L’edizione italiana del saggio di Michel Agier, pubblicata da Raffaello Cortina editore, si apre con la prefazione di Adriano Favole che suggerisce una riflessione incentrata sui legami sociali, sul loro statuto e sul cambiamento degli stessi a seguito della nascita degli Stati Nazione. Si tratta di una riflessione preliminare essenziale alla comprensione del lavoro dell’antropologo, autore del saggio Lo straniero che viene. Considerare la distinzione tra legami forti e legami deboli è la base su cui sviluppare un pensiero atto al riconoscimento del concetto di “straniero” e della variabilità che il termine assume non solo in diverse epoche, ma anche in diverse culture.
L’antropologia reca in sé una modalità di indagine di tipo descrittivo e, pur non disdegnandola, si allontana da una di tipo prescrittivo. Tale la ragione per cui il saggio di Michel Agier (si) ripropone di riflettere, più che di suggerire; di fare chiarezza sul significato che il termine “straniero” assume in diversi contesti culturali, dando vita a tipologie di ospitalità soggette al mutamento culturale, sociale e politico. Partendo dalla messa in discussione dell’idea di ospitalità illustrata dal filosofo Jacques Derrida e dalle psicanaliste Anne Dofurmantelle ed Elisabeth Rudinesco, Agier evidenzia l’utopia che si cela al di sotto del concetto di “ospitalità incondizionata”, puntando in prima analisi a riconoscere le forme concrete di ospitalità, realizzatesi e realizzantesi.
Al fine, dunque, di spingersi verso un’analisi lucida dell’essenza dell’ospitalità, Agier riflette sul termine “straniero”, indagandone ed esplicitandone le origini etimologiche per mezzo della citazione dell’opera di Emile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee. Nell’antica Grecia, i termini impiegati per identificare lo “straniero” e l’ospitalità presentavano la stessa radice. Xenos (straniero) e xenia (ospitalità) apparivano come termini indissolubilmente legati tra loro. A chiarire le possibili ragioni di tale legame interviene il passo dell’Odissea, in cui Odisseo torna nella sua casa sotto mentite spoglie di vecchio mendico, di straniero. Lo statuto di straniero garantisce a Odisseo una benevola accoglienza, in linea con le norme che regolavano l’ospitalità in quel contesto storico-politico. Rivelare la propria identità avrebbe voluto dire (paradossalmente) per Odisseo ricevere ostilità e proprio le leggi sottostanti l’ospitalità consentono all’eroe di portare a termine il suo piano.
Agier, tuttavia, non si limita a ricordare il valore socio-culturale dell’ospitalità nella Grecia antica, evidenziando le modalità di approccio e di visione dello straniero in culture contemporanee “altre” rispetto a quelle occidentali. L’antropologo analizza e racconta della pratica del “sadaka”, vale a dire l’ospitalità come pratica caritatevole così come intesa dagli Hausa. Questo gruppo entico al confine tra Niger e Nigeria pratica un tipo di ospitalità ambivalente che se da un lato prevede un’accoglienza totale dello straniero all’interno di una famiglia, questo “atto caritatevole” non è mai del tutto gratuito. Si tratta di una relazione stretta tra ospitante e ospitato molto complessa e regolata da norme precise e rigide.
I racconti e gli esempi legati alle tipologie di ospitalità valgono per Agier a definire l’essenza dell’ospitalità stessa, mai del tutto incondizionata e gratuita. Si ribadisce l’utopia sottostante l’idea del filosofo Derrida di un’ospitalità incondizionata, chiarendo le più o meno rigide distinzioni tra ruoli e legami sociali che inevitabilmente sono chiamati a regolare i rapporti umani.
Un saggio lucido e ricco di spunti, quello di Agier. La chiarezza espositiva, la ricchezza di contenuto e l’accuratezza del lavoro sono elementi che caratterizzano un’opera stimolante e illuminante, adatta tanto agli “addetti ai lavori”, quanto ai lettori appassionati.
EDITORE: RAFFAELLO CORTINA EDITORE
AUTORE: MICHEL AGIER
COLLANA: TEMI
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020
PREZZO: 15,00 €