Bottega Errante @ PiùLibriPiùLiberi: intervista a Elisa Copetti

A PLPL 2021 è arrivato il momento di incontrare nuovamente gli amici di Bottega Errante: due chiacchiere con Elisa Copetti di fronte allo stand sulla casa editrice, la pandemia e il tempo che verrà.

In questo articolo:

  1. Intervista a Elisa Copetti
    1. La pandemia: un tempo per nuovi progetti
    2. Uno sguardo alle città: La cicala di Belgrado e molto altro
    3. Scrittrici da ricordare
    4. Consigli di letture e riflessioni

Intervista a Elisa Copetti

La pandemia: un tempo per nuovi progetti

R.: Noi di Gufetto vi seguiamo da tempo e siamo molto legati alla vostra casa editrice. Dopo un tempo apparso lunghissimo finalmente ci incontriamo e la prima domanda non può non essere sulla pandemia: come è andata? Cosa è successo nella vostra casa editrice?

E. C.: La pandemia è stata sicuramente uno shock, un grande spavento, perché inizialmente non pensavamo di farcela. Con questa grande paura però ci siamo guardati e ci siamo detti: “bene, come facciamo a salvare la pecora?”. Per questo abbiamo elaborato una strategia su lungo periodo, potendolo fare: abbiamo attivato tutti  gli strumenti che avevamo a disposizione, le presentazioni online, le interviste agli autori, le interviste ai traduttori, i ragionamenti tra traduttore ed editore, traduttore e autore. Abbiamo fatto più di una ventina di interviste che sono state seguite, con un programma via social. Poi nei nostri uffici casalinghi, in collegamento costante, abbiamo lavorato molto a quello che  è il programma che poi è uscito quest’anno  e ai programmi editoriali del 2022 e del 2023.

R.: Ci puoi anticipare qualcosa?

E. C.: La più grossa novità è l’inaugurazione di una nuova collana, Radar, una collana che da Novembre 2021 ci porterà in altre geografie più a est rispetto a quelle balcaniche, abbiamo inaugurato con Capodanno con Balzac, una raccolta di racconti di Wolfgang Kohlhasee, autore che lavora più per il cinema che per la letteratura, infatti questa è la sua unica opera letteraria. Sono racconti ambientati in DDR e scritti già egli anni Settanta e Ottanta. Quindi una chicca che recuperiamo dal passato. Con questa nuova collana aspiriamo a esplorare un’altra geografia senza comunque allontanarci dai Balcani, la nostra realtà di elezione.

R.: Questa è la prima uscita di questa nuova collana. La prossima?

E. C.: La prossima uscita arriverà a primavera del 2022 e sarà un libro di un autore inedito in Italia, ungherese, Gyukovics TamaÅ›.

R.: State andando a fare un lavoro di scouting vero e proprio su autori che in Italia non arrivano, che poi è un lavoro che avete sempre fatto. C’è uno spostamento su questa dimensione più evidente?

E. C.: Sì, proprio in questo tempo di fermo in realtà c’è stato un lungo ragionamento, abbiamo usato il tempo per raccogliere informazioni e abbiamo creato una rete con traduttori e altri professionisti , consulenti, consiglieri, immaginando come poter arrivare meglio ai lettori e a lettori diversi.

Uno sguardo alle città: La cicala di Belgrado e molto altro

R: Qui presentate La Cicala di Belgrado, cosa possiamo dire di questa proposta?

E. C.: La cicala di Belgrado è la prima opera letteraria di Marina Lalović, fa parte della collana Le città Invisibili, una collana incentrata su alcune città italiane ed estere raccontate dalle persone che le vivono. In questo caso, Marina festeggiava lo scorso anno venti anni dalla sua partenza da Belgrado e il suo arrivo in Italia. Ha trascorso i suoi primi venti anni a Belgrado, ce li racconta e poi ci racconta la sua città a venti anni di distanza, venti anni trascorsi in Italia, a un giro di boa della vita, a quarant’anni. Ci racconta questa sua città, i suoi quartieri; tieni presente che Belgrado non è una città turistica, per cui uno arriva e se la vede anche in un giorno o due. L’anima di Belgrado si scopre stando nei quartieri, lei questo ci racconta: il suo quartiere, le varie cicale di Belgrado, la nuova edilizia, i nuovi parchi, con uno sguardo tutto suo. Inoltre Marina è una grande giornalista dell’area e non solo, ha questo taglio molto fresco, semplice.

