IL FUMETTO DEL MESE: Dylan Dog N° 351 – IN FONDO AL MALE

Cosa succede quando in una storia vengono affrontate tematiche socialmente delicate, senza ricorrere all’artificio dell’enfasi o della retorica? Potrebbe essere questa, una delle infinite domande di lettura che l’autore Ratigher si pone di raccontare nelle sue opere. L’effetto che si riceve è disturbante, caotico, fastidioso, mai indifferente. Di sicuro, induce a una riflessione priva di qualsiasi sterile morale.

L’autore.

Ma chi è Ratigher? Al secolo Francesco D’Erminio, il fumettista abruzzese si è fatto conoscere nel panorama dell’arte sequenziale underground grazie a due straordinarie graphic novel. La prima, dal titolo emblematico e conciso: “Trama. Il peso di una testa mozzata”; la seconda, dall’intestazione non altrettanto breve: “Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra”. Ma non è tutto, perché Ratigher ha utilizzato un approccio “diverso” anche nella promulgazione e vendita delle sue opere. Basti pensare all’idea che sta alla base del sito Primaomai.com, creato dallo stesso Ratigher con l’idea di pubblicare e produrre un fumetto per conto proprio, senza passare dall’editore e dai canali classici di distribuzione prima che il prodotto stesso venga realizzato.

Dylan Dog.

“Fumetto d’orrore, fumetto d’autore, fumetto di ironia e fantasia, fumetto di grandi avventure ai confini tra realtà e incubo”. A chi mastica Dylan Dog da tempo immemore, sicuramente non sfuggirà questo breve stornello usato nei vecchi albi, in quarta di copertina, per reclamizzare le nuove uscite editoriali del personaggio. Siamo ragionevolmente certi che la copertina di “In fondo al Male” non avrebbe sicuramente sfigurato sotto questa réclame. Ora, la domanda che invece potrebbe sorgere ai lettori di ultima generazione è la seguente: cosa c’entra Ratigher, autore dai connotati fortemente autoriali e “fuori dagli schemi” con la struttura tipica di un fumetto seriale come Dylan Dog? C’entra eccome, dal momento che nel porsi una domanda di questo genere si rischierebbe di non tenere conto del processo di innovazione portato proprio dal creatore del personaggio, Tiziano Sclavi, a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90. Storie come “Memorie dall’Invisibile”, “Accadde Domani”, “Cagliostro”, “Gli orrori di Altroquando” (gli esempi potrebbero essere davvero infiniti), rappresentano soltanto una minima parte di quella straordinaria caratura autoriale di Sclavi. In questo senso, si pone perfettamente la recente linea editoriale, ad opera del curatore Roberto Recchioni, volta a riportare con un linguaggio moderno tutta quella serie di specifiche che hanno segnato il successo di Dylan Dog proprio in quegli anni, proiettandone ovviamente tematiche e approcci stilistici contemporanei.

In fondo al male.

Muovendosi in questa direzione, il numero 351 sembra riuscire a trovare esattamente la quadratura del cerchio. La sceneggiatura di Ratigher e i disegni di Alessandro Baggi ci portano in una storia grottesca e surreale, ma anche visionaria e inquietante: “In fondo al Male” è sicuramente uno degli albi più interessanti nel nuovo processo editoriale che sta investendo tutti i personaggi dalle parti di Craven Road. Nella fattispecie, senza entrare in un resoconto dettagliato della trama – onde evitare di innescare spoiler e di rovinare le suggestioni dettate dal piacere della sorpresa durante la prima lettura – segnaliamo quelle che a nostro avviso sono le citazioni e i riferimenti più interessanti. Per chi non avesse letto ancora l’albo si consiglia dunque di non proseguire oltre, nella lettura di questa recensione.

Si comincia subito dalla sopraffina copertina, realizzata da Angelo Stano, con il rimando a Edgar Allan Poe e al suo racconto “Una discesa nel Maelstrom”. Si prosegue poi, cominciando a leggere, a prendere pian piano confidenza con una storia in cui vengono affrontati – e spazzati letteralmente nel finale – temi religiosi come la fede, la speranza e appunto il MaleMare inteso anche come entità sociale. Un esempio in questo senso, nella moltitudine di metafore utilizzate, potrebbe essere la sequenza in cui si scorge un ragazzino privo di un arto inferiore, mentre deride e prende in giro una bambina affetta da sindrome di down. Come a dire: il fondo del Male non soltanto rappresentato dal forte che agisce contro il debole, ma anche dal debole che agisce contro il più debole. Proprio in questo percorso, emerge con tutta la sua potenza l’impronta autoriale di Ratigher. Basti pensare al naufragio della nave “Eternal Hope” che ricorda molto da vicino il destino della barca Provvidenza ne “I Malavoglia” di Verga. Ma non solo, perché le reminiscenze dei racconti “marinareschi” portano anche a “Dagon” di Lovecraft e a tutta quella filosofia dedicata – appunto – alla mutazione del Male inteso non soltanto come trasformazione estetica, ma anche come diversa percezione interiore. Ne rappresenta un esempio il rimando al regista David Lynch (vedi Mulholland Drive): uno dei personaggi porta il cognome MacLahan, come l’attore Kyle, protagonista dello storico “Twin Peaks”.

