non ha meta, non porta in nessun luogo perché ogni giorno è sempre uguale, ogni giorno si aspetta qualcuno per cena che non arriverà, ogni giorno verrà dopo un altro perché “adda passa’ a nuttat”. Così passa la notte, e anche la vita, che "come l’uva: passa.”

  10 maggio  ore 21.00 
 Teatro Argot 

Meridiano Zero 

 Prima romana 

ADDA PASSA' A NUTTATA 

di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia
luci e suoni Marco Casada

Sezione Spettacoli

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