WAITING FOR MACBETH @ Fringe Festival: l'attesa della Lady più famosa

Al Fringe 2019 è arrivata l'attesa…. “Waiting for Macbeth” di e con Maria Grazia Torbidoni che ne firma anche la regia insieme all'occhio vigile e necessariamente esterno di Andrea Onori.
Ogni cosa fluisce dentro una bolla confinata dove c'è tutto tranne il tempo. Qui si è incuneata la Lady di sempre che intanto conduce la sua personale vita incastrata in questo cameo di non tempo che acuisce l'isteria dell'esistenza precaria e caduca. Tutto deve accadere prima che intervenga la fine perché il tempo non c'è dentro il contenitore trasparente ma da qualche parte sta scorrendo e invecchiando le cellule vitali della bella signora ingorda di emozioni. E' una lunga, interminabile attesa ma c'è anche premura. Non si può rimandare. Non è una dolce attesa.

Si aspetta il ritorno di Mr. Macbeth e con lui quell'unico bagliore di vita ma insieme il paventato destino ineluttabile e intransigente. La signora agogna la vita brada e intanto il recinto le cinge i bei fianchi e reclude il guardo.
La scena è semplice, essenziale, il personaggio è appollaiato sul trono d'oro. Non c'è volutamente alcun movimento. L'immobilità scandisce quel messaggio ridondante d'attesa già denunciato nel titolo; tuttavia i pensieri e desideri della Lady corrono come spurie impazzite. Tutto è compreso dentro uno spazio esatto e circoscritto, unico ponte con il mondo è il telefono che rimane silente. Non squilla. Non si fa sentire e rimane immobile proprio come tutto il resto. In attesa dunque come ogni cosa. C'è nella stasi echeggiante la ricerca spasmodica della felicità. E' un'immobilità che confonde e inganna. L'esuberanza del personaggio accentua la mal celata fragilità dell'essere umano che non può limitarsi al ruolo di spettatore di se stesso.

Dentro la bolla la Lady del Teatro elisabettiano si dimena e tenta di scuotere il destino e di scrollarsi il mantello cupo e ispessito del fallimento dei desideri che fasciano la propria esistenza sino a ridurla ad un niente senza forma e nome. Informità mentale…

L'insoddisfazione monta e diviene rancore per quella relazione inesistente a causa di quel compagno sempre assente o presente da qualche altra parte. Il desiderio di maternità è deformato dalla condizione di solitudine e si riduce, si snatura sino a divenire ambiziosa sete di potere. Sentimento egoistico che non è amore e anzi non è neppure sentimento. Diviene bisogno inclassificabile di donna che non dialoga col disegno ancestrale della natura.

Buona l'interpretazione della Torbidoni che dà vita ai mille volti della Lady della messinscena per antonomasia. Ride, piange, si soffoca dentro una busta di patatine in un gesto estremo di autodistruzione. L'attrice offre al pubblico il carattere irriverente del personaggio shakespeariano mossa in realtà dalla frustrazione per una  felicità agognata quanto irrealizzabile.

Info:
Waiting for Macbèth

Virgolatreperiodico

proveniente da
Roma

di e con
Mariagrazia Torbidoni

regia
Mariagrazia Torbidoni e Andrea Onori

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