IL PREMIO SINBAD E IL BELLO DI ESSERE INDIPENDENTI

Venerdì 4 dicembre si è aperta a Roma, nel Palazzo dei Congressi dell’Eur, la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria. Con i suoi 346 espositori, i 331 eventi suddivisi in 5 giorni, le folle di lettori che sciamano dagli uni agli altri, anche questa edizione di Più libri più liberi promette bene fin dal primo giorno.

Noi di Gufetto abbiamo deciso di cominciare dal Caffè Letterario, dove Ginevra Bompiani, Daniele Di Gennaro, Isabella Ferretti, Gino Iacobelli e Silvio Maselli hanno discusso del Premio internazionale degli editori indipendenti Sinbad – Città di Bari, che ha concluso la sua prima edizione premiando il romanzo Panorama di Roberto Pincio (NN Edizioni) per la narrativa italiana, e I miei piccoli dispiaceri di Miriam Towes (Marcos y Marcos) per la narrativa straniera. Al di là dei meccanismi e delle giurie che portano all’individuazione dei vincitori, l’aspetto più coinvolgente della discussione verte senz'altro sul senso della parola “indipendente”, riferita a chi produce libri e (anche se non sempre, bisogna pur dirlo) cultura. Come sostiene Ginevra Bompiani, “gli editori indipendenti sono diversi”, per le prospettive che assumono, per il modo di lavorare, per gli obbiettivi che si prefiggono, ma soprattutto perché, a loro rischio e pericolo, fanno “quello che gli va di fare” e, anche se non guadagnano granché, si divertono molto.

Il premio Sinbad rispecchia le abilità funamboliche dei piccoli editori, come ricorda Chiara Valerio (Nottetempo), abituati a tirare sempre la corda, a fare cose difficili in poco tempo e con mezzi limitati grazie alla collaborazione e all’aiuto di molti, proprio come accaduto per allestire la competizione letteraria che premia il lavoro di vaglio e di cura delle piccole e medie case editrici. Il premio Sinbad esprime bene lo spirito che anima l’editoria indipendente: quando le grandi catene librarie uccidono i piccoli editori, e con loro il pluralismo editoriale e la libertà delle scelte, alcuni addetti ai lavori si sono uniti abbandonando qualunque logica concorrenziale e di mercato, sapendo che solo stringendosi in una rete si possono fare gli interessi di tutti e di ciascuno.

Perciò il Sinbad assume un grande significato. Partecipare al Premio Strega, per un editore indipendente vuol dire investire molto e ottenere nulla, visto che le possibilità di vincere sono quasi inesistenti, mostrando la falla di un sistema che premia i grandi gruppi editoriali più che l’effettiva qualità dei libri. Di contro, il Premio Sinbad valorizza il talento degli autori e il pregio delle loro opere, quanto l’intuito, il buon lavoro, la tenacia degli editori. Riconosce cioè, secondo le parole dell’editore Gino Iacobelli, un segmento dell’editoria italiana poco noto, anche se di tutto rispetto. Un’editoria di grandi visioni, anche se di piccole dimensioni, in sostanza, che non ha nulla da invidiare alla grande, sottolinea Roberto Pincio. Un dato che si evince anche dalla qualità degli autori stranieri tradotti (la stessa Miriam Toews, portata in Italia da Marcos y Marcos, o Annie Herrnaux, tradotta da L’orma Editore, o l’Amelie Notomb di Voland, solo per fare qualche nome). Ma negli ultimi anni anche i numeri sembrano dare ragione alle scelte indipendenti: quando si è fatta quella giusta, il pubblico si affeziona agli scrittori e le vendite stanno al passo della grande editoria.

Con qualche perplessità circa lo sfruttamento degli stagisti che l’indipendenza editoriale spesso comporta e l’incapacità a costituirsi in cooperative per far fronte ai costi spesso insostenibili della grande distribuzione, cominciamo il nostro giro tra gli stand condividendo pienamente, e anche affermando con il nostro lavoro, l’idea che essere piccoli e indipendenti significhi davvero poter fare ciò che si ama perché non si ha “padrone”, lavorare duramente per affermare le proprie prospettive, uscire dalle logiche del mercato e stabilire rapporti di amicizia e di stima con chi condivide le nostre stesse passioni.

È ciò che sentiamo e vediamo fermandoci agli espositori di chi già conosciamo e di cui amiamo le idee, le scelte in fatto di autori, grafica, collane; di quanti abbiamo conosciuto solo attraverso uno scambio di e-mail; di chi ci è nuovo ma ci attrae terribilmente. Tutto questo, però, verrà con i prossimi articoli.

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