R. : La collana Le Città Invisibili è molto ricca: ci sono molti sguardi anche sulle nostre città, c’è Venezia, c’è Firenze, una attenzione che fa riflettere; come se steste creando delle guide alle città sui generis, proprio perché è lo sguardo di chi scrive sulla città!

E. C.: Uno degli ultimi libri di questa collana è M come Milano di Marta Perego: Marta  racconta la città a partire dalla pandemia, dallo shock di una relazione che finisce e da una solitudine anche in campo lavorativo e da lì racconta il suo arrivo a Milano, come ha cercato casa, cose che per un milanese sono abbastanza note, per cui il milanese si riconosce facilmente, chi invece non sa cos’è Milano la scopre da un occhio interno.

Scrittrici da ricordare

R: In redazione ci siamo molto appassionate a Dora e il Minotauro e a Mileva Einstein, cioè volumi dove si parla di donne straordinarie ma un po’ nascoste; quindi, istintivamente, ti chiedo quali scrittrici consiglieresti nel catalogo?

E. C.: Ti parlo di un esordio, un’uscita di questo settembre che è La mia casa altrove di Federica Marzi. Federica è un’autrice triestina e racconta la storia di due donne, Amila e Norina: Norina è un’anziana esule istriana,  Amila invece è una ragazza cresciuta a Trieste ma di origine bosniaca, arrivata profuga a Trieste durante l’infanzia. Queste due storie si incrociano, si fondono e si sviluppano legandosi a una grande storia d’amore di gioventù, con personaggi che entrano ed escono dalla vicenda; ne esce così  un quadro di due vite nella Trieste contemporanea, magica ed enigmatica, che altro non è che una storia di frontiera.

Consigli di letture e riflessioni

R: Consigli per il Natale come regalo per sé o per qualcuno?

E. C.: Un romanzo puro, una grande narrazione è I prodigi della città di N di Robert Perišić, uno scrittore croato recensito e amato negli Stati Uniti: è un romanzo ambientato in un paese, una città indefinita, ma che noi riconosciamo dell’area balcanica, che finisce con un finale sorprendente, come la letteratura balcanica a volte ci sa regalare. Per chi ama i racconti, direi Un capodanno con Balzac oppure la raccolta Mio marito di Rumena Bužarovska, scrittrice macedone molto tradotta, soprattutto in Germania. È una raccolta di racconti dove delle donne raccontano il loro rapporto con il marito, il compagno o l’amante con tanta ironia, dipingendo dei ritratti interessanti del maschio contemporaneo, ma anche della donna contemporanea. Poi, pensandoci, un libro molto intrigante è Una questione di pelle di Marina Vujčić, uscito da poco. Racconta la storia di due solitudini sostanzialmente: c’è una donna indebitata fino al collo che risponde a un annuncio di un solitario che cerca una signora che gli massaggi solo la schiena, ogni giorno.

R: L’ultima domanda riguarda il post pandemia: questo è il primo anno che siamo di nuovo in Fiera, si torna a vedere i libri, in relazione con le case editrici, con gli scrittori, i lettori. Leggevo che c’è stato anche un incremento dei lettori in questo ultimo anno a livello generale, quindi questa pandemia, pur nella tragedia, ha in qualche modo portato un cambiamento. Secondo te cosa dobbiamo portarci da questo periodo noi lettori, le case editrici, i fruitori del mondo del libro?

E. C.: Credo che la pandemia ci abbia costretti a rallentare e quindi a ritrovare il tempo anche per leggere, ma leggere con attenzione, creare una bolla in cui immergersi e stare lì. Credo che la lettura ci abbia anche un po’ salvati, almeno per molti credo sia così. Per tanti è stato un salvagente. Questo vorrei che ci portassimo dietro, l’attenzione, il silenzio, la possibilità di ricavarci un tempo, rallentare il ritmo che oggettivamente era insostenibile.

 

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