Il 5 Dicembre a Più libri più liberi”, la fiera della piccola e media editoria che si è svolta a Roma al Palazzo dei Congressi fino all' 8 dicembre, Saša Stojanović ha presentato Var, il suo libro scritto nel 2008 e ora tradotto e pubblicato da Ensemble.
Al tavolo, oltre all'autore, ci sono il direttore editoriale M. Chiavarone e la traduttrice Anita Vuco. Saša è un uomo dai lineamenti del viso duri, ma ha gli occhi carichi di emozione e uno sguardo accogliente. L'espressione è quella di chi non solo vuole condividere i propri pensieri ma vuole soprattutto offrire la propria esperienza per aiutare chi ascolta a comprendere quale enorme inganno sia la guerra.
Medico veterinario, durante il conflitto in Kosovo Saša Stojanović è stato chiamato, come tutti coloro che avevano una specializzazione in campo medico, a prestare servizio sul campo di battaglia. È stato, inoltre, prigioniero politico per alcuni mesi e ha affrontato un processo durato quasi otto anni, con settemila pagine di atti giudiziari. Presentandosi, racconta ai presenti in sala che al termine della guerra gli è stata diagnosticata la sindrome da stress post-traumatico. Var nasce come tentativo di autoterapia, è un modo per rivendicare il diritto a pensare con la propria testa, ma è anche una bara di metallo in cui seppellire i ricordi e le immagini legati a quei terribili anni per non esserne più tormentato, perchè la benedizione sta nella capacità di dimenticare.
Stojanović dichiara candidamente che non ci sono verità nella guerra e che ogni tentativo di conoscerle è inutile, ma che in ogni caso non si deve rinunciare a lottare per raggiungerle. Ciò che può e deve essere fatto è ricercare una verità artistica o come lui la chiama “una meravigliosa bugia”, poiché sono l'arte e la filosofia le uniche sfere della vita che danno speranza. La politica, invece, non è altro che il mestiere più antico del mondo (la prostituzione viene solo dopo!) e la guerra ne è il seguito in forma armata, uno stato continuo e permanente, in cui la pace rappresenta soltanto una sporadica pausa. L'antidoto che Saša Stojanović offre contro i signori della guerra è la derisione: della loro stupidità e dei loro tentativi di offendere la nostra intelligenza. Ammette che oggi, a distanza di sette anni da quando ha concluso la stesura del romanzo, aggiungerebbe al suo lavoro una nota più allegra.
Il libro si presenta nella forma di un vangelo (si aggiungono ai quattro evangelisti Maria Maddalena e Giuda) e si sviluppa in trenta capitoli, tanti quanti i denari per i quali è stato tradito Gesù, dei quali il primo porta il titolo Amarcord, in omaggio al film di Fellini, e ciascuno racconta una storia.
Anita Vuco ci spiega come lo stile del testo abbia avuto i suoi riflessi anche nel lavoro di traduzione. Stojanović ha usato trenta registri diversi, uno per ogni voce narrante. Poichè nella lingua serba le sfumature e gli errori del vocabolario rappresentano immediate informazioni sull'estrazione sociale delle persone, la traduttrice ha scelto di non convertire i diversi dialetti serbi in altrettanti italiani, mantenendo la differenza di gergo utilizzata da ogni voce narrante e restituendo intatte le peculiarità che caratterizzano i personaggi.
Oltre a presentarsi come un’opera di altissimo valore culturale e letterario, Var è sicuramente un lavoro intriso di umanità e la lettura di un suo breve passaggio, eseguita dalla Vuco, è stato uno dei momenti più partecipati dell'incontro.
Il titolo del libro, oltre a evocare la radice germanica della parola “guerra”, esprime la necessità delle persone di riuscire a rimettersi in funzione dopo gli eventi che le hanno spezzate, senza che ciò significhi tornare a essere ciò che si era prima. Come ci spiega l'autore, il significato letterale della parola "Var" è, infatti, "saldatura di due metalli che sorreggono una costruzione, perdendo in questa fusione la loro primaria natura".
Saša è senza dubbio un uomo di profonda cultura, di cui si carpiscono l'intensa forza e sensibilità e che porta con sé una fondamentale testimonianza di resilienza. Conoscere lui e la Storia attraverso la sua opera ci permette di dare un volto a tutta quella umanità che, passata attraverso l'orrore della guerra, ha trovato la forza e il coraggio di ricordare, per raccontare.