I due mondi di Eva è un romanzo del 2021 della scrittrice Marta Duò, edito Nero Press Edizioni: un romanzo di formazione (e informazione) che rappresenta l’impossibilità di comunicazione tra generazioni, la piaga del bullismo scolastico e i risolvi psicologici che questi fenomeni hanno sugli adolescenti.
«Il tuo occhio» allunga un dito stinto «ha perduto la luce del tuo mondo per vedere oltre il velo. Tu conosci questi Monti. Non sei stata tu a cercarli né loro a cercare te: vi siete trovati, in una Terra di Nessuno com’è quella dei sogni».
In questo articolo:
- I DUE MONDI DI EVA – Una toccante allegoria del suicidio
- Le criticità del realismo: qualche storta da evitare
- INTERVISTA a Marta DUO' per I DUE MONDI DI EVA
- Tra narrazione e attualità: una anti -Avventura fantasy
- La normalizzazione del sopruso
- Genesi di un romanzo: un ibrido slice of life/urban fantasy
Contenuti
Una toccante allegoria del suicidio
Eva è una adolescente alle prese con l’istinto primordiale alla base di ogni nostra azione: la sopravvivenza.
Frequenta una scuola dove viene bullizzata e umiliata dalla maggior parte dei compagni, non riesce a trovare un punto di comunicazione con i professori, e una volta tornata a casa si ritrova a che fare con una famiglia bigotta che non la comprende e neanche si sforza di accogliere le disperate richieste di normalità della quindicenne. Insomma, un incubo.
Proprio prendendo spunto dai sogni, la scrittrice conduce la protagonista in un mondo onirico dalle sembianze sinistre e inquietanti, che si rivela tuttavia migliore di quello reale. Eva sogna. Sogna la libertà e la trova laddove chiunque altro non vedrebbe nulla fuorché terrore.
Una metafora che rappresenta la disperazione della ragazza e che ben presto si trasformerà in un’allegoria del suicidio e dei passi (che nel romanzo prendono le sembianze di monti) che conducono ad esso.
Il tema è forte e dal mio punto di vista anche lodevole. Un romanzo di formazione (e informazione) che rappresenta l’impossibilità di comunicazione tra generazioni (i professori, i genitori, la stessa signora Enza che pone domande scontate e disinteressate), la piaga del bullismo scolastico e i risolvi psicologici che questi fenomeni hanno sugli adolescenti.
C’è bisogno di romanzi del genere e sarebbe fondamentale che questi abbiano come principali fruitori proprio quegli adulti che dovrebbero proteggere i più piccoli ma di cui spesso diventano i primi carnefici.
Le criticità del realismo: qualche storta da evitare
Se tutto funziona così bene da un punto di vista concettuale, perché il romanzo non lascia quel segno graffiante che ci si aspetta dalle prime pagine?
Il problema sta nella resa stilistica della narrazione e in qualche accorgimento tecnico che avrebbe aumentato esponenzialmente la potenza espressiva del testo.
Partiamo da una nota tecnica. Il romanzo è scritto in prima persona con il narratore protagonista che narra in divenire. In questa tipologia di racconto il tempo della storia e il tempo del racconto devono necessariamente coincidere poiché ciò che succede al protagonista viene istantaneamente riportato al lettore.
Questo impianto stilistico conferisce alla scrittura un iperrealismo a cui il lettore si abitua molto facilmente e in questa prospettiva aggiungere particolari troppo poetici potrebbe creare una distonia in grado di far storcere il naso a qualcuno.
C’è una scena in cui Eva sta cucinando e si accinge a friggere delle patate in una pentola piena d’olio. Tutto normale, nulla di sconvolgente se non che ad un certo punto –cito testualmente- “Una lacrima mi cade nell’olio bollente”.
L’immagine è bella ed evocativa ma purtroppo non particolarmente realistica. Eva sta cucinando e insieme a lei ci sono i genitori. Per come è descritta la scena nessuno dei due adulti si accorge del pianto della figlia, il che ci porta a dedurre che siano effettivamente un paio di timide lacrime a bagnare il viso della ragazza.
In una situazione del genere è poco realistico pensare ad una goccia salata che si stacca dal viso e cade in una pentola che si trova verosimilmente a qualche centimetro di distanza dalla protagonista.
Ѐ vero, sono dettagli sottilissimi sui quali si potrebbe anche glissare, ma la scelta di conferire il massimo realismo alla vicenda è vincente e quindi qualche piccolo accorgimento in più non avrebbe guastato.
Il secondo punto sul quale vorrei soffermarmi consiste invece in una scelta di bilanciamento che mi ha fatto sorgere un dubbio in parte confermato dalla stessa autrice nell’intervista che troverete più avanti.
Il romanzo è nettamente diviso a metà. La prima parte si occupa della descrizione della vita infernale di Eva e comprende la maggior parte dei capitoli. Solo sul finale (6 capitoli su un totale di 25) arriva il risvolto fantasy. Ho avuto l’impressione che la prima e seconda parte fossero in qualche modo slegate, come se fossero state scritte in tempi e contesti diversi e poi unite successivamente. Come già anticipato, i miei sospetti vengono confermati dalla stessa Duò nella quarta domanda della mia intervista. Il fatto di distinguere nettamente il reale dal fantastico conferisce al romanzo poca elasticità e si potrebbe aver l’impressione che le sfaccettature dei “Due mondi” non siano particolarmente approfondite soprattutto nelle loro sovrapposizioni.
