IL MAHABHARATA di Jean-Claude Carrière e Jean-Marie Michaud @L’Ippocampo Editore: il capolavoro dell’epica indiana ora a fumetti

Il Mahabharata è un classico della cultura indiana e uno dei capolavori della letteratura mondiale. Trasposto in fumetto da Carrière e Michaud, è ora tradotto in italiano da Ippocampo Edizioni

Il fascino di un paese come l’India, meta di turismo ma anche di pellegrinaggio spirituale, è spesso attribuito al fatto che qui ebbero origine alcune delle religioni più antiche e diffuse al mondo, come l’induismo e il buddismo. Posta dalla cartografia ellenica al confine orientale del mondo, divenne oggetto del desiderio di conquista da parte dell’ambizioso Alessandro Magno, intenzionato a ricalcare le orme di Dioniso: il mito attribuisce infatti al dio dell’eccesso quest’unica, inconsueta prodezza. La spedizione del Macedone rappresentò così il primo incontro ufficiale tra Oriente e Occidente, mentre la rotta marina fu aperta soltanto dopo duemila anni, quando le caravelle di Vasco De Gama approdarono a Calicut.

Cos'è il Mahabharata?

Ma torniamo al IV secolo a.C.: proprio nel periodo in cui il Macedone si apprestava a superare il corso dell’Indo, puntando in particolare alle miniere d’oro di Karnataka, in Bangalore, si colloca la prima stesura del Mahabharata, il più celebre poema epico del subcontinente, partorito dalla florida mente di sconosciuti Omeri. Nel paese abitato da 33 milioni di dèi, non stupisca che questo epos sia paragonabile per lunghezza a quindici Bibbie. Dall’alto dei suoi 95 mila versi, paiono ben poca cosa i 15 mila dell’Iliade e i 12 mila dell’Odissea. Non a caso il regista Peter Brook, che nel 1985 ha curato l’adattamento teatrale del Mahabharata (della durata di nove ore), lo paragona alla Bibbia per il ruolo religioso ricoperto all’interno del mondo induista, all’Iliade per il potente impatto della narrazione, e alle Mille e una notte per l’ammaliante capacità affabulatoria del racconto.

Quando è ambientato il Mahabharata?

La storia è datata intorno al XXXII secolo a.C., in un’epoca posta tra l’antica età Dvapara-yuga e l’attuale Kali-yuga. Nel corso dei secoli, numerosi altri racconti si sono intrecciati come edera rigogliosa al tronco della narrazione principale, quella incentrata sui discendenti di Vyasa. Secondo gli studiosi, il Mahabharata in origine era un testo breve e lineare, chiamato Jaya. Fu composto per celebrare la vittoria del dharma sull’adharma, di ciò che è lecito sull’infrazione delle leggi divine. Affinché il dharma, inteso come giustizia, possa uscire vincitore sulla rottura dell’ordine morale, lo stesso dio Krishna interviene a fianco degli uomini, prendendo parte allo scontro nei panni di un guerriero.

Di cosa è composto il Mahabharata e quali sono le sue origini?

In origine lo Jaya, composto da 8.000 strofe, era probabilmente ispirato a un racconto epico orale degli Ari, i primi indoeuropei che, invaso il subcontinente indiano nella metà del secondo millennio a.C., diedero origine al sistema delle caste. Nella fase intermedia di gestazione l’opera raggiunse le 24.000 strofe, cambiando nome in Bharata, fino ad arrivare alla versione attuale nell’arco di otto secoli, ovvero nel IV sec. d.C. L’opera fu inizialmente copiata su corteccia di alberi di betulla provenienti dal nord dell’India, ma anche su foglie di palma delle regioni del sud: i materiali usati testimoniano la diffusione dell’opera su tutto il subcontinente indiano. Bisogna però attendere l’XI secolo, con l’arrivo della carta dalla Cina, per arrivare alla trascrizione definitiva. Nel frattempo, è stato ipotizzato che i pochi privilegiati in possesso di una preziosa copia del voluminoso testo abbiano probabilmente aggiunto storie, integrando o correggendone alcune parti; sono addirittura presenti racconti in lingue e dialetti diversi dal sanscrito.

Qual è la trama del Mahabharata edito da Ippocampo edizioni?

