Permafrost di Eva Baltasar@Edizioni Nottetempo: Erotismo e vitalità  dietro un sottile strato di gelo

Permafrost” è il primo romanzo della poetessa e scrittrice catalana Eva Baltasar, vincitore nel 2018 del Premio Librai Catalani è stato pubblicato quest’anno in Italia da Edizioni Nottetempo, nella traduzione di Amaranta Sbardella.

Sin dalle prime righe, la protagonista getta in faccia al lettore un inarrestabile flusso di pensiero, diretto e schietto. Le parole attirano e trascinano immediatamente tra le pieghe del racconto di un vissuto dalle tinte vivide. Gli studi, le esperienze lavorative, i rapporti con le proprie amanti, i legami familiari vengono narrati in prima persona ed escono dalle pagine arricchiti dalla prospettiva non convenzionale di una donna di quarant’anni di Barcellona, che pare conoscere sé stessa in modo profondo e prova repulsione per ogni forma di imposizione e conformismo.

Tra lei e gli altri, il Permafrost: il gelido strato che la isola e protegge, garantendole la giusta distanza dal dolore.

Eppure, la tensione vitale della narrazione lascia percepire la necessità di una frattura in quella barriera.

Il filo del discorso non segue alcuna cronologia, sembra assecondare il moto dell’urgenza di raccontarsi e si dipana attraverso il susseguirsi di pensieri nitidi restituiti da immagini ben definite, legati a ricordi e pietre miliari dell’esistenza della protagonista.

L’atteggiamento ironico e dissacrante con cui la stessa si approccia a ciò che la circonda si riflette nello stile della scrittura. Il linguaggio di Baltasar, mantiene un timbro poetico, le parole scelte sono efficaci ed evocative. Questa voce di donna dal libro arriva al lettore talmente diretta che si ha la sensazione di ascoltare un monologo teatrale.

Dopo aver focalizzato i propri disagi, la protagonista del libro non si mette alla ricerca di una salvezza da essi.

Con sguardo disincantato e lucido, scruta tra le crepe che si creano nelle corazze di certezze ostentate dalle persone che ha vicino: la madre, la sorella, il padre.

Un tema che, tra le pagine, ricorre ciclicamente è quello del suicidio, in cui si concentrano le riflessioni più ironiche e divertenti. La voce narrante passa al vaglio diverse modalità in cui porre fine ai suoi giorni, la morte viene elevata a momento di solitaria realizzazione e di più alto compimento della sua esistenza.

Ciononostante, Permafrost, è pervaso da una profonda vitalità. Ogni aneddoto condiviso con il lettore è un concentrato di emozioni e paure descritti con chiarezza, a volte sfacciataggine.

Il ritmo della scrittura è costantemente sospeso, per questo travolgente: se in alcuni passaggi viene espressa con pienezza la vorace passionalità da cui la protagonista viene trasportata durante l’intimità con le sue amanti, in altri viene dato risalto al freddo distacco con cui il suicidio viene considerato una scontata e semplice soluzione ad un problema: un’esistenza ingombrante.

Baltasar ci regala un racconto breve e intenso, che va in ogni direzione, ogni capitolo è la scheggia di uno specchio in cui si riflettono il corpo, l’anima e la voce di una donna perfettamente definita nelle sue imperfezioni.

 

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