Statale 106. Viaggio sulle strade segrete della ‘ndrangheta@Più libri Più liberi: Una fotografia della criminalità  organizzata in Calabria.

Statale 106, edito da minimum fax, è un libro dallo sguardo ampio, una storia on the road, da leggere come se si stesse percorrendo un viaggio in automobile.

Concita De Gregorio sottolinea come il merito di questo lavoro sia quello di trattare un tema complesso, quello della ‘ndragheta,  con la capacità di raccontarlo a chiunque. Non è necessario essere calabresi o cultori della materia per leggerlo con piacere. Talia ha raggiunto il mirabile obiettivo di restituire una storia accessibile ad ogni lettore che sia appassionato al tema.

Nella descrizione della De Gregorio, Statale 106 diventa un racconto che parla di dinastie, principi, re,  guerre,  annessioni di regni. Qualcosa che ci ricorda l'infanzia, una storia criminale ma come se fosse all'interno di una favola.  Il pregio di questo libro, secondo la relatrice, è anche quello di non aver ceduto il passo alla pedanteria e la meticolosità, circostanza che spesso avviene quando gli autori che affrontano il tema delle mafie provano il timore di non essere sufficientemente autorevoli.

Antonio Talia racconta la realtà dei fatti attraverso piccoli dettagli, ma le porzioni di realtà su cui si affaccia la sua scrittura diventano qualcosa che riguarda da vicino il lettore, che, grazie al registro utilizzato dall’autore, inizia a capire i particolari di una terra della quale sempre  viene detto di lasciar perdere, perché “se non sei calabrese  non potrai capire”. Talia ci dimostra che non è così.

La presentazione di questo libro diventa un’occasione di confronto e approfondimento su quella che tra le mafie, da sempre appare la più imperscrutabile.

La ‘ndragheta è la mafia più organizzata, forse la più ricca nel mondo e non la si può capire ne combattere senza entrare dentro i meccanismi delle famiglie. Bisogna comprendere quello che viene tramandato dai nonni ai padri ai figli e ai figli dei figli

E’ un tipo di mafia all’interno della quale, ad esempio, ci sono pochissimi pentiti. Basti pensare che se una madre calabrese denuncia il marito o un altro membro della famiglia, secondo il codice della ‘ndragheta dovrà essere uccisa da un familiare maschio in linea retta, anche dal figlio.

Ma la Calabria non è solo questo.

Ed è proprio a partire dalle madri che sta cambiando qualcosa, che si intravede una speranza, anche grazie al Presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, Roberto Di Bella che da anni aiuta le mamme a fuggire con i propri figli dai contesti mafiosi per metterli in salvo da un indottrinamento sempre più precoce: già a dieci anni iniziano a maneggiare le armi e ad assistere al taglio delle dosi di droga.

Nella fotografia scattata da Antonio Talia con il suo lavoro troviamo anche la storia politica di questa terra.

Concita De Gregoria legge un passaggio del libro, in cui si parla dell’omicidio Fortugno, commesso a Locri nel 2005, un omicidio politico che in quel momento genera un effetto per cui per qualche settimana la Calabria viene posta al centro del dibattito. Addirittura si discuterà se fare o meno quello che si fece nel 1992 in Sicilia, quando fu mandato l’esercito. Alla fine questo non succede ma in qualche modo questo omicidio darà il La ad una stagione che culminerà nella strage di Duisburg nel 2007. Solo in questo momento nell’opinione pubblica si accenderà l’attenzione per la questione Calabria. Ci si rende conto che quella che veniva percepita come una criminalità di secondo grado, fatta di pastori ignoranti quasi impossibile di capire, in realtà è una criminalità organizzata di rilevanza internazionale che quando vuole colpisce e può portare la sua forza oltre i confini.

Talia racconta che l'idea di mettere insieme queste storie nasce nel 2014, quando mentre faceva il cronista di nera al Tribunale di Milano viene a conoscenza di un caso di riciclaggio che partiva dalla Calabria e arrivava sino ad Hong Kong. Probabilmente, se fosse stato ancora in Calabria, sarebbe stato più complesso scrivere questo libro. La prospettiva della distanza gli ha consentito di mantenere lo sguardo di chi, seppur si è allontanato, riconosce determinate dinamiche, come un male di famiglia, sa interpretarle e restituirle con una narrazione comprensibile anche a chi non ha radici calabresi.

 

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