Il libro “BURKA” è l’espressione di un’idea artistica che parla alla coscienza di ciascuno di noi di come sia possibile indagare nella propria interiorità, con spirito creativo e dirompente, emergendo da tutto ciò che è limite e costrizione.
Il primo limite che Maria Strova ci invita a superare è quello del pregiudizio, e il libro è intitolato “Burka” forse proprio perché attraverso la sua lettura possiamo andare oltre il giudizio, e indossare metaforicamente questo indumento opprimente per avere una visione d’introspezione dentro di noi. Oltre il giudizio perché “Burka” non ha la pretesa di esprimersi in merito a valutazioni di carattere culturale o religioso, ma attraverso le fotografie di Calogero Ferrara, scattate negli affascinanti paesaggi austeri e misterici della Sicilia e di Corfù e attraverso la profonda sensibilità poetica e danzante dell’autrice; grazie all’arte questo libro comunica un sentimento di libertà e consapevolezza di sé, perché “l’arte può!”
L’arte può farci affrontare anche qualcosa di scomodo come il burka traendone una crescita personale, senza lasciarsi intimidire da esso. È quello che ha fatto Maria Strova quando, ispirandosi ad un burka tradizionale afghano che aveva ottenuto grazie a un amico dall’Afghanistan, ne ha cucito un costume di danza cominciando a viverlo dall’interno attraverso la propria arte.
In questo “valore d’indagine”, riconosciuto anche dal prof. Paolo Portoghesi, al di là dell’abito tradizionale in sé e del suo significato dogmatico e religioso, l’autrice ha potuto scoprire che si può ridimensionare la distanza che ci illudiamo separi la condizione della donna afghana dal resto dell’umanità; la quale umanità non sembra avere interesse nel comprenderne la realtà più profonda che va oltre a quella meramente culturale, e preferisce alcune volte avere paura di quella stessa realtà, magari rifiutandola, negandola, proibendola, così comportandosi esattamente come un secondo burka di oppressione di una cultura.
Invece, ciascuno potrebbe confrontarsi in un analogo processo di individuazione del proprio burka personale, riconoscendo i propri limiti e affrontandoli in maniera creativa. Infatti l’autrice ci racconta di come il burka “nutriva l’immaginazione anziché soffocarla”, e non si tratta di giustificare o rendere omaggio al burka tollerandone l’oppressione, ma di comprendere, vivere, rifiutando la violenza e la paura che in fondo sono anche essi dei burka. In questi giorni così aspri e difficili una tale riflessione dovrebbe essere accolta da esempio per tutti, europei, medio-orientali, cinesi, africani, americani, per tutti.
Infine, citando il “Crepuscolo degli Idoli” di Nietzsche, ricordato nella prefazione che Portoghesi ha scritto per il libro, anche chi vi scrive si augura che un giorno “tutto ciò che è pesante diventerà leggero. Tutto ciò che è corpo divenga danzante e tutto ciò che è spirito divenga uccello”, la profezia di un mondo che “Burka” di Maria Strova contribuisce a creare, come tutto il lavoro di questa straordinaria artista.
Presentazione
Lunedì 9 novembre, alla Casa dell’Architettura, è stato presentato “Burka”, il nuovo libro di Maria Strova, considerata nel mondo tra le più importanti performer e interpreti della danza orientale, nonché direttrice a Fiano Romano del “Teatro del Respiro” e dell’associazione “A.S.D. Omphalos”. Durante la conferenza di presentazione è intervenuto anche Paolo Portoghesi e Martinica Ferrara. Claudia Tomarelli è stata la moderatrice, ma la ricordiamo anche per la sua profonda lettura di alcuni brani di “Burka”.
L’autrice ha voluto offrire al pubblico la sua lettura artistica di un indumento così ingombrante e oscuro come il burka afgano, servendosi prima di tutto delle sue danze. Le danzatrici Martinica Ferrara, Barbara Gervasi e Giada Somenzari, indossando il burka ed altri costumi di danza, hanno quindi eseguito e accompagnato Maria Strova nelle sue bellissime coreografie, che hanno trasmesso al pubblico un linguaggio fatto di limiti e di occultamento, ma anche di resistenza, rinascita e libertà.
Al termine delle danze nel suo intervento il celebre architetto Paolo Portoghesi ha espresso come dopo l’esecuzione di una danza bisognerebbe rimanere nel silenzio, per far parlare la stessa arte. Maria Strova ha ammesso che non è stato facile far capire alle allieve perché mai dovessero indossare un velo così pesante e per certi versi offensivo, denigratorio e invivibile. Ma l’autrice ha rivelato come l’impegno di un’artista deve andare oltre il semplice rifiuto, deve concedersi di indagare nel vissuto delle cose anche quando sembra difficile e improponibile.
Quando la danza diventa un “fiore ostinato” solo la Casa dell’Architettura può contenerne l’energia dirompente.
A presto la recensione di “Burka” per Gufetto Mag.
Note di stampa
Sensuale, ironica e fuori dagli schemi, Maria Strova Colombiana cresciuta negli Stati Uniti è direttrice del Teatro del Respiro di Fiano Romano, a Roma. E’ considerata tra le più importanti performer di danze orientali e grazie al suo lavoro di coreografa, danzatrice, insegnante e scrittrice è impegnata da anni nello sviluppo dell'identità culturale della Danza del Ventre e nell'accompagnare le donne a danzare con coraggio e fierezza della propria unicità.
Da questa esperienza artistica è nato BURKA il suo ultimo libro, edito da Gangemi Editore. Indossato come un semplice costume di scena, attraverso la danza il Burka è divenuto per Maria Strova lo strumento, il mezzo per compiere un viaggio introspettivo sull’essere donna.
Indossare il Burka per l’autrice è stata una libera scelta, affrontata in modo artistico e sinuoso: danzando, strappando il tessuto, irrompendo con le gambe e le braccia. Come testimoniano le fotografie scattate da Calogero Ferrara che riprendono l’artista danzare con il Burka, nella selvaggia natura di Ustica, della Sicilia e di Corfù. Luoghi incontaminati, che hanno assecondato il percorso introspettivo dell’autrice, segnato da sensazioni di vita, di resistenza, di lotta e di bellezza. Emozioni vissute dietro una grata, come in una mobile prigione. Ma restando sempre in ascolto.
Come i Burka psicologici, questo velo totale confonde i sensi e indossandolo sulla propria pelle Maria Strova è riuscita a percepire come la vocazione artistica di questo abito sia anche quella di non arrendersi alle sue restrizioni. Perché il Burka non è solo ciò che vuole annientare, ciò che rende invisibile: ma anche il suo contrario.
La serata sarà accompagnata da una performance di danza intergenerazionale ispirata al Burka, a cura di Maria Strova che per l’occasione danzerà con sua figlia Martinica Ferrara e le danzatrici Anita d’Alessandro, Barbara Gervasi e Giada Somenzari. Durante la performance Chiara Tomarelli leggerà brani del libro.
Edito da Gangemi Editore il volume è disponibile a Roma il giorno della presentazione e successivamente tramite il sito www.danzadelladonna.it