La notte della felicità è l’ultimo romanzo di Tabish Khair, celebre autore indiano contemporaneo, pubblicato in Italia da Tunué: è un romanzo breve che ci trasporta in India e che ci racconta di un mondo in cui le divisioni sociali, economiche e religiose sono all’ordine del giorno.
Si apre con una lettera indirizzata a un generico lettore in cui l’autore afferma la necessità di raccontare questa storia, un po’ per liberarsi la coscienza, un po’ per fare chiarezza in ciò che gli è capitato.
Quindi si presenta: il suo nome è Anil Mehotra ed è il capo di una azienda di import – export; ha due figlie, una moglie ricca e acculturata che si occupa di letteratura ed è sempre impegnata in qualche evento letterario.
Anil è pratico, concreto ed è così che ha ottenuto successo. Non ha mai lasciato nulla al caso e ha sempre agito razionalmente. Ma riconosce l’importanza del suo braccio destro, Ahmed, un musulmano di mezza età che appare il suo opposto. Quanto Anil è forte, sicuro, dominante, Ahmed è riservato, paziente, silenzioso. La sua saggezza e la sua placidità lo rendono così importante per Anil.
Arriva la sera del Shab-e-Baraat, festa religiosa in cui i musulmani ricordano e celebrano i propri avi. Ahmed, pur essendo laico, tiene particolarmente a questa festa.
All’inizio del suo racconto, Anil rivela che proprio la sera di Shab-eBaraat si è ritrovato a casa di Ahmed, dove gli viene offerto un piatto di halwa.
Ed è proprio quel piatto di halwa a generare una serie di conseguenze che portano Anil a dubitare profondamente del suo fidato dipendente: inizia una investigazione spasmodica sul suo passato, un’indagine mossa da dubbi e sfiducia che invece di riconciliarlo e rassicurarlo, lo porta a scelte drastiche e, per noi lettori, incomprensibili.
La notte della felicità è un romanzo matriosca: la lettera di apertura di Anil, questa sorta di confessione, è per il lettore il perfetto gancio per immergersi in una narrazione che oscilla fra generi diversi e in cui, ogni volta che una bambolina si apre, scopriamo nuovi dettagli che confermano o smentiscono quanto scoperto poco prima.
Se quindi siamo attratti da questa indagine, che in qualche modo ricorda i thriller psicologici, dall’altro ci troviamo di fronte a una storia di fantasmi, che lascia il posto a un memoriale che sfocia in un reportage quasi documentaristico sugli scontri religiosi fra hindu e musulmani, per poi tornare al racconto epistolare.
Tutti questi generi sono perfettamente amalgamati in una scrittura fluida, semplice, efficace, capace di grandi momenti analitici e di potenti descrizioni.
Khair offre al lettore un romanzo relativamente breve ma denso, profondo in cui sembrano scontrarsi due modi totalmente diversi di intendere la vita.
Anil è il classico self made man, l’uomo tutto business e realtà, apparentemente un vincente. Ahmed invece è un uomo che ha scelto di non rispondere alla violenza con altra violenza, l’uomo saggio che non dà fastidio a nessuno ma cui tutti si rivolgono anche solo per un semplice saluto.
Il grande paradosso del romanzo è che il nostro narratore, Anil, mano a mano che la storia procede e si scopre sempre più la vita di Ahmed, si configura sempre più come l’antagonista, il personaggio verso cui il lettore non prova alcuna simpatia, ma anzi a tratti una compassionevole indifferenza.
Dal canto suo Ahmed, sulla cui integrità emotiva e intellettuale si nutrono numerosi dubbi, si rivela non solo il vero protagonista, ma soprattutto l’eroe che è sceso agli inferi e che è risalito, che ha trovato in sé la forza di andare avanti, nonostante tutto.
È Ahmed che ci insegna veramente qualcosa, che ci commuove fino all’ultima pagina: con lui instauriamo un rapporto empatico e guardandolo attraverso gli occhi di Anil scopriamo che spesso non siamo in grado di comprendere veramente l’altro.
Anil si pone come giudice assoluto ma non sa andare oltre la sua pragmaticità, non sa calzare veramente le scarpe di Ahmed e camminare un po’ al suo posto.
Khair, attraverso un processo di svelamento ironico, dà questa possibilità a noi lettori: siamo noi che camminiamo con Ahmed, che sentiamo il peso del suo passato, percepiamo la lucentezza delle sue scelte e mangiamo con lui quel piatto di halwa.
E con lui sorridiamo alla fine, consapevoli di quanto sia potente la sua storia, quel microscopico spazio pieno di fantasmi che non urlano, ma silenziosi lo accompagnano anche nell'ultimo viaggio.
EDITORE: Tunué
AUTORE: Tabish Khair
COLLANA: Romanzi
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020
PREZZO: 14,50 euro