IL MITO DELLA BELLEZZA di Edizioni Tlon @ PIU’ LIBRI PIU’ LIBERI: il ritorno di Naomi Wolf

Siamo arrivati alla giornata campale di Più Libri Più Liberi. Ci arrampichiamo stavolta fino in cima alla Nuvola, dove viene presentata nel pomeriggio di sabato la nuova edizione italiana del libro-culto “Il mito della bellezza” di Naomi Wolf. E’ pubblicato da Tlon a cura di Maura Gancitano e Jennifer Guerra, modera l’incontro Raffaella De Santis.

il pensiero e l’opera di naomi wolf

il mito della bellezza
Il Mito della bellezza, Edizioni Tlon (2022)

“The beauty myth: how images of beauty are used against women”, è stato pubblicato nel 1990 da Naomi Wolf, giornalista e consulente politica americana. Il saggio si è imposto come una pietra miliare degli studi femministi e come antesignano della teoria dell’oggettivazione e degli studi di genere; la carica innovativa – al limite del rivoluzionario – delle tesi che vi sono contenute ha portato fortissime reazioni di scandalo (compresa l’opposizione da parte di Hillary Clinton). 

Sull’attualità del mito della bellezza, e le sue implicazioni sociali e filosofiche, hanno riflettuto Maura Gancitano e Jennifer Guerra in apertura nel corso dell’incontro. Per entrambe le autrici l’opera è stata fonte di ispirazione per i loro lavori (“Il capitale amoroso”, “Il corpo elettrico” di Guerra, “Specchio delle mie brame” di Gancitano). 

una riedizione de il mito della bellezza a cura di edizioni tlon

Uno dei motivi della riedizione del libro è offrire una prospettiva sulla direzione in cui è andato il femminismo in anni comunemente considerati di bassa produzione, che invece sono molto interessanti perché descrivono un momento storico in cui le donne iniziano ad avere a che fare con il potere. Iniziò una maggiore presenza femminile in professioni di leadership e nel dibattito e nello spazio pubblico.

Il paradosso che nacque fu che questa conquista vide anche l’esagerazione dei canoni di bellezza, la progressiva costruzione di un’industria multimiliardaria di moda/benessere/bellezza, che è diventata una prigione di cui ancor oggi si discute.  

tematiche e attualità dell’opera

Maura Gancitano ripercorre anche le origini storiche del fenomeno: “Sono molto ossessionata dal periodo tra la prima rivoluzione industriale e l’inizio del 900 perché è lì che sono state poste le base di molte nostre disfunzionalità. L’idea della donna chiusa in casa nasce con la società urbana. Ci sono moltissimi studi, che difficilmente sono tradotti in Italia, che mostrano come alcuni stereotipi come quello della bellezza femminile siano molto più recenti di quanto pensiamo.”

Sono moltissimi gli spunti intertestuali negli interventi, tra cui gli studi di genere, le ricerche mediche (banalmente il concetto stesso delle differenze fisiologiche tra gli uomini e le donne nei trattamenti medici), fino a studi sulla sessualità e la politica. I collegamenti sono infiniti, e il libro di Wolf è stato uno degli apripista proprio in questo senso; ha una capacità di intuizione e di sintesi, precisa Gancitano, che oggi sarebbe quasi impossibile, proprio perché sono argomenti mainstream e discorsi che si sono ramificati. 

Wolf invece riesce a essere diretta e cogliere l’interezza dei fenomeni, con un linguaggio forte e argomentato.

“C’è un’altra tesi illuminante, ovvero quella della bellezza come religione. Come spingere miliardi di persone a dedicare così tanto tempo alla cura e conservazione del mito della bellezza? secondo Wolf le dinamiche sono le stesse della religione, l’idea di aver commesso peccato e fare leva sul senso di colpa, sugli obblighi sociali. Offre anche una redenzione, ovvero che spendendo soldi, mettendosi a dieta in qualche modo si compie espiazione.” 

Il libro è di una lucidità che fa paura, ma cerca comunque di immaginare delle strategie per sfuggire al mito della bellezza: ad esempio cercando una sincerità nel rapporto amoroso, come una delle poche esperienze ancora libere. Jennifer Guerra racconta che nel suo “Il capitale amoroso” porta avanti un discorso simile: l’amore è rivoluzionario in quanto è una delle pochissime esperienze gratuite e inutili della nostra vita. Non produce, non fa aumentare il PIL. E’ una messa in comune che genera energie, mentre il mito della bellezza le annulla in una ricerca ossessiva di perfezione. 

Con il suo modo rivoluzionario di leggere le cose, anche Maura Gancitano chiude su una nota positiva, riflettendo: “Dovremmo cercare di tradire gli ordini sociali e non compiacere il sistema di cose. L’ordine è una religione a cui abbiamo credo e abbiamo paura di tradirla perché ci dà l’idea che non ci sia un altro modo di salvarsi.

Quello che dobbiamo fare è dubitare, ovviamente in maniera diversa dagli anni ‘80; e secondo me in tanti lo stanno facendo, perché è una storia in cui cominciamo a non credere più. Tante persone cercano la propria strada, che non ha niente a che fare con gli ingranaggi, perché le persone non sono così. La società capitalista non può sopravvivere senza il lavoro gratuito delle donne; se mettiamo in discussione tutto questo, che cosa potrebbe succedere?”

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