Ma di cosa parla il Mahabharata? La trama si concentra sullo scontro epocale che ha visto protagonisti da un lato i Pandava e dall’altro i Kaurava, due famiglie reali discendenti dal medesimo ceppo, ovvero da quel Vyasa che appare fin dall’inizio nella duplice veste di voce narrante e osservatore degli accadimenti narrati. L’antenato comune non pronuncia alcun giudizio morale su ciò a cui assiste; sono semmai i suoi eredi a interloquire con lui per ritenerlo, in alcuni momenti, responsabile della deriva che prendono gli eventi.

La divinità che emerge potentemente dall’opera è senza dubbio Krishna, colui che rappresenta il bene assoluto, nonostante anche lui convinca alla fine gli onesti Pandava a ingannare l’avversario. Egli è a tal punto umanizzato, da offrire sua sorella all’eroe a lui più fedele, Arjuna. Sempre a lui il dio, prima che abbia inizio lo scontro decisivo, chiamato dal mito guerra di Kurukshetra, rivela gli insegnamenti del Bhagavad Gita.

L’epopea si sviluppa a partire dagli antenati dei cinque Pandava, figli del re pallido Pandu, fino a quando la loro entrata in scena non scatena la rivalità dei cugini, i cento Kaurava, eredi del re cieco Dhritarashtra. Questi due fratelli regnanti, generati da madri diverse ma da uno stesso padre, l’anziano Vyasa, non sono in grado di imporre la convivenza pacifica su una così ampia e ambiziosa prole. In particolare il re cieco, affiancato da una consorte bendata perché desiderosa di condividere l’oscurità del coniuge, si dimostra incapace di prevedere l’avvicinarsi della catastrofe. Ad alimentarla vi è la brama insaziabile del più tracotante dei Kaurava, l’ostinato e crudele Duryodhana, che porterà entrambe le famiglie a una fine ineludibile.

Quali sono i protagonisti principali del Mahabharata di Ippocampo edizioni?

L’opera si sofferma maggiormente sui Pandava, tratteggiando per ciascuno di loro il carattere ed evidenziandone virtù e debolezze. I gemelli Nakula e Sahadeva seguono servizievoli le decisioni dei fratelli maggiori. Il gigantesco Bhima si unisce a una divinità della foresta, la polimorfa Hidimbi, per generare un figlio grande come una montagna.

I due eroi più importanti però sono i fratelli Arjuna e Yudhishthira. Il primo, come si è visto, è profondamente devoto a Krishna, al punto da unirsi alla sorella di questi e preferire di avere al suo fianco il dio, e non il suo potente esercito, che combatterà invece con i Kaurava. Yudhishthira si comporta invece come il vero capofamiglia, il fratello sulle cui spalle grava sempre la responsabilità più grande. Egli è consapevole che il destino dei suoi congiunti dovrà fare i conti con la consapevolezza della caducità umana, legge universale che solo il saggio elegge a norma esistenziale.

La graphic novel del Mahabharata di Carriere e Michaud

Se è umanamente impossibile riassumere in queste poche righe l’intricato intreccio del Mahabharata, oggi si può leggerne la versione graphic novel grazie alla fatica erculea cui si sono votati gli autori Carrière e Michaud, regalando al lettore un capolavoro di ben 440 pagine. Si può senz’ombra di dubbio affermare che il loro impegno ha prodotto una sintesi notevole quanto mai banale, in cui la complessa trama del Mahabharata emerge per la sua potenza creativa e i suoi insegnamenti morali. È certamente un merito notevole quello di aver tradotto il capolavoro indiano in potenti immagini e dialoghi incisivi.

Inoltre, va aggiunto che questo graphic novel riesce nell’intento encomiabile di non far mai perdere il filo al lettore, grazie sia al prezioso albero genealogico riportato all’inizio, sia alla scelta di ridurre o eliminare alcuni eventi per dare spazio alla storia più importante, quella che sola deve condurre il lettore a comprendere la verità ultima dell’agire umano: la tracotanza non solo condanna all’aridità il cuore in cui alberga, ma porta alla rovina l’interno genere umano. Il potere va gestito con saggezza e nell’interesse del bene comune, non certo perché animati da gelosia e smania di vendetta.

IL MAHABHARATA

Dimensioni 19,5 x 27,5 cm

Rilegatura brossura con alette, Pagine 440, Anno 2019

ISBN 9788867224470 Prezzo € 29,90

 

 

 

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