Chiara Valerio a PLPL2022 nell’area ROBINSON ha raccontato “CORTILE A CLEOPATRA” di Fausta Cialente per “La Nave di Teseo” e “LA TRIOMPHANTE” di Teresa Cremisi di Adelphi Editore.
- Ecco i profili delle due scrittrici e le riflessioni sulle loro opere che si intrecciano con quelle sul Mar Mediterraneo
Chi è FAUSTA CIALENTE
Fausta Cialente nacque a Cagliari nel 1898, figlia un ufficiale di fanteria aquilano e di una nobildonna triestina. A causa della professione del padre, fu costretta fin dalla più tenera età a continui cambiamenti di residenza nel centro nord, formandosi però culturalmente a Trieste, città della famiglia materna. Inizia fin da piccola a coltivare la passione per la scrittura.
Nel 1921, a ventitré anni, Fausta sposa il compositore e agente di cambio ebreo Enrico Terni, dal quale avrà una figlia. Con il marito si trasferisce ad Alessandria d’Egitto e poi al Cairo, dove vivrà fino al 1947. Questo periodo in una terra piena di fascino e anche di miseria come l’Egitto diventerà il filo conduttore e il paesaggio di alcune sue opere, come il romanzo “Cortile a Cleopatra”. Quel mondo affascinante fatto di sabbia e roccia che si getta nel mare fonderà l’immaginario della scrittrice anche nel modellare le personalità dei suoi personaggi. Creature volitive, soggetti peculiari connotati dalla più autentica umanità. Un libro fuori posto, modernamente estraneo ai canoni di retorica della letteratura italiana del tempo.
Chiara Valerio a tal proposito dice: “scritto nel 1931, non c’è ancora un’idea di letteratura di Alessandria. C’è Kavafis, c’è Ungaretti, ma non hanno ancora pubblicato. Ci sono i francesi, che però stanno arrivando. Quando Cialente scrive Cortile A Cleopatra il mito di quella che è stata la città di Alessandria non c’è ancora”.
FAUSTA CIALENTE: LA SCIMMIA IL FICO E IL SOLE

“Seduta sul ramo basso del fico la scimmia sorvegliava Marco che dormiva lì sotto sdraiato all’ombra festosa e ondeggiante delle foglie; dormiva con la bocca aperta e aveva sul petto la camicia sbottonata e macchie di sole. La scimmia lo guardava, seduta come una donna, i gomiti sulle ginocchia; ogni tanto si tastava il ventre e se lo spulciava, oppure frugava col dito nel guscio vuoto delle nocciole che aveva raccolto nel cavo del tronco. Vecchio, il fico, e polveroso. Piccoli, i fichi, e immaturi, quasi bianchi. La scimmia li stuzzicava e sembrava che sorridesse. Quando ne ebbe staccato uno, strizzò con le dita brune un po’ del succo lattiginoso dove aveva rotto il picciuolo, guardò in basso e lo lasciò cadere sulla testa di Marco. Egli aperse gli occhi e in alto vide confusamente la scimmia, il fico, il sole.”
Cleopatra è un quartiere di Alessandria d’Egitto sulla costa di Ramleh: in un cortile circondato di casupole corrose dal vento e dal salmastro e dalle aspre stagioni del nord Africa, vive una variopinta dolorosa umanità, che coabita sostanzialmente in pace nonostante la diversità religiosa ed etnica, sebbene straziata dalla difficoltà di vivere. Tutto questo ruota intorno alla figura di Marco (il bel Marco), un po’ ribelle, un po’ sognatore, un po’ fannullone, figlio che torna, dopo anni, dalla madre. Sarà lui con il suo comportamento d’innocente egoismo il protagonista di questo romanzo di formazione e drammi amorosi.
DUE DONNE, LO STESSO LUOGO: IL GOLFO DI RAMLEH visto da teresa cremisi

Il golfo di Ramleh è al centro anche di un altro romanzo scritto da una donna nata nel 1945: Teresa Cremisi. Il titolo di questo romanzo pubblicato da Adelphi (della quale l’autrice dal 2021 ne è la Presidente) è “La Triomphante”.
