Miriam Toews, I MIEI PICCOLI DISPIACERI, Marcos y Marcos Edizioni

 «Era la prima volta che in un certo qual modo formulavamo il nostro problema di fondo. Lei voleva morire e io volevo che vivesse ed eravamo due nemiche che si  amavano». Pubblicato da Marcos y Marcos, I miei piccoli dispiaceri è il piccolo e commovente capolavoro della scrittrice canadese Miriam Toews, vincitore della  prima edizione del Premio Sinbad – Premio internazionale degli editori indipendenti – per la narrativa straniera. 

 Il “problema di fondo” nel quale si può sintetizzare la trama del romanzo, ossia il disperato tentativo da parte di una giovane donna (e con lei il resto della famiglia)  di impedire alla sorella di morire, fa germogliare una molteplicità di temi e piani narrativi la cui complessità è costantemente dissimulata dalla leggerezza  della prosa della scanzonata voce narrante di Yoli, che veste di ironia e umorismo anche le punte più acuminate di dolore e tristezza del racconto. I miei piccoli  dispiaceri, in effetti, è un romanzo sulla tristezza e sul male di vivere che abitano ciascuno di noi, come condizione esistenziale e senza causa apparente, a  eccezione, forse, di una profonda e insopportabile sensibilità all’orrore del mondo. Ma è anche, fra le altre cose, un romanzo capace di raccontare con  lancinante chiarezza il cammino di allontanamento dall’infanzia, lungo il quale vanno irrimediabilmente smarriti l’inconsapevolezza, l’audacia, il  candido splendore di  una vita che non ha ancora idea di cosa siano il dolore, il tempo, la morte.

 Elf e Yoli sono due sorelle che hanno vissuto, nonostante tutto, un’infanzia felice, figlie di un padre suicida e di una madre gioviale e allegra, cresciute  nell’ultraconservatrice comunità di mennoniti di Winnipeg, nello stato canadese del Manitoba. L’una divenuta pianista di fama mondiale, l’altra scrittrice di libri per  ragazzi  dal discreto successo, nutrono un amore reciproco e pieno, messo alla prova da Elf, che desidera e cerca in ogni modo di togliersi la vita e che, dal suo  letto  in un  reparto di psichiatria, chiede a Yoli di aiutarla, sprofondandola di più nel dolore e scombussolandone ulteriormente la vita già molto ingarbugliata.

I miei piccoli dispiaceri è un romanzo che parla di suicidio e del rapporto unico tra sorelle, dunque: di ciò che l’amore e i ricordi felici e innumerevoli che allacciano un’esistenza all’altra vorrebbero fare per convincere chi desidera più di ogni altra cosa di andarsene a restare e, allo stesso tempo, di ciò lo stesso smisurato affetto suggerisce, al di là del bene e del male.

Ma il libro contiene anche un’appassionata riflessione sulla lettura e sulla scrittura. Le protagoniste amano i libri, e molti sono i riferimenti e le citazioni di scrittori e poeti morti suicidi (o morti e basta), i titoli, i brani di romanzi e poesie, che formano via via una traccia lungo la quale Yoli cercherà di ritrovare un nuovo equilibrio, perché dalla tristezza rifiorisca la gioia di vivere ancora.

«Come si fa mettere delle parole sulla tragica partitura della vita?» Miriam Toews lo ha fatto usando la tragica partitura della propria vita, mettendovi sopra parole e figure lievi, buffe, divertenti, così da lasciare alla tristezza tutta la sua poesia. 

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