IL VISITATORE di Vindice Lecis @ Nutrimenti: di corsari, naufragi, investigatori e corruzione

La narrativa storica è un genere che conosce un successo inarrestabile da almeno vent’anni a questa parte, e questo trend non accenna a diminuire. Decine di titoli vengono proposti o ristampati ogni anno, accontentando gli appassionati ora di questo, ora di quel periodo o evento storico. Si va dalla fiction pura e semplice che fa del contesto storico solo una suggestiva scenografia, alla rilettura – più o meno allegorica – che mette sotto nuova luce eventi conosciuti.

Vi sono poi narratori che usano la fiction come medium divulgativo per svelare mondi passati, costruiti attraverso una minuziosa ricerca storica. Il visitatore di Vindice Lecis (Nutrimenti mare, pp. 464) è decisamente figlio di quest’ultimo approccio. Lecis, giornalista, per anni all’Espresso, ha messo più volte la ricerca del dettaglio propria del cronista al servizio della narrativa, in particolare con libri ambientati nel dopoguerra. Non ha però disdegnato incursioni in un passato più remoto, più impegnativo dal punto di vista documentale, in particolare per quel che riguarda la sua terra, la Sardegna.

Proprio la Sardegna, che è tutt’ora un mondo da scoprire – lo sa chi ha la fortuna di allontanarsi dai circuiti più turistici per cui è famosa, per esplorarne i lati meno noti – diventa un universo se proiettiamo il nostro sguardo al passato. Culla di civiltà antiche le cui vestigia impressionanti sorprendono per la loro maestosità e resistenza al tempo, la Sardegna è stata per millenni crocevia di commerci e ha subito influenze fenicie, romane, islamiche, bizantine, spagnole. Proprio il dominio Aragonese in Sardegna, nel suo declino finale, è lo scenario in cui Lecis ambienta il suo libro.

La vicenda, o meglio, le vicende narrate ne Il Visitatore sfuggono a una classificazione di genere perché pervase della massima attinenza storica, nonché di un notevole rigore narrativo, che non indugia in facili espedienti narrativi, favorendo invece l’attenzione al contesto. Crimini, assassinî, intrighi di palazzo, sfumature quasi poliziesche, che non sfigurerebbero in un feuilleton à la Dumas, non rinunciano tuttavia mai al realismo e all’aderenza storica, seppur mantenendo un ritmo decisamente incalzante.

La storia si dipana fra Sassari e Cagliari, poli contrapposti politicamente durante la reggenza del Viceré di Sardegna Pedro Sanchez de Calatayud, conte del Real. Questi, personaggio spregiudicato e, come la sua consorte, immagine perfetta di un’aristocrazia corrotta e ingorda, è la massima autorità in un’isola che tuttavia permane indomita in molti suoi contesti e strati sociali. La macchinazione messa in atto dal Viceré punta ad accentuare il conflitto fra i due poli economici e politici principali dell’Isola – le due città ‘rivali’ – per guadagnare il più possibile e con il minimo rischio dal diffuso contrabbando di merci – in particolare il grano – coordinato da mercanti genovesi. Il tutto, fiaccando un territorio già povero e affamando gli strati più deboli della popolazione. La corona Aragonese è però molto attenta ai guadagni provenienti dai suoi possedimenti, più di quanto tolleri l'arricchimento personale dei suoi diretti emissari. Per questo si interesserà dell’operato del Viceré.

Questa trama generale, apparentemente lineare, è invece il filo rosso con cui si intrecciano numerose vicende di un variegato insieme di personaggi. Vi è il naufragio del mercantile Santa Maria de Montenegro y Saint Paul nei pressi di Alghero e le vicende del suo Capitano e deli suoi passeggeri; c'è la storia di due amici sassaresi di umilissimi origini, Giacomo e Gavino, che si divideranno per seguire due percorsi diversi, segnati l’uno dalla vendetta, l’altro dall’ambizione; vi è la vicenda della misteriosa morte della Marchesa de Quirra, che coinvolgerà lo stesso Viceré.

Queste sono solo alcune delle numerose sottotrame che Lecis sviluppa in modo puntuale e consapevole e che danno alla storia un duplice valore aggiunto. Da una parte, la complessità dell’affresco fornisce all’autore il pretesto per un’operazione divulgativa su precise vicende storiche – frutto della sua personale documentazione – o altresì per immergere il lettore in circostanze ricorrenti nel passato, come ad esempio un arrembaggio o la gestione burocratica ed economica di un naufragio. Dall’altra, l’eterogeneità dei personaggi permette uno sguardo quasi ‘antropologico’ sulla società sarda degli inizi del 1600, nelle sue diverse suddivisioni geografiche e di ceto.

Questo approccio è ancora più efficace in quanto integrato in una narrazione solida, che sa dosare la gerarchia delle diverse storie, anche al punto di concluderle naturalmente, quando non più funzionali alla trama generale e una volta esaurito il loro valore informativo. Le linee narrative più importanti – ovvero quelle maggiormente legate alla vicenda principale – vengono, durante il racconto, inesorabilmente sistemate come si sistemano i pezzi su una scacchiera, per infine convergere tutte nella parte finale del libro.

Si accennava in apertura alla fortuna della narrativa storica e alle sue innumerevoli proposte: Il Visitatore spicca sicuramente fra queste per l’alta qualità della narrazione e il rigore della ricostruzione storica. Ma il merito più grande di questo libro – ovviamente del suo autore, ma anche di Nutrimenti che lo propone – è quello di immergere il lettore in uno scenario talmente insolito da essere quasi inedito: il passato poco trattato di una regione d’Italia le cui innumerevoli sfaccettature passano spesso inosservate. Avventurarsi nelle suggestioni di questo libro – fatte di intrighi di corte, rotte commerciali, navi e naufragi – può essere sorprendente: sia per quello che vi si può scoprire sull’ Europa del ‘600, ma anche per quanto le manifestazioni del malaffare, della corruzione e dello sfruttamento siano rimaste più o meno immutate nei palazzi del potere di ogni epoca e luogo.

AUTORE: Vindice Lecis

CASA EDITRICE: Nutrimenti

COLLANA: Nautilus

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2019

PREZZO: 18,00 euro

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