Blood & Breakfast di Riccardo de Torrebruna: un noir targato Ensemble

Attore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e scrittore, Riccardo de Torrebruna pubblica nel 2014 il suo secondo romanzo (dopo Tocco Magico Tango per Minimum Fax): Blood & Breakfast, per le edizioni Ensemble.

Il protagonista è Carl, uno studente di Medicina ormai irrimediabilmente fuori corso, solitario e stanco, apatico e senza grandi speranze né prospettive per il futuro.  Pensa di poter dare una svolta alla propria vita, pur rimanendo con i piedi per terra, quando riceve in eredità dall’odiata nonna paterna un vecchio rudere sull’Adriatico che, nonostante il fascino e la bellezza dell’antico, appare sfigurato dalla vicinissima autostrada che si innalza su mastodontici piloni di cemento ai piedi dei quali marciscono rifiuti d’ogni genere. Carl decide di ristrutturare l’edificio per farne un Bed & Breakfast – al quale darà il nome di Avec le temps, come la canzone di Leo Ferré – sperando nei bagnanti di passaggio.

La pensione si trasforma però nel teatro delle inspiegabili sparizioni dei pochi clienti, mentre Carl, in un continuo e sofferto ritorno alla propria infanzia e al ricordo dei difficili e mai risolti rapporti con le figure che la popolavano, si scopre vendicativo e per nulla spaventato, anzi tentato, dall’idea dell’assassinio.

Blood & Breakfast è un noir che vira talvolta verso il thriller, talvolta verso l’horror, senza per questo riuscire a imprimere alla storia la giusta tensione o suscitare sufficiente spavento. La lettura segue spedita e il desiderio di scoprire cosa accadrà non subisce mai brusche cadute, ma la trama risulta troppo debole nelle connessioni tra gli eventi e i vari personaggi, non sempre credibili e ben costruiti. Si ha spesso l’impressione che vi siano dei veri buchi nel plot che impediscono alla lettura di farsi appassionata e al lettore di abbandonarvisi senza riserve.

Insomma, i sentimenti e la psicologia del protagonista non sono delineati e tanto approfonditi perché gli eventi possano esserne considerati la diretta conseguenza senza forzature (non sembra saldamente giustificato il desiderio di vendetta: è labile il legame – che dovrebbe coincidere con lo  stesso passato – tra vittime e aguzzino); alcuni elementi narrativi sembrano lasciati al caso (la figura di Perla che compare e scompare senza lasciare un segno profondo nella storia, o quella del padre, appena abbozzata; l’innamoramento per Patty, che avrebbe avuto bisogno di maggior spazio per svilupparsi narrativamente) e non puntellati e cesellati come dovrebbero per costruire la catena di eventi lungo la quale si muove una storia ad alta tensione.

Lo stile, inoltre, non aiuta a dare credibilità al romanzo: mancando totalmente di ironia, il linguaggio diventa quasi sentenzioso, appesantito dai continui tentativi di ricercatezza lessicale (per fare qualche esempio: “strano che non avesse prodotto nemmeno una volta il rumore dello sciacquone” p. 48; “Dieter aveva ripristinato in fretta la sua maschera, senza poter arginare la copiosa sudorazione che lo affliggeva” p. 85 , “Carl si sorprese a guardarla mentre fendeva le occhiate con cui il branco salutava il suo ritorno dietro il banco” p. 167) che stridono all'orecchio del lettore accorto.

Apprezzabili sono sicuramente la scelta dell’ambientazione, che ben si presta a un noir mediterraneo, con la connessa critica sociale rivolta alla crisi occupazionale degli under 35 italiani, allo sfruttamento dei migranti, alla corruzione e all’affarismo cieco degli amministratori locali che hanno, tra le varie conseguenze, anche il deturpamento ambientale e paesaggistico. Blood & Breakfast si rivela così un’occasione persa. Un romanzo ricco di buoni spunti e di agile lettura, ma non pienamente riuscito.

 

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