Ne I giorni innocenti della guerra, un romanzo attraversato dal tema della guerra, la penna di Mario Fortunato mette a fuoco le storie di giovani donne e uomini capaci di grandi passioni.
Con un attento sguardo ai territori in cui le vicende si svolgono e a cui i personaggi appartengono, il racconto si apre sulle vite degli abitanti di un paese al nord della provincia di Roma, alle pendici del monte Soratte.
Stefano, laureato in giurisprudenza e amante dei testi di diritto, i soli che sappiano restituirgli il senso profondo della giustizia, si opporrà con discrezione ma forte operatività, all’anima nera del fascismo. Nina è giovanissima quando la famiglia la convince a sposare il cognato, rimasto vedovo dopo la prematura scomparsa della sorella Eleonora. Donna di forte carattere, diventerà staffetta partigiana e nonostante un matrimonio combinato dagli eventi, non rinuncerà al suo segreto amore per Sergio, personaggio magnetico, che entrerà nelle file della Resistenza ancora adolescente.
Le loro esistenze si intersecano con quelle di Alastair ed Edna, amici dai tempi in cui studiavano letteratura a Cambridge, che dovranno separarsi a causa del secondo conflitto mondiale, quando lui diventa un pilota della RAF e lei infermiera volontaria.
La narrazione di Fortunato ha il merito di aver scelto di affidare il racconto a diversi protagonisti e di far scorrere in parallelo storie provenienti da diverse nazioni, offrendo al lettore diverse prospettive.
Mario Fortunato restituisce con semplicità e chiarezza, il profondo cambiamento che l’inizio di una guerra provoca nella vita delle persone e nei legami tra loro.
In un romanzo di poche pagine e molti personaggi, riesce a tenerli tutti in piedi e a far emergere la personalità di ognuno, dedicandogli il giusto spazio per seguirne la maturazione. In un racconto che è per certi versi corale, non si perde mai la tensione delle singole voci.
Ne I giorni innocenti della guerra, l’autore trova un perfetto equilibrio tra il racconto degli eventi storici, affidato principalmente alle voci di Ettore e Giuseppe, i quali cedono alle lusinghe del fascismo e partono per combattere rispettivamente in Africa e in Russia e la narrazione di quella quotidianità che, seppur stravolta, continua pervicace lontana dal fronte e alla quale non si è soliti far riferimento quando si parla di quei lunghi e dolorosi anni.
La scrittura di Fortunato, senza cedere alla retorica, riesce ad evocare lo stato d’animo dei militari, la sofferenza fisica, il senso di straniamento e sradicamento da sé a cui il combattimento conduce. E al contempo, trova le giuste parole per descrivere con naturalezza la necessità atavica dell’uomo di non perdere pezzi di sé e continuare ad esistere nella passione, anche se circondato dalla morte.
Il vento della Storia soffia feroce, strappando le vite di questi giovani ragazzi dalla loro quotidianità e dai loro sogni.
Le storie personali, incrociano nel loro percorso il secondo conflitto mondiale e il fascismo, ma nel dolore nessuno rinuncerà all’amore per sé e per gli altri, mantenendo accesi il sentimento di umanità e il desiderio di libertà.
Sono tra loro diversi, ma ognuno continuerà, a suo modo a lottare e resistere.