La Finale del Premio Strega 2023

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Si è appena concluso lo spoglio della seconda e ultima votazione del Premio Strega, che ha proclamato Ada D’Adamo, con il romanzo Come d’aria (Elliot), vincitrice della LXXVII edizione. Il premio è stato consegnato da Giuseppe D’Avino, presidente di Strega Alberti Benevento, azienda che fin dalla prima edizione sostiene l’organizzazione del riconoscimento letterario, ad Alfredo Favi, Loretta Santini e Elena Stancanelli, rispettivamente marito, editrice e amica della scrittrice scomparsa lo scorso 1° aprile.

Premio Strega 2023: i voti, i giurati ed i vincitori

Il totale dei voti espressi, 561 (pari all’85% degli aventi diritto), ha portato alla vittoria il romanzo di Ada D’Adamo, Come d’aria (Elliot), con 185 voti. Seguono

  • Rosella Postorino, Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli), con 170 voti;
  • Andrea Canobbio, La traversata notturna (La nave di Teseo), con 75 voti;
  • Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata (Einaudi), con 72 voti;
  • Romana Petri, Rubare la notte (Mondadori), con 59 voti.

La giuria del Premio è composta dai 400 Amici della domenica a cui si aggiungono 220 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da oltre 30 Istituti italiani di cultura all’estero, 20 lettori forti e 20 voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura, tra cui i circoli costituiti presso le Biblioteche di Roma, per un totale di 660 aventi diritto.

Tra i nuovi giurati, entrati quest’anno fra gli Amici della domenica, il ministro Gennaro Sangiuliano, l’assessore alla cultura di Roma Capitale Miguel Gotor, il presidente della Fondazione Maxxi Alessandro Giuli, la scrittrice Veronica Raimo, Premio Strega Giovani 2022, gli scrittori Jonathan Bazzi e Giacomo Papi, il saggista e psichiatra Vittorio Lingiardi, la manager culturale Laura Valente, il giornalista e consulente editoriale Fabio Gambaro, la manager Cinzia Foschini, l’ex deputata Flavia Piccoli Nardella, e Paoletta Zampini, poetessa e autrice di documentari.

Vediamo nel dettaglio libro per libro:

e d’aria” Ada D’Adamo – Elliot

Come d’aria è un libro che fruga dentro il cuore del lettore. Serviva la lingua esatta e implacabile di questa scrittrice per riuscire a sostenere un sentimento tanto feroce. C’è tutta la rabbia e tutto l’amore del mondo nel racconto di questa danza che lega due donne. Avvinghiate l’una all’altra, in una assoluta e reciproca dipendenza.

Come d’aria: la trama

Daria, la figlia, che comunica soltanto attraverso il suo irresistibile sorriso, Ada, la madre, catapultata suo malgrado in questa storia d’amore. Era una ballerina, Ada. E il corpo, di entrambe, è il centro di questo memoir sfolgorante per intelligenza, coraggio e misericordia. In questo libro si entra con enorme facilità, ma da questo libro si esce cambiati. C’è una tale quantità di vita, nelle sue pagine, da lasciarci senza fiato. Ci siamo noi, la fatica, la nostra inutile bellezza. Dalla prima lettura ho pensato che fosse una pepita d’oro, un dono, un abbraccio. Come avrebbe detto Bobi Bazlen, una perfetta e lacerante «primavoltità».

“Mi limitavo ad amare te” Rosella Postorino – Feltrinelli

Dall’autrice del bestseller “Le assaggiatrici”, premio Campiello 2018, un romanzo intimo, ispirato a una storia vera. L’avventura di una ragazza e due ragazzi a cui il destino ha tolto tutto, ma che senza nemmeno saperlo finiranno per salvarsi l’un l’altro la vita

Mi limitavo ad amare te: trama
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo. Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa. Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.

