BILIARDINO, di Alessio Spataro

La graphic novel BILIARDINO, edita da Bao Publishing e realizzata dal fumettista siciliano Alessio Spataro, racconta le gesta di Alejandro Finisterre, figura avventurosa realmente esistita a cui viene attribuita l’invenzione del futbolìn.

C’è una premessa doverosa da fare: Biliardino di Alessio Spataro è un’opera di quasi trecento pagine, ma soprattutto rappresenta la gestazione di un lungo lavoro di ricerca e  documentazione, sia in fase di scrittura ma anche di lavorazione. Basta dare un’occhiata al blog dell’autore, dove il fumettista catanese è solito postare aggiornamenti sul proprio lavoro.

Ed è così che, in fase di lettura, l’autore di questa recensione si è accostato all’opera sapendo di doverla leggere a più riprese, salvo poi dividerla secondo la scansione in capitoli per elaborare le molte informazioni presenti, con l’obiettivo di ricercare dei riferimenti. Ebbene, tutto ciò non è stato possibile: BILIARDINO è filato via come un bel film. Ogni volta che si tenta di interrompere la lettura, per colmare qualche lacuna sui diversi avvenimenti storici di cui non si possiede immediata memoria o approfondita conoscenza, si finisce solamente con il procrastinare: un’altra pagina e poi un’altra, fino ad arrivare alla fine.

Semplicemente, a un certo punto non importava più la veridicità o meno dei tanti episodi di una vita incredibile come quella del protagonista, Alexandre Campos Ramirez, in arte (o “per i nemici”, citando l’autore) Alejandro Finisterre. Non importa se abbia effettivamente incontrato tutta quella serie di personaggi storici, protagonisti come lui di un Novecento bellissimo e terribile. È stato piacevole incontrare Pablo Neruda, Léon Felipe, Albert Camus, Pablo Rivera, Tina Modotti, Frida Kahlo e Ernesto Guevara, il quale – quest’ultimo – giocando a biliardino si lamenta del suo nomignolo “Che”. E ancora Jean Paul Sartre con Simone De Beauvoir, George Orwell, Picasso, Alberto Moravia e, in un’apparizione azzeccatissima, Elsa Morante.

Alessio Spataro ha all’attivo diverse collaborazioni con riviste satiriche del calibro di Cuore, Frigidaire e Il Male (nell’ultima incarnazione di Vauro e Vincino), ed è uno di quei vignettisti che vengono talvolta definiti “graffianti” laddove sarebbe più opportuno il termine “taglienti come un rasoio”. Spesso, le persone poco inclini al compromesso sono le stesse che danno grande valore alle loro passioni e, in questo, Biliardino rappresenta pienamente il suo autore, il quale non manca di inserirsi in prima persona in una storia fatta di Resistenza ed Esilio dove il biliardino, appunto, funge da testimone.

Alejandro Finisterre è stato un poeta, uno scrittore, un ballerino di tip tap e tante altre cose, ma è stato anche un inventore: a lui si devono un voltapagine a pedale per musicisti ma soprattutto l’incarnazione più popolare del calcio da tavolo, il futbolìn. La leggenda, e con lei Spataro, narra che Finisterre, ospite di un ospedale della resistenza antifranchista, abbia avuto l’idea dal tennis da tavolo, per permettere di giocare al calcio anche ai ragazzi mutilati dai bombardamenti. Dopo essere fuggito dalla Spagna, poi, a seguito della sconfitta della resistenza e aver perso l’esclusiva dei suoi brevetti, scoprirà solo dopo molti anni – dalla fine della guerra – che la sua invenzione sia riuscita a trovare diffusione in tutta Europa, con nomi e brevetti diversi, mentre la sua effettiva paternità – sull’invenzione del biliardino – verrà a conoscenza del mondo in tempi ancora più recenti.

Ma nella graphic novel di Spataro c’è molto di più: la guerra civile spagnola, Guernica, ma anche Eduardo Salgado e la resistenza in Guatemala, il ‘68 francese, e – per finire – il sentimento amoroso di Finisterre mai espresso per l’attrice Marìa Casares sua amica d’infanzia. Oltre, ovviamente, al leggendario dirottamento aereo compiuto con una saponetta.

L’entità dell’opera di ricerca e documentazione di Spataro per i testi non pone in secondo piano l’aspetto strettamente grafico: lo stile morbido dell’autore è riconoscibilissimo, come le capacità espressive che riempiono di umanità i volti dei protagonisti. Inoltre, la sua abilità caricaturale gli permette di cogliere, con pochi tratti, la personalità dei grandi personaggi rappresentati nella storia. Altro fiore all’occhiello, per quanto riguarda l’aspetto grafico, è la bicromia di blu e rosso, unita ai colori degli omini del biliardino: tali sfumature scandiscono ambienti, personaggi ed emozioni e, talvolta, persino le ideologie assumono una connotazione estetica. Tanto da farci scordare le altre tonalità: come con i bei film in bianco e nero. 

BILIARDINO è la storia di una vita straordinaria, quella di un poeta in grado di unire persone in ogni parte del mondo attorno a un tavolo, per giocare come bambini, ma da grandi. Perché il biliardino è una cosa seria, l’importante è non rullare.

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