Black Coffee è una giovanissima realtà editoriale: nata nel 2017, si è orientata su una linea editoriale precisa e definita, voluta fortemente dai due editori, Leonardo Taiuti e Sara Reggiani. A PLPL 2018, abbiamo avuto l’occasione di conoscerli e scambiare quattro chiacchiere con Leonardo.
D: Black Coffe. Partiamo dal nome della casa editrice, un nome particolare, bellissimo, affascinante. Che per noi italiani rievoca molte cose!
R: Grazie. La Black Coffee è una casa editrice che si occupa solamente di narrativa, non fiction, nordamericana. Il tratto distintivo degli Stati Uniti è il loro caffè, che loro si ostinano a chiamare caffè, ma in realtà è una sciacquatura di piatti scura, che tuttavia mantiene un po' il significato del caffè, ossia che ti sveglia, che ti tiene sempre sulla corda. Questo vogliamo fare con i nostri libri: libri che non ti accompagnano per mano fino al finale ma che ti prendono un po' a pugni lungo il percorso.
D: Parliamo allora della vostra linea editoriale, che è quindi promuovere la letteratura nordamericana contemporanea.
R: Esatto, solo quella.
D: Una scelta chiara, precisa e assolutamente identificativa. Quali sono gli autori di spicco o che consiglieresti tu, Leonardo, come lettore a chi vorrebbe conoscervi.
R: Abbiamo due tipi di autori, quelli esordienti e quelli che consideriamo i grandi recuperi dal passato, cioè autori che in Italia non sono mai arrivati o che sono arrivati con scarsissima fortuna tanti anni fa e che abbiamo deciso di riportare in Italia, pubblicando però opere finora inedite. Tra gli autori esordienti il mio consiglio è Alexandra Kleeman, l'unica di cui per ora abbiamo pubblicato due titoli. Il suo esordio, Intuizioni, che è una raccolta di racconti, uscita la settimana scorsa. La Keeman ha trent'anni, è una autrice prolifica, scrive tantissimo ed è sempre orientata verso il futuro, c’è sempre questa tensione verso l’evoluzione nel suo scrivere. Quando si legge la Kleeman, si ha la sensazione, come dice Ben Marcus, di leggere quella che sarà la letteratura del futuro. A proposito proprio di Ben Marcus, ecco lui è uno degli autori che abbiamo recuperato dal passato. È comparso in Italia una decina di anni fa, forse qualcosina di più, pubblicato da Alet; noi abbiamo pubblicato invece quello che per noi è il suo romanzo migliore, L’alfabeto di fuoco, che inizialmente era stato acquisito da Il Saggiatore che poi ha deciso di non pubblicarlo più. Quindi l’abbiamo pubblicato noi. Poi c’è Joy Williams, che insieme a Raymond Carver, Flannery O’ Connor e Grace Paley sono i quattro pilastri della forma breve americana.
D: secondo te, perché alcuni autori, come Marcus per esempio, non hanno avuto fortuna in Italia?
R: Marcus, secondo me, è un autore molto difficile. Noi abbiamo scelto di pubblicare L’alfabeto di fuoco perché forse è il suo romanzo un po’ più di massa, è un romanzo distopico molto coinvolgente e la gente ne resta profondamente affascinata. Ma è comunque una scrittura molto difficile, molto particolare ed è obiettivamente per un pubblico di nicchia. Poi chiaramente intervengono anche le dinamiche di promozione e di distribuzione, ogni casa editrice ha la sua strategia.
D: Una cosa che salta immediatamente all’occhio e che colpisce molto, sono le copertine dei vostri libri: i colori, il tratto, il design stesso…
R: Mezzo vintage e mezzo modern – pop. C’è un elemento fotografico in ogni copertina rielaborato in chiave vintage e un elemento grafico, disegnato dal nostro grafico, Raffaele Anello, con il quale collaboriamo dall’inizio della nostra avventura editoriale. Abbiamo scelto questa linea molto colorata proprio per rendere ancora più visibile le nostre scelte e linee editoriali.
D: Non passano inosservate e, se posso, sono estremamente contemporanee anche al gusto di oggi.
R: Sicuro non passano inosservate!
D: In che anno nasce la Black Coffee?
R: Nel 2017, con la pubblicazione del romanzo di Alexandra Kleeman, Il corpo che vuoi, che è uscito a marzo 2017. Però l’anno scorso eravamo comunque a Più libri più liberi
D: Quindi è la seconda fiera!
R: E sempre questo stand.
D: Che dici? Come sta andando anche se siamo solo al secondo giorno?
R: Sinceramente bene. L’anno scorso avevamo un titolo in uscita proprio per Più libri più liberi, quindi abbiamo puntato e venduto molto quello perché era in anteprima. Quest’anno, siamo al secondo giorno, però non ci si lamenta. La partecipazione è ampia, la gente ci conosce, viene, cerca i titoli che le mancano o titoli nuovi, perché quest’anno abbiamo molte novità. Da giugno abbiamo il podcast: dopo la Feltrinelli, siamo l’unico editore indipendente d’Italia ad avere il podcast. Il 24 di ogni mese presentiamo così i nostri libri. Aggiungi anche che qui in fiera abbiamo la possibilità di ascoltare gli incipit di tutti i libri registrati da un doppiatore. Ci ingegniamo per offrire qualcosa di diverso dagli altri stand.
D: A parte le novità che state promuovendo alla fiera, come appunto la raccolta di racconti della Kleeman, quali titoli consiglieresti che già avete in catalogo, per farvi conoscere meglio?
R: Per conoscere e capire meglio quello che facciamo in tutte le sue sfaccettature, direi che ci vuole un’accoppiata di libri, Il corpo che vuoi di Alexandra Kleeman, e Lions di Bonnie Nadzam. Il romanzo della Kleeman è la nostra prima uscita in assoluto e subito dopo, quasi in contemporanea, abbiamo pubblicato il lavoro della Nadzam. Noi pubblichiamo cinque titoli all’anno e abbiamo esordito con loro due perché sono lavori opposti, il primo è decisamente più sperimentale, futuristico, ha atmosfere che ricordano De Lillo, Pynchon, il secondo invece è molto classico, molto delicato, con una grande attenzione alla descrizione dei paesaggi e un andamento più lento. Entrambi però ti lasciano alla fine quel qualcosa che te li fa ricordare, possono piacere, possono non piacere però non te li dimentichi, non ti lasciano indifferente.