Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Le città invisibili, Italo Calvino
Un’esplorazione volta alla scoperta di nuove domande e di vecchie risposte all’interno di una dimensione immaginifica che racconta di vuoti vissuti e reali. Calvino compone il suo romanzo di città immaginarie, che attingono da un’atmosfera realistica quanto onirica, astratta e concreta, avanguardista e conservatrice. Cinquantacinque città raccolte in un unico volume, scoperte da Marco Polo e riportate al cospetto dell’imperatore tartaro Kublai Kan.
Città che parlano di memoria, desideri, segni, scambi, occhi, nomi, morti, cieli, continuità, città sottili e città nascoste.
In occasione dei cento anni dalla nascita del grande scrittore, va in scena al Teatro Trastevere dal 24 al 29 ottobre 2023 lo spettacolo Le città invisibili, diretto da Ivan Vincenzo Cozzi.
Un riadattamento dell’omonimo romanzo calviniano, che seleziona tredici delle cinquantacinque città, secondo criteri di attualità, significati e simbologie che possano fungere da ponte di collegamento e transizione tra la fantasia e la verità, come tra il vecchio e il nuovo.
In scena Andrea Dugoni nel ruolo dell’imperatore Kublai Kan, accompagnato da Claudia Fontanari, Silvia Mazzotta, Brunella Petrini, spiriti viandanti e personificazioni femminili di Marco Polo.
Musiche originali di Tito Rinesi, scenografie di Cristiano Cascelli e costumi di Marco Berrettoni Carrara.

Contenuti
PREMESSA SUL ROMANZO DI ITALO CALVINO
Il romanzo Le città invisibili viene pubblicato nel 1972, nel momento in cui Calvino stava sperimentando una nuova forma stilistica, unendo insieme i suoi studi sullo strutturalismo e sulla semiotica, dando vita a quello che gli studiosi chiamano periodo combinatorio. Le città invisibili è uno dei romanzi prototipo di questo nuovo stile e di questa sperimentazione, dove il realismo si fonde con la fantasia, senza lasciare una distinzione troppo netta tra questi due mondi.
La fantasia è un posto dove ci piove dentro.
Le città americane, Italo Calvino
LE CITTA’ INVISIBILI: dalla parola alla scena
Il riadattamento teatrale, diretto da Ivan Vincenzo Cozzi, riporta abbastanza fedelmente il linguaggio e lo stile combinatorio di Calvino, lasciando tracce di ciò in più ambiti: dalla scenografia agli oggetti, dalle musiche alle luci e dai costumi allo stile interpretativo.
L’azione principale dello spettacolo è la narrazione. Il racconto è la formula centrale attorno al quale si ergono i personaggi, riportando al pubblico la descrizione delle tredici città calviniane.
Tre donne, archetipiche e quasi stuatuarie, rappresentano lo spirito del viandante Marco Polo e raccontano le città visitate riportando le parole di Calvino che cercano di trasmettere anche le sensazioni e le emozioni che ogni città ha suscitato in loro.
Purtroppo la resa interpretativa non è riuscita davvero a trasmettere alcuna emozione e alcuna differenza tra una città e l’altra. Non traspariva il viaggio fatto dai personaggi, né tantomeno in che modo avessero fatto esperienza di queste città. Dalla prima all’ultima frase del testo non vi è stata alcuna variazione, alcuna evoluzione, alcun cambiamento dettato dall’azione del narrare e del narrarsi, né dal ricordo intrinseco dei viaggi riportati.
I personaggi e i loro attori
Una freddezza e una monotonia attoriale che si esprimeva non solo in termini tecnici nel campo dell’uso del corpo e della voce, ma anche nelle primordiali ed imprescindibili tracce di una interpretazione. L’impressione era di assistere ad una lettura a freddo dell’opera, senza decodifica delle parole pronunciate, senza quella base di empatia e di credibilità che trasforma l’attore in un personaggio. E se ci si chiede cosa differenzia la lettura di un romanzo dalla trasposizione sulla scena, ci si aspetta, per esempio, la presenza di una fisicità della storia, di un tramandare attraverso un sentire e una personalità.
Gli attori si muovevano in scena secondo appuntamenti e azioni prestabilite, a tratti coreografiche, senza un reale, o per lo meno credibile, bisogno del personaggio di dire o fare le stesse. Nessun personaggio aveva degli obiettivi o una ragione per essere effettivamente implicato sulla scena, e di conseguenza non vi era una vera comunicazione, fatta di azione, reazione, ascolto e risposta ad uno stimolo. Semplicemente, si parlava senza uno scopo. Quattro narratori che non si incontrano, non hanno relazioni e non apportano la propria individualità nel racconto, lasciando una sensazione di vuoto colmata dai fiumi incessanti di parole.
LA REGIA
Una regia che ha curato più la divisione degli oggetti e le posizioni nello spazio degli attori, che la loro effettiva interpretazione o ragion d’essere come personaggi. Si potrebbe, inoltre, prestare più attenzione al momento in cui gli oggetti vengono buttati giù dal palcoscenico, quando il pubblico in prima fila è molto vicino, per esempio, cambiando la traiettoria del lancio.
Molto preziosi i costumi e gli oggetti scenici, che hanno coronato il quadro di colori e stoffe belle da vedere insieme, ma allo stesso tempo hanno quasi riempito le mancanze dell’intera struttura dello spettacolo.
CREDITI
LE CITTA’ INVISIBILI
di Italo Calvino
Regia di Ivan Vincenzo Cozzi
con Andrea Dugoni, Claudia Fontanari, Silvia Mazzotta, Brunella Petrini.
Musiche originali di Tito Rinesi – Scenografie di Cristiano Cascelli
Costumi: Marco Berrettoni Carrara
Tecnico luci/fonica: Steven Wilson