“Questo libro è la storia di una bambina nata ad Alessandria d’Egitto, dove ha vissuto un’infanzia felice esplorando con sagace curiosità un universo in cui il «vento della Storia» coesisteva con «l’odore di putrefazione, la lebbra che corrode i muri, i fiori selvatici che spuntano alla rinfusa, le risate libere e impertinenti, l’allegro fatalismo»; una bambina che, a differenza delle sue coetanee, amava le battaglie navali e «conosceva a menadito la differenza tra i cannoni da 36 libbre e quelli da 32» – e il cui eroe era Lawrence d’Arabia. Ma è anche la storia di un’avventuriera: quella in cui ha saputo trasformarsi la protagonista dopo essere stata costretta ad abbandonare la luce della sua terra e il profumo del suo mare, lasciandosi alle spalle un Oriente fantasmatico e partendo alla ricerca di un Occidente che lo era almeno altrettanto. Ed è soprattutto la storia di una donna che, soffocando la tentazione vana della nostalgia, ha affrontato a testa alta, come una sfida del destino, le umiliazioni dell’esilio e gli inevitabili rischi che comporta l’essere, sempre e ovunque, la straniera; e che è riuscita, con le sole armi della tenacia e dell’ironia, a diventare, in qualche modo, ciò che sognava di essere: un ammiraglio – e a portare a termine, al pari di Ulisse, il proprio viaggio. Senza tuttavia mai perdere – come ha detto l’autrice stessa in un’intervista – «quella malinconia, tipica dell’esule, che la induce a chiedersi in ogni momento se è davvero al posto giusto».”
Un’opera autobiografica che riassume brevemente e in modo immaginifico (come per natura lo sono tutte le autobiografie; Lalla Romano disse che “tutte le giovinezze sono inventate”) la vita straordinaria e quasi leggendaria di una donna che opera da molti decenni nell’editoria italiana e straniera con grande impegno e passione.
BAMBINE DEL DESERTO CON I PIEDI NEL MARE NOSTRUM: le riflessioni di Chiara Valerio
L’incipit de “La Triomphante” è “Ho un’immaginazione portuale”. “Sono nata ad Alessandra d’Egitto, sull’altra riva del Mediterraneo”. Quell’altra riva che Cialente chiamava “fatata”.
Valerio riflette su queste definizioni: pensate la differenza politica occorsa in questi anni in cui nelle cartine latine il Mar Mediterraneo era chiamato Mare Nostrum. A un certo punto questo Mare Nostrum è diventato il confine e poi la forra sanguinaria di persone che cercando l’esodo trovano la morte. L’immaginazione è qualcosa che unisce e invece ci troviamo davanti a una separazione, umana e geografica.
Alessandria: la Civiltà moribonda di Cremisi
“All’inizio degli anni Quaranta, quando ero una bambina avevo di fronte un intero universo da scoprire. A quell’età è così per tutti. Ma lo spettacolo offerto da una civiltà moribonda ha in sé qualcosa di disordinato, incongruo ed elegante.”
La Triomphante
La civiltà moribonda di cui parla Cremisi nient’altro è che la cosmopolita Alessandria, la quale termina storicamente con la nazionalizzazione del Canale di Suez, trasformando il Mediterraneo quale luogo di incroci di culture, lingue, tradizioni e religioni in paesaggio liquido di confini e proprietà non più condivise, ma reclamate.
Leggendo prima Cortile a Cleopatra e poi La Triomphante si forma un’idea, un concetto che ha profondamente a che fare con la civiltà e con le classi sociali. Né Marco di Cialente, né la bambina di Cremisi si rendono conto se sono ricchi o poveri perché in qualche modo tutti hanno le stesse necessità, tutto è accessibile a tutti gli strati sociali.
La percezione che queste due infanzie del deserto (per quanto borghesi) avevano dell’ambiente circostante era di assoluta familiarità e coabitazione con l’altro da sé perché era il vicino di casa, abitante della stessa Terra. Dovremmo dunque recuperare quel sentire genuino, e non ingenuo, di questi personaggi.
Tornare a pensare al Mediterraneo come un mare comune, NOSTRO, e riassegnargli quella natura di autostrada marina, crocevia dal moto ondoso che rende vicina l’altra sponda. Perché tutto ciò che è attraversabile è degno di considerazione, specie se l’attraversamento ha un costo in sofferenza, sogni e speranze. Attraversare dovrebbe dunque condurre al giungere, ma di questi tempi è, dolorosamente, destinato al respingimento e alla perdita. Torniamo al comunitario. Rendiamo il mare cosa di tutti e le sponde luoghi di accoglienza.
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