La Beat Generation, la madre del “sesso, droga e rock’n’roll”: è questo il clima culturale che fa da sfondo al romanzo di cui sto per parlarvi.
A voler essere precisi, Sulla Strada è il romanzo autobiografico di Jack Kerouac che, giovane, inizia a viaggiare in lungo e largo per l’America degli anni ‘40, la stessa America che si sta caricando di speranze e novità, quell’America che solo un paio di decenni più tardi spedirà il primo uomo sulla Luna.
Il libro è il manifesto della generazione Beat, voce di un popolo anticonformista che è finalmente pronto a lasciarsi alle spalle periodi oscuri come il ’29 e la Seconda Guerra Mondiale, e ad accarezzare l’essenza della vita: persone che guardano il mondo con occhi strafatti e lo assaggiano con lingue fibrillanti e arrap
È la semplicità l’arma vincente.
Un’automobile semi distrutta (e distruttiva) che macinerà chilometri all’interno dei capitoli, ragazze ingenue (forse) che non oppongono resistenza ai propri istinti e ragazzi che giocano a fare gli uomini maneggiando al meglio l’energia che la giovinezza e le droghe gli hanno donato.
Le pagine sono un documentario americano, uno spaccato di vita crudo e realistico.
Il difetto, se proprio si vuol esser puntigliosi, consiste nello sforzo di astrazione chiesto al lettore il quale, in più di un’occasione, avrà probabilmente l’impressione di leggere una storia i cui tratti siano stati volutamente forzati ed esasperati.
Questo è l’ostacolo che ci si trova davanti quando si approccia ad una (auto)biografia: sappiamo che si parla di storie vere e se qualche evento non rientra nel ventaglio di possibilità che riteniamo effettivamente realizzabili, storciamo il naso.
Ma badate bene, forse nulla vi sembrerà fuori luogo all’interno di questo libro e lì dove il racconto sembrerà sfiorare l’irreale, ricordate che con alti quantitativi di droga in corpo, tutto diventa possibile.