Il Ghana è una terra che ci appare lontana, come quasi tutte le nazioni africane: per noi occidentali, convinti che la storia graviti solo intorno al vecchio continente e agli USA, l’Africa è un luogo affascinante ma poco conosciuto.
Ecco uno dei motivi per i quali consigliamo caldamente I cento pozzi di Salaga, edito nel 2018 dalla casa editrice milanese Marcos y Marcos.
Autrice è Ayesha Harruna Attah, trentacinquenne ghanese che ha al suo attivo altri due romanzi, Harmattan Rain (2009) e Saturday’s Shadows (2015), al momento inediti nel nostro Paese ma che hanno avuto notevoli riscontri internazionali.
Questo suo terzo romanzo dà la possibilità anche a noi lettori italiani di conoscere questa voce così potente.
Attah si rivela essere scrittrice estremamente sensibile, capace di delineare con precisione paesaggi, caratteri, suoni, odori, di renderli vivi attraverso la sua scrittura.
Leggendo I cento pozzi di Salaga ci ritroviamo immersi in un mondo ancestrale, quasi mitico: il deserto delle carovane che scorrono lente attraversando kilometri di nulla, il villaggio di Botu dove tutti sono uguali, Salaga la grande città dai cento pozzi, il centro propulsore del commercio degli schiavi.
Qui c’è la prima grande contrapposizione: se infatti Attah immerge il lettore nelle atmosfere senza tempo dell’Africa, dall’altra innesta una dolorosa frattura parlando della tratta degli schiavi, della brutalità con cui i predoni entravano nei villaggi razziandoli e distruggendoli, portando via tutti quelli che trovavano per venderli al migliore offerente, spesso un europeo.
La disumanità della tratta degli schiavi, storia vera che leggiamo nei libri di scuola, si mescola ai colori, agli odori così caldi e densi che traspirano in ogni pagina e che sembrano creare una fiaba di altri tempi.
A ben guardare, Attah ci regala proprio una fiaba moderna, di quelle che Marie Louise Von Franz, finissima interprete junghiana del femminile e delle fiabe, avrebbe certamente considerato e studiato.
Abbiamo due eroine, diverse in tutto: Aminah, nata libera nel villaggio di Botu, Wurche, figlia del re Etuto.
Aminah è dolce, bella, femminile, ama la sua famiglia e la sua gente e nel suo destino sembra essere scritto che debba avere sempre cura di qualcuno.
Wurche è una principessa guerriera, vuole partecipare alla vita politica, cosa decisamente poco opportuna per le donne, essere consigliera del padre.
Aminah viene rapita una notte dai predoni, i temibili uomini a cavallo, che incendiano Botu e trascinano in catene quelli che sono sopravvissuti al loro assalto.
Wurche è costretta per un gioco di alleanze politiche a sposare Adnan, principe del Dagbon: il padre la usa come merce di scambio, lei accetta pensando di poter continuare a fare la principessa a modo suo, per poi scoprire che non è così.
Wurche e Aminah sono due combattenti, due donne le cui storie si intrecciano a Salaga, la città dove Aminah giunge in catene dopo avere subito inerme vessazioni e violenze e Wurche la compra pur sapendo nel suo intimo che non è giusto possedere un altro essere umano.
Queste due incredibili donne si trovano unite e unite rimangono nei momenti peggiori. Sono sorelle di anima, nonostante una sia schiava e l’altra padrona.
Insieme affrontano una corsa estenuante verso la libertà; e se sembra a volte che il panico le assalga, non si danno per vinte, non si crogiolano nel dolore ma proseguono come una carovana nel deserto: bisogna pazientemente camminare perché “qualunque strada si scelga di prendere nella vita, ognuno di noi è destinato ad arrivare dove è stato stabilito che arrivasse”. Wurche e Aminah non si fermano ma ognuna, a proprio modo, lotta per andare incontro al proprio destino.
Tracciano in questo senso un arco di sviluppo narrativo perfetto, non perché entrambe giungono alla libertà – che poi implica l’ignoto e l’assunzione di responsabilità enormi -, ma perché in entrambe rintracciamo una evoluzione profonda, un ingigantimento della loro personalità. Wurche non è più solo la principessa ribelle, ma diventa una donna indipendente, costruisce la sua fortuna al di là della sua posizione sociale e, quindi, costruisce il suo avvenire e quello della sua gente con maturità e sensibilità. Aminah, la giovane bella che non sa cosa sia l’amore, l’amicizia, che ha perso tutto e vive in balia degli eventi si riscopre forte, riprende coscienza di sé e finalmente chiede e ottiene di tornare libera, padrona esclusiva della sua vita.
Con loro camminiamo per Salaga, la città che ha costruito cento pozzi per lavare gli schiavi prima di venderli, la città che sta crollando sotto la spinta degli europei che dopo avere creato la tratta la dichiarano fuorilegge, la città che è un miscuglio di etnie, lingue, storie, una città viva anche se morente.
Tra quelle macerie ci muoviamo guidati da una autrice poderosa, da due donne complesse e memorabili, da una storia che racconta l’Africa del tardo Ottocento, dove schiavitù, brama di potere e brama di libertà sono il cuore pulsante.
EDITORE: Marcos y Marcos
AUTORE: Ayesha Harruna Attah
COLLANA: Gli Alianti
ANNO PUBBLICAZIONE: 2018
PREZZO: 18 euro