 “Dove non mi hai portata” Maria Grazia Calandrone – Einaudi

Dove non mi hai portata è un libro intimo eppure pubblico, profondamente emozionante e insieme lucidissimo. Attraversando lo specchio del tempo, racconta una scheggia di storia d’Italia e le vite interrotte delle donne. Ma è anche un’indagine sentimentale che non lascia scampo a nessuno, neppure a chi legge.

Dove mi hai portata: la trama

1965. Un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi, compiono un gesto estremo.
2021. Quella bambina abbandonata era Maria Grazia Calandrone. Decisa a scoprire la verità, torna nei luoghi in cui sua madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. E indagando sul passato illumina di una luce nuova la sua vita.

“La traversata notturna” Andrea Canobbio – La Nave di Teseo

Canobbio, con una prosa originalmente fresca ma colta, il cui tono famigliare non diventa mai banalmente confidenziale, mette in scena questa toccante storia.

La traversata notturna: la trama

Parte come un memoir La traversata notturna di Andrea Canobbio, ma diventa subito un potente romanzo famigliare dei nostri giorni, toccando con originalità e intensità il sentimento delle radici che ognuno di noi a suo modo coltiva. Tanto più convincente la storia che Canobbio ci racconta perché lo scrittore evita i modi della saga o delle reminiscenze sentimentali per inoltrarsi in una sorta di ricerca del tempo perduto che, come in un’antica epopea, si dilata in spazi ed epoche distanti, in un sapiente andirivieni tra passato e presente. Il presente sono le peregrinazioni nella sua città, Torino, che è allo stesso tempo santuario dei ricordi, palcoscenico di una danza di spettri, e geografia esotica da decifrare come una terra straniera. Il narratore, chiedendo aiuto agli antropologi del passato, si fa etnologo della propria tribù famigliare mentre si muove sulle per lui misteriose tracce della vita del padre, come una sorta di nuovo Telemaco che in cerca di Ulisse si aggira per contrade lontane, qui rappresentate da fragili reliquie: lettere del perduto amore dei genitori, agende di una fitta e difficile quotidianità, reperti medici della depressione paterna che renderà agli occhi del figlio il capofamiglia una figura irraggiungibile e dolorosa. Forse quasi tutte le famiglie felici si somigliano, certo ogni famiglia infelice lo è a suo modo, un modo che per essere narrativamente convincente deve saperne restituire l’originalità.

“Rubare la notte” Romana Petri – Mondadori

Anziché partire dai dati biografici, Petri parte dall’immaginario per ricostruire la vita dello scrittore – vita a sua volta travisata, romanzata al fine di rendere l’essenziale: l’urto tra quel che si crede che sia, e quel che è, tra origine e fine. Cuore puro, cuore malato, il Tonio di Romana Petri guarda da più in alto possibile la sorte degli umani e pone le condizioni di una trasformazione rivoluzionaria, più forte del surrealismo, più forte di ogni paura che incatena alla terra, più forte della morte perché i bambini non hanno paura della morte. Scrittrice raffinata, in trentatré anni di carriera e venticinque libri, non ha mai ceduto alle mode, portando avanti una letteratura personalissima e consapevole.

Rubare la notte: la trama

L’infanzia è un equivoco, sembra dire Romana Petri. Prende Antoine Saint-Exupéry, l’autore del libro che ancora oggi forma generazioni di umani, va all’origine di quell’immaginario e ne svela l’altro lato – il lato invisibile della luna. Petri compie il gesto letterario di dissacrare l’infanzia intesa come luogo e tempo d’innocenza. Così Tonio, che tutti conosciamo come autore de Il piccolo principe, animo delicato, capace nei libri di ragionare di fiori e spine, nella vita è stato anche spregevole. Viziato, capriccioso, dispotico già da bambino. Rubare la notte racchiude l’intera esistenza di Antoine Saint-Exupéry – voli, traversate, guerra, amori –, e al contempo la vita intima, ciò che gli passa per la testa che è poi quel sopra le nuvole, quel tutto bianco su cui proietta ciò che desidera. Il bambino e l’aviatore sono parti di sé, generate, al pari di fiori e spine, da una mente sognatrice e insieme prepotente.

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