Tra gli ospiti d’onore della Nuvola di Fuksas, in occasione della fiera del libro “Più Libri Più Liberi 2019”, c’è Yasmina Khadra, scrittore algerino di lingua francese. È autore di famosissimi romanzi editi da Sellerio Editore: ci parla della sua storia, delle sue origini come scrittore, ma soprattutto della sua visione di verità all’interno di uno sconfinato, irrefrenabile mondo d’informazioni rimaneggiate e manipolatorie. E ancora, dell’dea di creare un ponte tra oriente e occidente, attraverso i due beni più preziosi per il mondo: la cultura e la donna.
Perché uno pseudonimo femminile?
La prima domanda sorge spontanea e ci conduce subito ad una conoscenza intima dell’autore: Francesca Mannocchi, giornalista esperta in materia di politiche mediorentali, sceglie di partire da questo punto per farci incontrare personalmente questo personaggio, così celebre ed apprezzato e, al tempo stesso, così discusso.
In effetti, nel corso della storia (occidentale e orientale) sono state moltissime le artiste e le scrittrici che, per poter essere accettate dal proprio tempo e conquistarsi un proprio spazio nella società, hanno pubblicato attraverso pseudonimi maschili. Le stesse sorelle Bronte ne hanno fatto uso, così come George Sand, Mary Shelley, Louisa May Alcott per arrivare in tempi moderni ad Harper Lee e alla stessa J.K Rowling. Sembra per questo molto controintuivo, dunque fonte di grande curiosità, che un famoso scrittore contemporaneo utilizzi invece uno pseudonimo femminile.
“Mi hanno fatto questa domanda mille volte”: inizia così con un sorriso bonario Mohammed Moulessehoul, tramite la traduzione simultanea di Riccardo Antoniucci. “Ero oggetto di censura perché ero un ufficiale dell’esercito, all’inizio nemmeno perché scrivessi cose molto complicate o scomode. Vincere un premio in Francia è stata, però, la goccia che ho fatto traboccare il vaso. Avere uno pseudonimo femminile é, in realtà, il modo che ho di guardare mia moglie dritta negli occhi. È stata mia moglie a dirmi: “Devi avere il coraggio delle tue convinzioni. Mi hai dato il cognome per la vita, io ti do il mio per l’immortalità”. L’autore spiega così le origini dello pseudonimo che definisce egli stesso, in prima persona, come un portafortuna che lo ha trascinato verso il successo. “In ogni riconoscimento che ricevo per la mia scrittura, io vedo lei”.
Da uno pseudonimo all’amore per l’intero universo femminile.Qual è dunque la posizione della donna all'interno della sua opera? Yasmina Khadra celebra con parole risonanti quello che la donna significa per lui stesso e per l’immaginario del mondo: lo fa con parole semplici, dirette e al contempo con toni di una poesia disarmante: “La donna è sensibile di tutte le cose di questo mondo. È triste l’uomo che non capisce questo. Una nazione non sarà mai libera se una donna non è libera, dal momento che è lei a ispirare le cose migliori della vita. Quando ella diventa cattiva, sarà molto probabilmente a causa di un uomo. Ma quando un uomo diventa davvero buono, lì è sempre merito di una donna”.
L’ultima notte del Rais, il libro edito da Sellerio editore
Parole tanto semplici trafiggono la platea, in un momento storico in cui è davvero difficile riassumere su di sé il peso di ciò che conta distinguendolo da ciò che è irrilevante: in un calderone mai tiepido, in cui ogni singola tematica d’attualità diventa oggetto di un’agguerrita strumentalizzazione mediatica, Yasmina Khadra si rivela, in questo, ciò che potrebbe definirsi come una fonte attendibile, non solo per la misura in cui ci parla di se stesso, ma anche e soprattutto quando si addentra nella descrizione dei suoi ultimi libri: considerati gioielli d’analisi sociale e umana, vengono in essi esplorate le contraddizioni del mondo musulmano attraverso quelle che la critica ha definito: “Voci scomode e mai banali”.
Qual è il percorso emotivo che fa un uomo per immedesimarsi in un dittatore? Il soggetto del romanzo è la trasformazione della persona di Gheddafi in un tiranno, attraverso il racconto per episodi della sua vita reale. “Bisogna avere conoscenza del fattore umano e io m’interesso del genere umano da sempre. Credo che un tiranno sia consapevole dell’impunitá che ha, per questo sviluppa terrore e angoscia per la sua incolumità fisica: conosce il male che ha fatto, sa che prima o poi gli ritornerà indietro. Soprattutto quando non ha progetti costruttivi per la società, la paura di essere debole e attaccato viene sostituita con la volontà di dominare gli altri attraverso il terrore. Le tirannie non nascono mai dalle ideologie, nascono dalle frustrazioni. Se un essere umano è capace di tale crudeltà è importante dimostrare la dualità da cui generano queste dinamiche: spero di aver reso quella notte nel modo più veritiero possibile. Quando ero in Russia c’erano diversi ufficiali libici, loro mi parlavano di Gheddafi e quegli aneddoti li ho riutilizzati nel mio libro: per questo motivo sono riuscito a costruire il personaggio. È stato uno dei romanzi più complicati per me, poiché figlio di una scrittura molto fisica. Gheddafi mi veniva a cercare di notte e a chiedermi nei sogni -perché hai scritto questo?- La risposta è sempre stata: -Perché me lo hanno raccontato-”.
La necessità di creare un ponte tra cultura occidentale e cultura orientale: dov’è finita l’oggettività?
Potendo avere accesso approfondito ad entrambe le culture, arabico berbera e occidentale, l’autore si pone innanzitutto come un uomo di cultura nell’accezione più alta dell’espressione, essendo stata da sempre sua natura e interesse far compenetrare due mondi opposti, tendenzialmente poco integrati, l’uno in una comprensione più accurata dell’altro. Per farlo, ci spiega come combattere un giornalismo di stampo manipolatorio, argomento che in fiera è stato trattato in più eventi. “La calunnia ormai ci affascina. Quando si denuncia la corruzione, si descrive tutto ciò che c’è di sbagliato. Distruggere qualcosa non significa in automatico dire la verità; la verità difende innanzitutto la dignità e l’integrità delle persone. Ma oggi la verità corrisponde allo scandalo. I media sono necessariamente dispensatori di menzogne: possono sbagliare. Io non scrivo per fare polemica, chi scrive per polemica nasconde mancanza di talento”.
Qui il tono della voce di rafforza, si alza, si scaglia contro quegli "esperti senza soluzione” che rimaneggiano nei modi più fuorvianti ciò che è stato già detto, in un sistema ormai organizzato ed efficace. Da un punto di partenza di distorsione della realtà al divenire l’oggetto di tutte le tirannie: la parabola si delinea in questo modo. “Nella religione musulmana è detto che chi uccide un l’uomo uccide tutto il mondo e questo non viene mai raccontato. Ma in fondo, interpretiamo tutto secondo convenienza”.
Cosa non abbiamo saputo chiederci? Quali sono le domande che dobbiamo sempre continuare a porci?
L'autore risponde lasciandoci con queste parole: “Diffidate da chi propone la guerra: vuole la vostra sconfitta, non la vittoria del vostro popolo. Il mondo è stato creato imperfetto, è nostro compito negoziare con queste imperfezioni. Chi ama davvero la vita, ama di ogni religione un santo, di ogni folklore un canto.”