NON ERANO EROI MA GIORNALISTI: LA LIBERTA' DI STAMPA OGGI. incontro con Lirio Abbate @PIU' LIBRI PIU' LIBERI

                             

La libertà è un diritto di tutti, ma a volte prende le sembianze di un lusso che non tutti possono permettersi, neanche chi sacrifica tutto quello che ha in nome di essa. “NON ERANO EROI, MA GIORNALISTI. LA LIBERTA’ DI STAMPA OGGI” è il titolo di una lunga riflessione comune tenutasi il secondo giorno di fiera, nella Sala Nuvola.  A guidarci in questo percorso fatto di lotte, sconfitte, sangue e mafia c’è stato Lirio Abbate, un noto giornalista siciliano che ha combattuto la corruzione partendo proprio dalla sua terra per arrivare a svelare prima di ogni altro gli imbrogli di quella che poi sarebbe stata conosciuta come Mafia Capitale.

Puntuale inizia a rivolgersi alla sala stracolma di persone attente, da solo.  Parte da una riflessione per tracciare il vero lavoro del Giornalista, “vaccino contro l’ignoranza e le Fake News” ma a volte anche “pillola difficile da mandar giù” citandolo, ed è per questo che la liberta della stampa non è sempre garantita. Ci insegna, Abbate, in quelle che saranno due ore dense di saggezza, quanto può essere forte il potere di comunicare la cosa giusta, quella che va oltre la politica e riporta il fatto, quella che sveglia le coscienze e le rende capaci di lottare.

Spesso la denuncia, spiega Abbate, parte da un’immagine, prima che dal testo e quindi dalla copertina prima che dell’articolo, come nel caso di quella famosa apparsa su “L’ESPRESSO” in data 12 dicembre 2012, in cui primeggiavano i volti dei boss Carminati, Fasciani, Senese e Casamonica, i “4 Re di Roma” e le dovute aree d’influenza. Proprio dall’articolo celato dietro quella copertina, cosi semplice e diretta partì la denuncia di Abbate al caso Mafia Capitale e da li, spiega, ricevette ripetute minacce e intimidazioni, molto esplicite.  Ecco quando il lavoro del giornalista si fa realmente duro, quando si prova a non lasciarsi affogare dalla paura di quelle promesse di morte, quando si lotta contro tutti affinché si sia sostenuti, quando ci si attacca alla sola passione per il proprio mestiere e per la grande voglia che si ha di informare e il ruolo di chi ascolta diviene essenziale.

“Senza i lettori, un giornale rischierebbe la chiusura, e chi spera che ciò avvenga non fa altro se non nutrire le mafie” è stato il monito tuonante del giornalista!

Il valore che si deve attribuire alla memoria è stato un altro dei temi forti e quale modo migliore di ricordare se non attraverso delle immagini? Quelle che Lirio Abbate ha proposto a noi, platea di ascoltatori, sono state brevi diapositive, tra video e sole foto, per ricordare solo alcuni dei giornalisti coraggiosi che hanno avuto il coraggio di lottare e che hanno pagato con il sangue. Il primo giornalista vittima della mafia è stato Giuseppe Fava, che raccontava e denunciava i fatti malavitosi della provincia di Catania agli inizi degli anni ’80 e che fu ucciso da un sicario nell’ottantaquattro. Storia tragica e simile a quella di tantissimi altri, fra cui Mauro de Mauro, Giuseppe Alfano, Mario Francese, Giancarlo Siani e di Peppino Impastato, che ha combattuto la mafia denigrandola, beffeggiandosi di essa attraverso la radio locale Radio Aut. Bisogna pensare a loro, non come dei supereroi, ma come dei giornalisti veri, degli affamati di giustizia che amavano la loro terra e l’Italia e per questo hanno voluto informare affinché tutti fossero liberi dal cancro mafia.

NON ERANO EROI MA GIORNALISTI: LA LIBERTA’ DI STAMPA OGGI non è stato uno dei soliti eventi all’interno della fiera Più Libri ma un’opportunità di crescita straordinaria, attraverso le storie di uomini coraggiosi che ci ricordano a noi di Gufetto e a chiunque interessi l’ambito della comunicazione, che affermare la verità è rischioso e difficile ma è questo che un giornalista vero dovrebbe fare.

Un grazie particolare alla persona di Lirio Abbate per i momenti preziosi.

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF