Romanzo d’esordio di Raffaele Tripodi pubblicato dalle edizioni Ad est dell’equatore, Tuxedo instilla nel lettore la sensazione che il futuro descritto sia talmente vicino da sembrare domani. La distopia immaginata dall’autore si inserisce in un filone cui ha abbondantemente attinto la fantascienza in senso lato e quella cinematografica in particolare: la visione di un futuro in cui tutto è connesso, dominato da corporazioni, devastato da un punto di vista ambientale e sociale.
Ma, come appare talvolta fin troppo evidente, siamo in un momento storico nel quale la distanza fra questo tipo di suggestioni e la realtà sembra assottigliarsi in modo preoccupante, tanto da rendere l’immaginario di film come Blade Runner, I figli degli uomini o Strange days anzichè obsoleto e kitsch come avveniva per la fantascienza anni ‘50, incredibilmente familiare.
Raffaele Tripodi sembra essere ben conscio di questo e calca fortemente su tale familiarità: senza azzardare nell’inimmaginato, colloca la sua storia in un futuro prossimo assolutamente probabile, se non quasi inevitabile, dove le tensioni geopolitiche sono di fatto invariate dalle attuali, e in un luogo imprecisato, connotato da un’omogeneità culturale in cui si intravedono ombre dell’attuale multiculturalità.
La trama è abbastanza lineare e non originalissima: Henry, personaggio abbastanza discutibile di questa realtà al collasso, accetta un incarico, rischioso ma molto ben pagato, da parte di una multinazionale interessata a dei documenti top secret dalle forti implicazioni politiche. Una conoscenza più approfondita della donna su cui è incentrata la sua missione innescherà una serie di imprevisti che porteranno Henry all’interno di un intrigo molto più grande di lui.
Il racconto è scorrevole e accattivante e la semplicità della trama risulta in realtà funzionale a quello che appare essere il vero obiettivo, ovvero calarci in una realtà che sembra incombere su di noi: l’originalità vera di Tripodi, complice anche la sua preparazione scientifica, è nell’inserire con semplicità e talvolta maestria elementi avveniristici accettabili perché appena più avanzati di quelli di cui disponiamo.
Ma l’altro elemento dominante è quello della solidarietà, questa sì senza tempo, presente o futuro, e unica arma a disposizione degli ultimi in un mondo destinato a una cieca autodistruzione.
La confezione di ad est dell’equatore è essenziale e invitante, sia nella copertina che internamente; vi è qualche refuso di troppo, ma è un difetto veniale e che non pregiudica la lettura e la godibilità del romanzo.
Tuxedo è un romanzo originale, non privo di qualche ingenuità inevitabile in un’opera prima, ma ricco di elementi freschi e non banali per un genere apparentemente inflazionato; di sicuro è un ottimo punto di partenza per il suo autore, del quale potrebbe essere interessante seguire la produzione futura.