Ira Levin, ROSEMARY’S BABY, Edizioni Sur. Un ritorno di fiamma

Dopo la prima traduzione di Garzanti nel 1967, lo stesso anno della sua uscita negli Stati Uniti, torna in splendida forma per le edizioni Sur Rosemary’s Baby, di Ira Levin. Un libro cult, imperdibile per gli amanti dell’horror; un miracolo letterario, se si considera la ricchezza dei dettagli domestici e familiari al cospetto degli elementi tipicamente spaventosi a cui ci hanno abituato la letteratura e il cinema di genere.

Per chi abbia visto il film di Roman Polanski (1968, con Mia Farrow e John Cassavetes) ecco subito una raccomandazione e una rassicurazione: leggete il romanzo; anche se conoscete la storia del bambino di Rosemary alla perfezione, non potete sfuggire alla tensione che corre lungo il racconto, dalla prima all’ultima pagina. Una tensione da thriller, più che da horror, se proprio bisogna trovare un genere di appartenenza. Ma il libro di Ira Levin sfugge alle definizioni troppo nette: per l’ampiezza dello spaccato storico-sociale e culturale che si offre nel sottotesto, ad esempio, Rosemary’s Baby è anche un romanzo pienamente borghese. C’è una bellissima coppia di novelli sposi – lui un attore non ancora di successo, lei una giovane donna che vuole presto dei figli – che riesce a prendere in affitto il tanto agognato appartamento nel Bramford, uno stabile prestigioso di New York; ci sono i dettagli sull’abbigliamento, sui lavori di ristrutturazione, sugli arredi e anche sui complementi d’arredo; ci sono vicini rispettabili e giovani coppie di amici, i sandwich, i problemi di lavoro, la pianificazione familiare. A dispetto delle voci che corrono sui bambini trovati morti, i suicidi, gli episodi di cannibalismo che proprio lì si sarebbero avuti, tutto sembra perfettamente normale, ed è in questa normalità che lo scrittore porta l’orrore del satanismo.

Come fa notare Chuk Palaniuk nella sua introduzione all’edizione inglese del 2011 (tradotta e pubblicata dall'inserto Tuttolibri della Stampa), né prima né dopo Rosemary’s Baby è mai accaduto che la paura nascesse in un contesto così domestico e perbene, nel cuore di una città come New York. La bellezza e il miracolo del romanzo stanno tutti nei dettagli quasi banali in cui la paura si insinua e lievita, in modo tanto sottile quanto più è salda la razionalità dell’ambiente. Al primo episodio con cui si decidono le sorti di Rosemary e del futuro bambino, Guy risponde a una chiamata tenendo «il telefono in una mano e un barattolo di solvente Red Devil nell’altra», per dire.

Ma c’è di più. Siamo nel 1967, l’anno che precede la rivoluzione sessuale e culturale del Sessantotto, la soglia che separa il passato dal nostro presente. Rosemary è sì una casalinga la cui massima aspirazione è di metter su famiglia, ma si è emancipata dal contesto d’origine e dalla sua fede nel cattolicesimo, legge e si informa sullo sciopero dei giornalisti che potrebbe bloccare la visita del papa in città, vive il rapporto con Guy in modo consapevole e libero, mentre la sua gravidanza è totalmente medicalizzata. La protagonista diventa lo spartiacque tra un genere di cultura e di società e un altro, che però Levin ci presenta come equivalenti, se non speculari. I Castevet ridano pure del papa e dei cattolici, ma il ritorno dall’esilio del re Satana per mezzo di Rosemary non è altro che la sostituzione di un tipo di oscurantismo a un altro, e il male rimane dov’è sempre stato: nelle case e in ogni consesso umano, e non c’è scienza o progresso che tenga. Ovviamente, tutto questo lo leggiamo nei dettagli. Di quali colori è vestita Rosemary, quando scopre la natura del complotto di cui è stata vittima? Beh, di bianco e celeste.

Se lo scopo della letteratura horror è quello di esorcizzare le paure umane facendo sperimentare un’angoscia estrema, a questo il romanzo di Ira Levin aggiunge la catarsi della commedia. Il finale al limite del grottesco permette al lettore di chiudere il libro con un sorriso che dirada e a mano a mano cancella il senso di inquietudine e l'apprensione accumulatesi. Cosa volere di più?

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF