Il rock fin dalla sua nascita è stato ed è tuttora uno strumento aggregatore e, soprattutto, un motore collettivo di entusiasmo, straniamento, capace di generare tendenze e controtendenze, muovendosi fra le spinte della cultura di massa e il desiderio di ribellione alla mercificazione.
Rocksofia è un piccolo volume che nasce dall’esigenza dell’autore, Alessandro Alfieri, di scandagliare questo genere e, in particolare, il grunge, nato alla fine degli anni Ottanta, da un punto di vista filosofico: certo è il suo entusiasmo da fan, che forse è stato la causa scatenante di questa indagine, ma colpisce e affascina lo studio e l’analisi che rende questo volume un prezioso e indicativo saggio non solo sulla musica ma anche sulla cultura e sull’espressione stessa delle tendenze, dei sogni e delle aspirazioni di quei giovanissimi degli anni Novanta, che ricordano il suicidio di Kurt Cobain e che oggi entusiasti corrono ai concerti dei Pearl Jam – e noi facciamo parte proprio di questi ex – giovani.
Il libro di Alfieri è un percorso attento attraverso i gruppi che si sono distinti nell’immaginario di quegli anni.
L’autore si propone – e ci riesce – di indagare il rapporto fra il rock, inteso nel suo ruolo e nel suo messaggio anti – sistema, e la società capitalistica da cui è nato, una tensione che per esempio ha portato alla “morte” la controcultura hippie, fagocitata dall’industria dell’intrattenimento e dalla sua conseguente monetizzazione.
A questa tensione si accosta, come seconda grande tematica, il conflitto fra due impulsi opposti e coesistenti: la spinta vitalistica e quella autodistruttiva. Questi due impulsi che convivono e lottano nel rock sono la fonte primaria dell’energia dirompente di questo genere e sono perfettamente rappresentati dai primi due gruppi di cui Alfieri ci parla, i Nirvana e i Pearl Jam. Da un lato il nichilismo e l’apatia rabbiosa e graffiante, dall’altro l’esuberanza e la volontà di combattere.
Ma si può dire che proprio questa suddivisione sia il leit motiv dei tre capitoli successivi, che si delineano come un parallelismo fra due band diverse, Radiohead contro Nine Inch Nails, Rage against the machine contro Tool, Green day contro NOFX.
Alfieri procede per dicotomia e mette così in luce i due impulsi sopraindicati e le diverse modalità di esprimerli.
In questo senso abbiamo la fortuna di fare un viaggio incredibile nella storia appena passata, perché è innegabile come, attraverso l’analisi condotta, ci ritroviamo a conoscere la generazione X, quella senza ideali e valori che è cresciuta ascoltando il grunge.
Ma soprattutto fa capire come l’apatia e la rabbia, la ribellione senza scopo di quella generazione fossero così performate ed espresse, come la crisi economica e sociale di quegli anni abbia trovato la sua musica e, di conseguenza, il suo spazio rappresentativo.
Uno spazio che è rimasto vacante con la fine del grunge che possiamo paragonare perfettamente al vuoto lasciato dal suicidio di Cobain e che oggi, quando vediamo gli stadi riempirsi per i concerti dei Pearl Jam o dei Foo Fighters di Dave Grohl (batterista dei Nirvana), ecco in quegli eventi collettivi sembra esserci una nostalgia e una perdita che né la cultura né tantomeno l’industria culturale sono riuscite a colmare.
EDITORE: Il Melangolo
AUTORE: Alessandro Alfieri
COLLANA: Nugae
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2019
PREZZO: 9,50 euro