Cormac McCarthy, ricordo di uno scrittore unico

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È morto ieri Cormac McCarthy, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore che ha rappresentato l’America nel corso del Novecento. La sua opera più famosa è il romanzo post apocalittico “La Strada” da cui è stato tratto un film nel 2009 con la regia di John Hillcoat e con protagonista Viggo Mortensen.

Cormac McCarthy la vita di uno scrittore di successo

Figlio di un avvocato di successo e terzo di sei figli, McCarthy nacque a Providence, nel Rhode Island, il 20 luglio 1933. Si trasferì con la famiglia nel Tennessee nel 1937, dove, a Knoxville, frequentò una scuola cattolica. Nel 1951 iniziò a frequentare l’Università del Tennessee, ma due anni dopo si arruolò nell’esercito, dove rimase per quattro anni, due dei quali passati in Alaska, dove condusse anche un programma radiofonico. Nel 1957, tornato nel Tennessee, riprese l’università, durante la quale scrisse due racconti (Wake for Susan e A Drowning Incident) pubblicati in un giornale di studenti (The Phoenix), che gli valsero ciascuno il premio Ingram-Merril, nel 1959 e nel 1960.
Nel 1961 sposò Lee Holleman, da cui ebbe un figlio, Cullen. Lasciati gli studi senza laurea, si trasferì con la famiglia a Chicago, ma al ritorno in Tennessee, nella Sevier County, il matrimonio finì.

Cormac McCarthy. Il guardiano del frutteto nel 1965

Il primo romanzo di McCarthy, “Il guardiano del frutteto”, giunse all’editore Random House, poiché si diceva fosse l’unico di cui McCarthy avesse mai sentito parlare. Albert Erskine, già editor di William Faulkner, lo prese in carico tra i suoi autori e avrebbe continuato a pubblicarlo per vent’anni. Nel 1965, grazie a una borsa di studio data dall’American Academy of Arts and Letters, si imbarcò sul «Sylvania», con l’intento di visitare l’Irlanda. Qui si innamorò di Anne De Lisle, la cantante della nave, con la quale si sposò l’anno seguente, in Inghilterra. In seguito a una nuova borsa di studio, questa volta offertagli dalla Fondazione Rockefeller, riuscì a fare ulteriori viaggi, questa volta verso l’Europa del sud.

Si fermò a Ibiza, dove concluse il secondo romanzo, “Il buio fuori”, prima di tornare negli Stati Uniti, nel 1968, dove il manoscritto aveva già trovato il consenso di buona parte della critica. Nel 1969 tornò nel Tennessee, a Louisville, dove comprò un fienile e scrisse Figlio di Dio, pubblicato poi nel 1973. Nel 1976 si separò anche da Anne De Lisle e si trasferì a El Paso, in Texas.

Suttree: il capolavoro di mc carthy

Nel 1979 pubblicò “Suttree”, da alcuni critici considerato il vero capolavoro di McCarthy (uscito in Italia solo nell’ottobre 2009). Nel 1985 diede alle stampe “Meridiano di sangue”, definito dal critico statunitense Harold Bloom come “il western definitivo”.

cormac mccarthy: i film dai libri

Dal 1992 al 1998 lavorò alla cosiddetta “Trilogia della frontiera”, composta dai romanzi “Cavalli selvaggi”, “Oltre il confine” e “Città della pianura”, una raccolta incentrata sulle avventure dei due cowboy John Grady Cole e Billy Parham.

Dal primo titolo fu liberamente tratto un film del 2000 diretto da Billy Bob Thornton e intitolato in Italia Passione ribelle (con Matt Damon e Penélope Cruz).

Nel 2005 uscì il thriller “Non è un paese per vecchi”, che, grazie alla trasposizione cinematografica a opera dei fratelli Coen, e che vede nel cast principale Tommy Lee Jones, Josh Brolin e Javier Bardem, fece conoscere McCarthy a un pubblico più ampio, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti. Nel 2007 pubblicò “La strada”, che prosegue nello stile dei romanzi anni novanta, ma con un’ambientazione fantascientifico-catastrofica, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa.

Nel 2009 anche da questo romanzo era stato realizzato l’adattamento per il grande schermo. Il film, intitolato The Road, è diretto da John Hillcoat, su sceneggiatura di Joe Penhall, con Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee nei ruoli principali. McCarthy viveva nel Nuovo Messico, a Tesuque, con la moglie Jennifer Winkley e il figlio John. Era molto attivo nella comunità locale di Santa Fe e soprattutto nel “Santa Fe Institute“, fondato da un suo amico, il fisico Murray Gell-Mann, e tuttavia non frequentava il mondo letterario e mondano come ci si aspetterebbe da uno scrittore di grande fama, benché assai più in patria che all’estero. Il 2 maggio 2023 uscì in Italia il primo dei due romanzi, tradotto con il titolo “Il Passeggero“.
Il 13 giugno 2023 ne viene annunciata la morte “serenamente per cause naturali” quasi un mese prima del suo novantesimo compleanno.

cormac mccarthy, lo stile

McCarthy dopo una vita piena e ricca di geografie oltre che di pagine scritte, ci lascia una lunga lista di opere che hanno fatto la storia della letteratura americana moderna.
Tra western e post apocalittici ci ha raccontato lo scibile umano con gli occhi non solo di cittadino statunitense, ma anche di profondo conoscitore del mondo culturale.
Ha sondato gli angoli più oscuri dell’umanità e ha fatto della violenza e del nichilismo un sentiero per mettere in discussione l’ipocrisia morale del nostro tempo e i conflitti tra istinto umano e pensiero.

Nelle sue opere emergono anche una denuncia dell’inettitudine e della prevaricazione di chi sta al potere e dalle forze dell’ordine e un’accusa al sistema capitalista. Il linguaggio di McCarthy è spogliato da una ricchezza ortografica. Il suo fraseggio risulta configurato per polisindeto che dilata e caratterizza la sua scrittura, rendendola pressoché unica e soprattutto riconoscibile come, nella Francia di qualche tempo prima, fece Marguerite Duras con la paratassi.

COSA HANNO DETTO DI MCCARTHY

Con l’uscita de “Il Passeggero” sulla rivista Lucy, lo scrittore Nicola Lagioia scrive “Cormac McCarthy ha costruito un uroboro, ma l’ha fatto col linguaggio”. “Il linguaggio come invasione parassitaria, scrive McCarthy. Viene in mente William Burroughs quando sosteneva che il linguaggio è un virus. Un virus pericoloso. Il linguaggio non è soltanto uno strumento di scoperta e conoscenza, ma anche un dispositivo per dominare, manipolare, prevaricare, distruggere. È il linguaggio (fisico, matematico) che crea la bomba. È il linguaggio calcolante che costruisce il lager. È sui binari del linguaggio che si muove la mistificazione politica. L’arte letteraria, però, è linguaggio usato contro se stesso, linguaggio espressivo contro linguaggio funzionale, percezione contro informazione, e infine un tentativo (perennemente fallito, continuamente necessario) di un linguaggio senza linguaggio. La letteratura, quando si rende irriducibile ad altre forme linguistiche, dice senza dire.
Anche un grandissimo autore come Stephen King rilascia dai suoi social (è molto attivo su Tweeter) il seguente messaggio “Cormac McCarthy, maybe the greatest American novelist of my time, has passed away at 89. He was full of years and created a fine body of work, but I still mourn his passing” (Cormac McCarthy, forse il più grande romanziere americano del mio tempo, è morto a 89 anni. Era pieno di anni e ha creato un bel corpus di opere, ma piango ancora la sua scomparsa).

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