Antoine Laurain ha consegnato alle stampe sei romanzi, con i quali ha ottenuto un grande successo, molti riconoscimenti e svariate traduzioni per il mondo. Il primo libro a essere portato in Italia, Fume et tue (Undicesimo: fuma. Storia efferata di delitti e sigarette, pubblicato nel 2009 dallo storico editore Vallecchi), ha aperto le porte ai due romanzi successivi: Il cappello di Mitterand (Atmosphere) e il bestseller La donna dal taccuino rosso (Einaudi). In attesa che vengano tradotti per noi anche il romanzo d’esordio Ailleurs si j'y suis e l’ultimissimo Rhapsodie française, vale la pena riscoprire le vicende del fumatore assassino.
Fabrice Valantine è un cinquantenne cacciatore di teste all’apice della carriera alla HBC Conseil, sposato con Sidonie, padre di un’adolescente, fumatore di due pacchetti di Benson al giorno. Una vita di successo, se non fosse stata varata in Francia la legge che, vietando il fumo in tutti i locali pubblici e i luoghi di lavoro, dà manforte ai salutisti che assillano i fumatori con la richiesta di smettere, o insidiose domande su tale eventualità. Per Fabrice le sigarette sono le amiche di una vita, «sempre a portata di mano nei momenti in cui avevo bisogno di conforto». I rituali che le accompagnano, l’effetto di rilassamento e il piacere già alla prima boccata non possono essere cancellati senza colpo ferire. Quando si lascia convincere da Sidonie e si rivolge a un ipnotizzatore per liberarsi della dipendenza dalla nicotina, la sua vita prende un altro corso. «La pulsione nervosa del fumatore contiene dentro di sé i prodromi dell’assassinio?». La risposta è sì, e se uccidere diventa l’unico modo per ritrovare il piacere della sigaretta.
In questo modo, la laconica affermazione che campeggia ormai da anni sui pacchetti di sigarette in commercio per il vasto mondo IL FUMO UCCIDE, prende tutt’altro significato. Antoine Laurain rovescia l’assunto e confeziona una storia al limite dell’assurdo, narrata con ironia, aspre punte di sarcasmo e leggerezza, facendo uso di immagini talvolta sorprendenti e usando la passione per il tabacco che unisce numerosi protagonisti come un buon pretesto per dire dell’altro.
Il piacere a portata di mano; la frustrazione del professionista; la vacuità oscena dell’arte contemporanea e dei rituali che riempiono vite opulente e raffinate, nelle quali tutto ha un prezzo e il fatto di poterlo sempre pagare le rende leggere e volubili. Tutto si consuma e ci consuma: la vita stessa è un genere altamente deperibile, insomma, e il fumo altro non è che la grande metafora che sorregge tutto il romanzo, insieme a una visione della società contemporanea caustica e cinica.