Suggestioni musicali.

Un tema specifico, quello del cambiamento, in cui si colloca perfettamente l’album “Houses of the Holy” dei Led Zeppelin, il quale non a caso rappresenta una ricerca musicale sui generis nella discografia del gruppo britannico. Ed è proprio la copertina di questo album, con le scogliere delle “Giant’s Causeway”, a far da sfondo alla fittizia cittadina scozzese di Port Frost. La discesa dei protagonisti in fondo al Male/Mare, attraverso la scalinata, rappresenta inoltre una sorta di “Stairway to Heaven” verso il fondo. Ma le suggestioni musicali non finiscono qui: si prosegue con i Rolling Stones, fino ad arrivare al brano “Molly’s lips” del gruppo scozzese The Vaselines e reso celebre dai Nirvana.

Disegni, sequenze e inquadrature.

I disegni della storia sono affidati al talento artistico di Alessandro Baggi. Disegnatore poliedrico dallo stile volutamente classico, egli è una delle colonne portanti di un altro personaggio di casa Bonelli: ossia “Dampyr”, creato dalla penna di Mauro Boselli. Per quanto riguarda la storia di questo albo, il segno di Baggi potrebbe ricordare per certi versi il grande Maestro Jack Kirby, del quale si possono scorgere alcuni evidenti richiami. Le tavole, in alcuni frangenti, riescono inoltre a toccare alcune vette estetiche molto interessanti. Basti pensare alla “splash page” di pagina 76 con il volto sfigurato di Dylan a riempire tutta la pagina, in quell’ipotetica prosecuzione – accennata poco fa – di metamorfosi del personaggio. Un’altra brillante intuizione, sul piano dei disegni, è rappresentata dalla bellissima vignetta di pagina 29 in cui troviamo raffigurati Dylan su sfondo bianco da una parte, la protagonistaantagonista Fiona Fenn su sfondo nero dall’altra; in una sorta di comparazione al concetto filosofico cinese dello yin e yang. Ancora: l’ultima vignetta di pagina 78 in cui scorgiamo Dylan inquadrato di spalle e leggermente dall’alto, a figura intera, con la citazione al pittore romantico tedesco Caspar Friedrich e al suo dipinto a olio “Viandante sul Mare di Nebbia”. Quasi a voler fare un parallelo con l’irrequietezza, il tormento e la ricerca dell’infinito, rappresentati dal paesaggio e dall'orizzonte in lontananza. In merito alla sceneggiatura, dunque, è evidente la mano di Ratigher nelle indicazioni: ad esempio, la storia è quasi priva dei cosiddetti “balloon del pensiero”, i quali nelle avventure classiche Bonelli sono spesso usati per indirizzare il lettore ad una maggiore comprensione. In questo senso, l’effetto ottenuto è quello di lasciare spaesati i fruitori della storia: anche la costruzione delle tavole, sotto questo profilo, è piuttosto variegata. L’impostazione della gabbia è infatti a volte classica, a volte fortemente innovativa. In tal caso, la sceneggiatura di Ratigher riesce a fare padronanza di entrambi i formati. Basta dare un’occhiata alla sequenza (muta) delle pagine 66-67-68: la prima con sei vignette, la seconda con nove e la terza infine con dodici; in quella che a nostro avviso potrebbe essere un’autocitazione a “Intanto Altrove”, il fumetto pubblicato da Ratigher nel proprio blog, dove ogni vignetta presenta un’unica storia in una serie di vicende che accadono tutte nello stesso momento.

In fondo all’albo.

Inutile negare che l’ultimo numero di Dylan Dog rappresenta un episodio innovativo e sperimentale, senza comunque mancare di rispetto alla formazione classica del fumetto seriale: l’auspicio è quello che si continui a proseguire sempre di più su questa strada.

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