Nel romanzo della Miller, Circe acquisisce una profondità nuova. Una ninfa disprezzata, un’esiliata, una maga temuta, una dea pericolosamente umana; dea crudele e madre premurosa. Il ritratto che la scrittrice ne traccia avvinghia il lettore dopo le prime pagine, ri-racconta seguendo le tracce della maga negli antichi miti e poemi greci e apre anche nuovi cammini, riuscendo però a rendere il suo personaggio coerente e credibile.
Circe è figlia di Elios, il dio Sole, e della ninfa Perseide. Ma il sangue divino non basta per vivere una vita felice, come verrebbe da pensare.
Circe è una ninfa, una divinità secondaria il cui scopo dovrebbe essere quello di fare un bel matrimonio ed evitare di essere predata da dei o mortali. Ma Circe non è bella, non è aggraziata e fulgida come la stirpe di suo padre. E non ha poteri. Derisa, allontanata, molto sola, Circe possiede tre caratteristiche che saranno determinanti per il suo destino, la capacità di resistere, la forza di volontà e l’attrazione misteriosa verso gli umani.
La stessa Miller in alcune interviste racconta come ad aver stuzzicato la sua immaginazione fosse stato questo epiteto così particolare che Omero associa a Circe: la dea dalla voce umana.
Circe è a metà tra mondo divino e umano anche perchè il suo potere non è qualcosa che le spetta di diritto. Come la maga stessa dirà nel corso del romanzo, è qualcosa che viene risvegliato essenzialmente dalla forza di volontà: in questo senso ci ricorda anche tanti scritti del nostro De Martino, l’antropologo che parlò della magia e dei riti del Sud Italia come della volontà di agire sul mondo, e Circe fa proprio questo: scontenta del mondo degli dei, vuole costruirne uno proprio. E per farlo prova molte volte, fallisce, impara. I poteri magici che possiede richiedono che si sporchi le mani, non sono una manifestazione spontanea della divinità ma anni, secoli nel suo caso, di studio, prove, duro lavoro.
Un aspetto molto importante del romanzo è non solo per l’intento di rilettura della classicità, ma per l’aver dato voce a un personaggio femminile che risulta altrimenti solo un cammeo nell’opera omerica: la maga che trasforma gli uomini in maiali presa in considerazione solo al momento di essere illuminata da una stella di passaggio, Odisseo nel caso di Circe. In questo senso Miller dà un contributo femminista alla letteratura, dando una voce forte e complessa a questo personaggio.
è interessante anche il fatto che solo alla fine Circe racconterà la sua storia a qualcuno, fino ad allora il lettore ne è l’unico complice: le storie di Circe sembrano essere o prive di importanza, o troppo oscure per poter essere rilevate ad altri dei o mortali. Circe ascolta e raccoglie molti racconti, ma ha bisogno di più tempo per riuscire a raccontare la propria storia.
Circe incarna anche una donna molto moderna, che citando Virginia Woolf ha bisogno, non di una una stanza, ma di un’intera isola tutta per sé per potersi finalmente scoprire e diventare padrona di sé stessa.
Sebbene il romanzo si concentri sulla storia e sulla psicologia di Circe, incontriamo altri personaggi nel racconto che vengono ritratti brillantemente e in alcuni casi presentano note molto nuove, Medea, Penelope, Telemaco, Dedalo e Odisseo, quest’ultimo presentato sia come eroe sia come anti-eroe, un uomo astuto ma anche avido di gloria e di nuovi inganni.
Il racconto vincente è reso assolutamente fluido dal linguaggio chiaro, colto ma lineare e comprensibile, in linea con la letteratura di riferimento che rende il libro molto scorrevole e rapido da leggere nonostante il numero elevato di pagine.
Assolutamente consigliato sia a chi ha già subìto il fascino della mitologia greca sia a chi è disposto a farsene sedurre.
EDITORE: SONZOGNO Edizioni
AUTRICE: MADELINE MILLER
TITOLO: CIRCE
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2019
PAGINE: 416
PREZZO: 19 EURO