Francesco Giubilei, classe 1992 e capacità dialettica da far invidia alla attuale classe politica, è l’editore più giovane d’Italia. A soli 16 anni ha fondato la casa editrice Historica Edizioni che conta oggi un catalogo di più di 500 titoli. Nel 2013 è nata la sua seconda casa editrice, la Giubilei-Regnani e il quotidiano online Cultora. Ma oltre alla storia di quello che possiamo definire lo Steve Jobs dell’editoria, la sede della casa editrice infatti agli inizi era casa sua e veniva utilizzata una apposita sala riunioni per gli incontri più importanti, c’è la scelta di un editore di puntare, sin da giovanissimo, sui libri, sul cartaceo e sulla cultura che, come ci ha raccontato durante la diciottesima edizione della fiera della piccola e media editoria “Più Libri Più Liberi”, deve essere assolutamente libera.
Nel 2008 ha fondato Historica Edizioni, a 16 anni, diventando così l’editore più giovane d’Italia. In un paese nel quale si è presi in considerazione solo se si è maturi d’età, quanto è stato, e forse è ancora oggi, difficile essere presi sul serio e rispettati?
“Nei primi momenti è stato complicato perché, nonostante in Italia si dica di voler dare spazio ai giovani e di far sì che i giovani abbiano una loro voce, in realtà c’è purtroppo molta diffidenza in generale nei confronti delle persone giovani e si rischia di non essere presi sul serio. La nostra risposta è sempre stata quella di cercare di fare le cose in modo serio e mantenere dal punto di vista editoriale una precisa linea, cercando di far sì che il nostro modello di editoria fosse basato sul concetto di long seller, ovvero la costruzione di un catalogo che possa durare nel tempo. Ad oggi ad esempio abbiamo dei titoli editi sette anni fa che ancora continuano a vendere. Credo che il bravo editore indipendente sia colui il quale riesce a coniugare delle esigenze di carattere imprenditoriale ma al tempo stesso ha il dovere anche di trasmettere un messaggio culturale e questo è quello che, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare”
Historica dunque nel 2008 ha investito sul cartaceo, anni in cui la rivoluzione digitale era ai primi albori. Continuerà ancora ad investire sul cartaceo oppure pensa che abbia una fine imminente?
“Assolutamente si. Ritengo che il cartaceo rimarrà centrale nel mondo dell’editoria, soprattutto italiana, anche nei prossimi anni. In America per esempio gli e-book vendono molto di più. Nel nostro paese, nella sfortuna di avere un mercato editoriale in cui si legge poco secondo i dati AIE, il nostro mercato è retto da persone che continuano ad amare il libro cartaceo e questo vale anche per le giovani generazioni. Non bisogna però chiudersi e rifiutare l’e-book. Io come lettore acquisto esclusivamente libri cartacei, ma come editore sono consapevole del fatto che bisogna offrire entrambe le possibilità. E’ strategico in questo senso anche il ruolo della scuola: finché le nuove generazioni cresceranno concependo il libro come un oggetto cartaceo saremo sicuramente agevolati nel nostro lavoro.”
Lei ha espresso nelle sue interviste più volte un ideale di destra. Cosa pensa dunque di chi afferma che la cultura sia uno spazio di sinistra? E che dunque gli intellettuali siano persone di sinistra?
F: “In questo paese abbiamo un problema: la cultura non dovrebbe essere legata ad una singola parte politica, la cultura dovrebbe essere di tutti. Rispettando quelle che sono le opinioni personali, bisogna far sì che gli autori e scrittori abbiano tutti lo stesso spazio e le stesse voci. Ciò purtroppo non è avvenuto in molti casi, talvolta per errori anche della destra politica, più che culturale, ma anche perché vi si è stato applicato il concetto di egemonia culturale teorizzato da Gramsci nei settori strategici della cultura che sono il mondo dell’università, della scuola e dei media. Tutto ciò deve essere superato perché esiste un’importante cultura di destra fatta da alcuni autori di rilievo che andrebbe riscoperta.
Forbes l’ha inserita tra i 100 giovani più influenti d’Italia, come vive questa responsabilità?
“Non la considero una responsabilità, cerco di fare con serietà, dedizione e spirito di sacrificio quello che è il mio lavoro, che fortunatamente coincide con quella che è la mia passione. Insieme a ciò, cerco di coniugare la diffusione di alcuni principi e valori che sono di carattere editoriale e culturale come la promozione dell’editoria indipendente o sottolineare come in questo paese manchi un’educazione alla lettura. C’è bisogno di creare in questo paese un clima che sia di dialogo e discussione, nel rispetto di quelli che sono i reciproci valori.”
Quale libro tra tutti i libri già pubblicati dalle altre case editrici le sarebbe piaciuto pubblicare?
“Più che un libro, mi sarebbe piaciuto avere in catalogo determinati autori, che spero riusciremo a pubblicare. Sono degli autori importanti, come Giuseppe Prezzolini o come Leo Longanesi. Ma ci sono una serie di figure di pensatori che sono ancora ad oggi non sufficientemente conosciuti ed invece hanno dato un contributo estremamente importante alla nostra cultura.”
Quale libro invece le ha cambiato la vita?
“Non c’è un singolo libro che mi ha cambiato la vita, sicuramente la lettura in sé. Credo che leggere possa cambiare la vita di una persona. Ad oggi in tanti non riescono a comprendere l’importanza di avere una educazione alla lettura e di leggere un quotidiano. Ma anche di scoprire quella che è la storia e la cultura italiana ma anche europea e di altre letterature. E’ un arricchimento non solo dal punto di vista culturale ma aiuta anche ad essere cittadini più consapevoli. Purtroppo i toni che si usano molto spesso e le derive che ci sono in Italia, in generale e non solo in politica, non sono positive e credo derivino anche da una mancanza di cultura della classe dirigente che ci dovrebbe poi governare che non ha un retroterra culturale. Se non lo hai, non hai gli strumenti e non sei in grado di affrontare i problemi della società.”