Da sempre attenta al mondo dell’inchiesta giornalistica, in particolare dei fatti di mafia, la Round Robin pubblica questo singolare graphic novel incentrato sulla figura di Matteo Serra, un poliziotto la cui etica oscilla tra quella dell’eroe solitario e il poliziotto corrotto. Giocando sull’ambiguità della sua posizione, Serra si colloca a metà strada fra il tormentato vicequestore Rocco Schiavone, con il suo passato di ombre e illegalità, e la versione anni ‘70 dell’agente sempre un passo oltre la legge. Sullo sfondo si delinea una Milano senza più luce né respiro, vittima sacrificale di implacabili progetti politici che, partoriti a Roma, nella città meneghina si scontrano con mafie autoctone e importate. L’eccesso di avidità dei piani alti e della criminalità organizzata scatena un intreccio di interessi che porta all’implosione di un sistema entropico perché ingovernabile. Così si dipanano trame insanguinate che, infittendosi, sembrano non riuscire a indicare un vincitore.
In questa Milano martoriata dalla corruzione, ‘ndranghetisti e cartelli colombiani assumono il doppio ruolo di confidenti della polizia e alleati della politica, perché un’unica legge sovrasta il destino di chi si sente padrone della città: nessun prezzo è troppo alto per schiacciare il prossimo ed emergere. Quando i pacta non vengono mantenuti, nemmeno dalla mala o dai rappresentanti delle istituzioni, si scatena quel bellum omnium contro omnes – la guerra di tutti contro tutti di hobbesiana memoria – che non sembra disposto a lasciare spazio ad alcun vincitore, perché il dominatore di oggi sarà schiacciato dagli alleati o dai concorrenti, prossimi padroni di Milano.
Nel caos morale in cui si muove la speciale squadra mobile del commissario Andrea Ghirardi, emerge allora il nuovo arrivato, quel Serra che, fin dalla prima pagina, respira l’avvicinamento del treno a Milano come la promessa di una prossima e folgorante carriera. In un mondo dove nessuno può vantare la patente di eroe positivo, in una metropoli trasformata in pantano morale di condanne a morte e morti ammazzati, aleggia un clima claustrofobico che soffoca chi ha la vista miope. Ed è qui che Serra si impone con la sua logica scacchistica, capace di prevedere le mosse dei suoi tanti avversari e anche dei suoi collaboratori, sempre in anticipo sui tempi per un pugno di secondi che ne decretano la sopravvivenza, una volta ancora. Ma anche quando il gioco sembra sfuggirgli di mano, la sua abilità camaleontica lo salva dalla rovina e lo innalza come unico superstite, ultimo vincitore.
Sui finti buoni e sui veri cattivi domina perciò lo sguardo spregiudicato di Serra, novello Raskolnikov cui manca il dramma amletico del senso di colpa. Nessuna esitazione, nessun rimorso né tanto meno rimpianto: votatosi allo sfruttamento dell’attimo senza mai voltarsi indietro, Serra lascia al suo passaggio una scia di morti che non scalfiscono mai la sicumera con cui lui, imperterrito, affronta questa discesa agli inferi della città in cui è stato da poco trasferito, e di cui brama il controllo.
Attorno a lui, gravitano poliziotti ancorati a una visione manichea del loro lavoro, come se non ci fosse possibilità di dialogo tra loro e i nemici. Da un lato ci sono le lotte di potere per il mercato della droga a Milano, il cui unico linguaggio è quello della violenza e della vendetta; dall’altro ci sono loro, gli eroi che si arrabattano con le proprie miserie umane alla ricerca di un faro che li illumini dall’alto, indicando possibilmente la strada da intraprendere. Ma anche i buoni sono tratteggiati con le loro zone d’ombra, a cominciare dal commissario Andrea Gherardi, capo di una squadra d’élite i cui errori ricadono come macigni sulla sua tormentata coscienza. Ogni morte che non si è potuta evitare allenta quel crine cui è appesa la spada di Damocle del proprio insuccesso esistenziale. Andrea si sente tremendamente responsabile di una realtà che sfugge al suo ideale di dover essere, che lui anela di vedere come una città in cui il crimine non paga e alla fine dei conti gli innocenti vengono risparmiati. Stesso destino per i suoi collaboratori, convinti di combattere battaglie interiori e contro il crimine in vista di un bene comune collettivo, ma sempre più schiacciati dalla morsa di Serra.
Qual è l’asso nella manica di questo poliziotto che cade sempre in piedi? Si tratta di alcuni misteriosi dossier da lui raccolti su importanti personaggi, materiale scottante che decreta, come un moderno Graal, l’intoccabilità del proprietario. Per questo motivo entrano in scena anche i servizi segreti, ovviamente quelli deviati, alla ricerca del prezioso tesoro di Serra, senza il quale si spera di potersi liberare di un ispettore scomodo, ma anche di impadronirsi di informazioni preziose per il loro potenziale ricattatorio. E invece anche qui Serra riserverà una sorpresa, proprio quando tutto sembrava perduto.
Leggendo questo fumetto, si ha l’impressione di entrare in un film poliziesco degli anni ‘70, quando l’amoralità regnava sovrana e il copione era dettato dalla violenza e dal sesso ridotto a mero sfogo della libido. Negli ultimi decenni il genere del giallo ci aveva abituato a figure ormai considerate familiare, quando non perfino amicali, come il Montalbano di Andrea Camilleri, indimenticabile commissario di una Sicilia assolata e gourmet. Anche la Napoli di Giovanni de Giovanni si delizia in ambientazioni lussuose che richiamano l’antica floridezza della capitale del Sud. Antonio Manzini muove il suo Rocco Schiavone in una fredda ma raffinata Aosta, dove il marcio fa capolino come errore di sistema, e non sua norma. Mentre la Milano di Francesco Recami e quella di Alessandro Robecchi, al pari della costiera pisana di Marco Malvaldi, accompagnano il lettore in storie sì di omicidi, ma senza mai smettere i panni della facezia o della compiaciuta ironia.
Non così Romano De Marco, che grazie alla china di Mario Schiano ritrova i toni del thriller di cinquant’anni fa, quando cominciò a diffondersi il culto del primo Diabolik, quello che nemmeno Eva Kant poteva fermare dal commettere omicidi necessari e gratuiti.
Nessuna pietà, nessun perdono: così Michele Serra veste i panni di un poliziotto soltanto per il tempo necessario a dettare la sua legge, per diventare poi quel mostro di individualismo che non è altro se non l’estrema conseguenza cui può giungere un mondo, il nostro, diventato ormai indifferente al problema del male. La figura titanica di Serra sovrasta anche i personaggi del film The Departed, cui sembra richiamarsi per il contagio continuo tra legalità e illegalità, ma se ne distanzia per la totale assenza di drammaticità: chi ha dubbi non può sopravvivere in un mondo dove “l’uomo con il fucile è un uomo morto”.
Dimensioni 24×16,5 cm
Copertina rigida, Pagine 100, Anno 2020
ISBN 9788894953503 Prezzo € 18,00