“Stretto di Gibilterra. Undicesimo giorno di navigazione. Le rotte di decine di navi si intersecano tra loro come i fili di lana di un gomitolo. La nebbia come una coperta avvolge ma non protegge. E noi siamo in quel gomitolo. Tutto è immobile. Non ci sono punti di riferimento. Non ci sono luci. Trenta occhi a guardare nel nulla. Ma è solo questione di attimi, perché spesso è proprio dal nulla che comincia tutto.”
Dal diario di bordo di Neil Jarnigan emerge, quasi come fosse nebbia, il racconto di una vicissitudine dalle classiche tinte marinaresche. La prima graphic novel pubblicata dalla casa editrice Nutrimenti si colloca perfettamente nel filone di quelle avventure leggendarie dedicate al mare, fonte di ispirazione tanto di Herman Melville, quanto di Joseph Conrad, Ernest Hemingway o Jack London.
Gli autori.
La sceneggiatura è affidata a Luca Celoria, autore televisivo e qui al suo esordio nel mondo dei comics. Ha scritto le Sitcom Camera Cafè, Piloti e Colpi di sole. I disegni, invece, sono assegnati al talento di Salvo Carramusa, character designer e storyboard artist: il suo primo lavoro a fumetti è la graphic novel Derrum. Infine, i colori sono realizzati da Maurilia Moscarelli, compositor, animator 2D e designer.
La storia.
In questo primo volume de “La Leggenda di Capo Horn” vengono narrate le avventure di un terzetto di ragazzi, senza alcuna esperienza di bordo, che per raggiungere San Francisco si imbarca da Marsiglia nel 1914 a bordo della Funny Lady, un gigantesco veliero che trasporta merci circumnavigando l’America del Sud attraverso il leggendario passaggio di Capo Horn. Il vascello, come spesso succede in quegli anni, viene “stivato a dovere” prima della partenza, nel senso che gli armatori costringono il Comandante a far caricare la barca oltre la soglia consentita: uno stratagemma che permette, in caso di affondamento, di scaricare le colpe sul comandante stesso. Con queste premesse, comincia a dipanarsi la storia focalizzandosi in particolare sui tre giovani membri dell’equipaggio mentre, nello stesso momento, alcuni componenti della brigata si preparano a compiere un ammutinamento durante la navigazione.
Sceneggiatura.
Per quanto riguarda l’approccio alla sceneggiatura, bisogna fare un distinguo fra le trovate più interessanti rispetto e quelle leggermente meno argute. In questo senso, un punto a favore per la storia scritta da Luca Celoria è sicuramente rappresentato dalla forma del diario di bordo, utilizzato dal protagonista per raccontare le vicende: sotto questo punto di vista, l’effetto che ne consegue è ovviamente quello di creare maggiore empatia con il personaggio. Riguardo ai dialoghi, la gestione della comicità e il ritmo delle battute è piuttosto brillante: la caratterizzazione dei comprimari è talmente variegata che consente di godere appieno anche dello scambio culturale che avviene fra i diversi componenti dell’equipaggio. A onor del vero, a volte l’effetto di alcune sequenze risulta lievemente didascalico; soprattutto in quei contesti in cui vengono spiegati alcuni termini “di bordo” in maniera un po’ troppo approfondita (ad esempio quando viene spiegato come effettuare il nodo della corda gassa d’amante). A ogni modo, in alcuni casi può rivelarsi piacevole scoprire termini e usi specifici prettamente marinareschi.
Per quanto riguarda la gestione dei piani d’inquadratura, il formato di “regia” è abbastanza classico e senza eccessivi virtuosismi, con i protagonisti spesso al centro dell’inquadratura e raramente in tre quarti o di spalle. Tuttavia, riscontriamo ugualmente la presenza di un paio di notevoli sequenze: ad esempio a pagina 57 con due belle inquadrature dal basso, insieme alla doppia vignetta iniziale a pagina 58. Anche il formato della gabbia è piuttosto standard: non mancano – comunque – due ottime splash page: la prima a pagina 18 con un’affascinante panoramica, la seconda a pagina 43 focalizzata sul dettaglio di uno screamshow, un dente di capodoglio dove è incisa la vicenda – realmente accaduta – della baleniera Essex. Sempre continuando ad analizzare la gabbia, da sottolineare la buona fattura estetica di alcune onomatopee che fuoriescono dai bordi delle vignette (pagina 54).
Disegni e colori.
Sotto il profilo della visualizzazione estetica, personaggi e comprimari sono perfettamente definiti e delineati da Salvo Carramusa; così come tutta la raffigurazione del veliero, da cui si evince un’accurata e precisa documentazione. Numerose sono le sequenze ben rappresentate graficamente, come il passaggio dello Stretto di Gibilterra (pagina 22/23), ma anche i vari fenomeni climatici che, di volta in volta, i membri dell’equipaggio sono costretti ad affrontare: sia che si tratti di bonaccia oppure di tempesta, la messa in opera finale è suggestiva. In questo senso, sono ben calibrati i colori di Maurilia Moscarelli, nella gestione delle parti bianche così come nell’utilizzo di alcuni chiaroscuri uniti al blu (pagina 54). Infine, la tipologia di colorazione che impregna le tavole aiuta a conferire, in ottica generale, il classico effetto da film d’animazione.