La mia è probabilmente quella fame da lettore che vuole sapere tutto, che vuole spiegazioni e che empatizza a tal punto con i personaggi da volerne conoscere il futuro. Insomma, qualche capitolo in più a corredo della storia non avrebbe fatto male alla completezza del racconto e –tornando al focus di cui prima- alla sua realisticità.
L’intervista all'autrice di I DUE MONDI DI EVA, MARTA DUO'
Un romanzo piacevole in cui le poche sviste tecniche vengono ampiamente compensate da tematiche complesse e quanto mai attuali.
Ho avuto il piacere di intervistare Marta Duò e di approfondire insieme a lei alcuni aspetti del romanzo.
Tra narrazione e attualità: una anti avventura fantasy
Il tuo romanzo è ricco di particolari circa la tematica del bullismo e racconta in maniera molto approfondita le conseguenze che questo fenomeno ha sul singolo individuo. A cosa ti sei ispirata nel raccontare la storia di Eva? Gli spunti di narrazione sono tratti da vicende realmente accadute?
Dietro la storia di Eva ci sono molti fatti di cronaca di adolescenti che non hanno retto il peso del bullismo e del cyberbullismo. Ho scelto di non ispirarmi a una storia in particolare, perché questi fenomeni sono sempre più trasversali e colpiscono un numero sempre maggiore di ragazzi, addirittura di bambini.
Si tratta dunque di storie vere, alcune delle quali finiscono in televisione solo come pretesto per parlare dei pericoli dei social, ignorando di fatto le altre concause che creano profondi traumi a questi ragazzi, portandoli anche al suicidio.
Ne “I due mondi di Eva”, la protagonista compie un viaggio in un mondo oscuro ricco di simboli che in realtà si rivela migliore di quello reale. Credi che il processo di dissociazione e alienazione sia ricorrente nelle storie delle vittime di bullismo?
Sì, penso sia un tratto piuttosto comune, accentuato anche dalla possibilità offerta dai social di crearsi un’altra “vita” da presentare agli altri, in alternativa alla realtà. Tuttavia, l’altro mondo di Eva non è quello social, perché sarebbe stata una soluzione troppo semplicistica. Eva si trova a compiere una “anti avventura fantasy” in una realtà che promette conforto, esclude ogni giudizio e pettegolezzo messo in giro su di lei, rievoca momenti felici che nella quotidianità sono sempre più sporadici.
La normalizzazione del sopruso
Un’altra forte tematica del romanzo è quella della difficoltà di comunicazione tra differenti generazioni. Perché Eva non riesce ad esprimersi? In che prospettiva il tuo romanzo può essere d’aiuto ad un lettore adulto?
Come molti adolescenti, Eva ha timore di esprimersi perché ha incontrato troppe volte la condiscendenza e l’invito a “passare oltre, tanto sono cose che capitano a tutti”; ha dovuto fare i conti con la normalizzazione del sopruso, che chiunque sia stato bullizzato conosce bene. La mia intenzione è che questo romanzo possa aiutare gli adulti, genitori e insegnanti, a individuare eventuali segnali di disagio e mute richieste di aiuto.
Troppo spesso le famiglie non dedicano del tempo ad ascoltare cosa i figli cercano di comunicare loro, magari a causa dello stress accumulato a casa o sul posto di lavoro. Il rischio è che i ragazzi perdano i propri punti di riferimento e abbiano timore di non essere ascoltati quando trovano il coraggio di confidarsi.
Genesi di un romanzo: un ibrido slice of life/urban fantasy
Tornando al mondo dei sogni in cui Eva compie il suo viaggio, da dove nasce l’idea della sua struttura? Chi è in realtà Enigma?
Parecchi anni fa, I Due Mondi di Eva nacque come una storia di Halloween dall’inquietante ambientazione onirica. L’idea alla base dell’ambientazione è rimasta immutata, mentre è cambiato il suo significato. Il deserto di sabbia blu è un ponte tanto affascinante quanto arido tra due mondi contrapposti, mentre gli alberi dalle radici protese verso il cielo sono il rovesciamento di uno dei simboli di forza e stabilità per eccellenza. L’altro mondo di Eva è un luogo in cui la natura non è più fonte di fascino bensì di inquietudine, mentre il silenzio offre conforto da una realtà troppo affollata da insulti, bugie, parole di circostanza.
Enigma personifica invece quella voce che da una parte ci rassicura, ma dall’altra ci allontana sempre di più dai nostri problemi, impedendoci di chiedere aiuto.
Nel panorama editoriale italiano come si colloca il tuo romanzo? Perché dobbiamo leggere “I due Mondi di Eva”?
È stato classificato come fantasy, ma personalmente lo definirei un ibrido slice of life/urban fantasy per ragazzi. Gran parte del romanzo infatti è incentrata su Eva e sulle sue sfide quotidiane, tra una famiglia poco aperta all’ascolto e i bulli della scuola; la parte fantastica prende sempre più piede verso la fine, occupando poi gli ultimi capitoli.
Il mio invito è di leggere I Due Mondi di Eva per allenare un muscolo atrofizzato dalla nostra società: l’empatia. Sarà una corsa a ostacoli per sospendere i giudizi, così facili da elargire alle vittime ma non ai carnefici, e per imparare che la vera forza non è fingere di essere superiori alle violenze, bensì è saper tendere la mano e attivarsi per denunciare.
Per approfondire su Marta Duò e le sue opere
CASA EDITRICE: Nero Press Edizioni
AUTORE: Marta Duò
COLLANA: Innesti
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2021
PREZZO: euro 13,00