La Torrenta di Federico Pagliai @ Tarka Edizioni : libro in forma di fiume

Secoli fa un lirico greco scrisse di aver composto i suoi versi ‘imitando il canto delle pernici’. Impossibile, potremmo dire: solo retorica. Ma invece ci convinciamo che è possibile quando prendiamo in considerazione il libro di Federico Pagliai, La torrenta.

Un romanzo in forma di acqua.

Viaggio, memoriale e confessionale, rete di simboli in forma di acqua.

Cominciò così questo cammino, questo percorso acquatico suggerito dal fiocco di neve che avevo adottato e che poi venne spezzato in due dalla tramontana.

Scelsi lui, divenuto goccia, come compagno di cammino, destinato, nel suo pellegrinare verso il Mar Tirreno, a raccontare storie, memorie e aneddoti in un modo e un linguaggio che solo un corso d’acqua sa narrare.

 

In questo articolo:

La scrittura, luogo di metamorfosi

Come acqua, la scrittura si snoda: cadendo, come tutto in montagna, avvisa l’autore. Cambia forma, come il fiocco di neve da cui tutto ha origine: acqua che poi si ‘dissiggilla’, come scrive Dante, e dalla consistenza di prima, concreta, della neve, arriva a quella, diversa, di dopo, del ruscello bambino che inizia la via.

Questa sua capacità di metamorfosi è il primo tratto che convince l’autore al genere femminile del suo corso d’acqua: le donne non temono il cambiamento, è loro lo scorrere, il fluire, il piacere di mutare.

Cos’è la torrenta?

E la torrenta, femmina, si snoda, seguita e testimoniata dallo scrittore, giocando un infinito gioco di simboli.

Diventa spesso albero e animale, perché i suoi argini sono popolati da presenze che le sono specchio e enigma: dal bellissimo cervo che percepisce il balzo ascensionale della primavera agli ontani che combattono un segreto conflitto a fasi alterne col fiume che orlano, il mondo in forma di fiume accetta di mandare barbagli di intuizione; talvolta questo popolo di animali e alberi dotati di voce e mistero ricorda il panorama inquietante e affascinante del Segreto del bosco vecchio di Dino Buzzati.

Diventa vita, coi suoi grandi, eterni momenti: l’imbrigliamento che fa ruggire di rabbia, la scomparsa sotterranea verso tutti i segreti che dobbiamo attraversare, l’innamoramento per un estraneo nero e oro che ci raddoppia e ci fa smarrire in lui e in noi.

Diventa maschere umane, perché ci muoviamo lungo il fiume, noi, razza umana, e le acque diventano donatrici (come per il cacciatore di rane), oggetto di adorazione e miraggio (come per il Brache, che tenta addirittura la follia prometeica di tesaurizzarle e renderle solo sue), o abbraccio di morte, come per l’amante ferita della Verdiana, che si suicida per aver compreso che l’amore non è per tutti un assoluto, una corrente fonda, come per lei.

Lungo il fiume, lungo le parole

Scorrendo come il fiume, scendiamo lungo il libro.

Vagabondaggio, viaggio di formazione, esplorazione, smarrimento. E anche una discesa nella letteratura a forma di fiume. Come non pensare a chi scrisse prima, a quelli che le acque prima toccarono con spirito più forte?

L’acme del romanzo si appunta nel capitolo in cui l’autore sceglie di dormire sulla riva della torrenta, una notte. Come non rivivere i riti di sonno e di rinascita, come non pensare ai bagni memoriali di Ungaretti nei ‘suoi fiumi’, come non sentire tutta la potenza panica di acque che sono ‘come dentro, così fuori’, di un fiume che parla e chiama la parte d’acqua che ci abita e sembra sussurrare ‘tutti una cosa sola’, e ricordarci che microcosmo e macrocosmo non sono diversi?

Persino lo stile, sempre efficace e vivace, balza alto qui, per rivelare il mistero.

E quale mistero? Il più semplice. In ginocchio sopra una polla d’acqua, il nostro stesso viso, tremante di gocce, ci parla. Col silenzio, con la voce ineffabile di questa ‘torrenta’ che sta dentro tutti noi.      

 

CASA EDITRICE: Tarka Edizioni

AUTORE: Federico Pagliai

COLLANA: Appenninica

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020

PREZZO: euro 15,00

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