Il 20 maggio 2016, è andato in scena SONO MORTA ANCH’IO, un monologo scritto, diretto e interpretato da Marzia Ercolani per INVENTARIA, il festival del Teatro Off organizzato dalla compagnia DoveComeQuando al Teatro dell’Orologio, 9 – 22 maggio. Una produzione firmata Atto Nomade Teatro, di Roma.
Con il sottofondo di un’incessante radiocronaca in diretta del campionato italiano di calcio, in un mondo onirico, di collodiana ispirazione, ha inizio la lettura di un ‘testamentò. Ce la presenta così Marzia Ercolani la sua ‘Fetocchia d’eccezione’, un po’ ballerina di carillon e un po’ Pierrot, che disegna con un gessetto bianco la sagoma di se stessa stesa ai piedi di una porta/specchio. Bianca, come l’innocenza dell’infanzia, dove si ritorna quando ci si ritrova adulti burattini e ci si chiede: Perché? Sono morta anch’io è una riflessione sull’educazione come forma di potere, un amore/obbedienza genitoriale che si intreccia con la nostra cultura di matrice cattolica, sul Teatro, sull’artista indipendente che non viene riconosciuto (il Lucignolo/Romeo). Ma riflette soprattutto sui padri che non sanno nuotare, sulle madri giudicanti, sulla coscienza interiore che ripete all’inconscio le volontà del sistema, sulla scuola che non appassiona, che istruisce di nozioni ma non alla vita, che insegna a competere ma non a condividere.
Riflessione che avviene anche attraverso gli elementi scenografici: un albero, nutrito non dall’amore ma dal senso di colpa; una sedia, un paio di scarpette dorate, quelle per i “compari” di una vita, i piedi che percorrono strade, che si perdono ma poi ritrovano la giusta direzione; una grande cartella con una croce, i dogmi su cui ci istruisce la scuola; una porta/specchio (richiamo alla porta della casetta della fata turchina di Collodi) che riflette ma che non apre a nessuno e un cilindro sospeso nell’aria: un tempo appeso, un mondo rovesciato in cui accogliere quel profondo sussurro che non muore mai. Un Lucignolo/Romeo che in un disinibito e liberatorio ballo, immerso nelle bianche luci stroboscopiche di una discoteca, ci ricorda: “Giocate a nascondino, ma stanatevi prima o poi!”. E’ la luce che finalmente riempie la stanza, che illumina, che entra e si espande.
È un tema complesso e affascinante quello proposto da Marzia Ercolani, attrice, scrittrice e regista, all’interno del quale è riconoscibile la sua impronta di formatrice e il suo background di specializzazione con numerosi pedagoghi del teatro e del cinema nazionali e non. Il testo racconta di un viaggio dentro se stessi, nella stanza buia dell’anima, alla ricerca del seme originario e originale, unico, l’“oro, conio del’io”, dove anche la luce si fa piccola, soffusa, stretta, concentrata sulla protagonista. E’ un’introspezione psicoanalitica, una terapia dell’anima che porta ad una rinascita, che insegna a nuotare verso la propria riva personalissima.
Marzia si ispira a Collodi, Shakespeare, ad Alice Miller, unendo fiaba, teatro e psicologia (e strizza l’occhio anche al cinema con un cameo sonoro di John Wayne).
La drammaturgia procede per finestre poetico oniriche, non segue una logica narrativa. Il linguaggio è simbolico, ricco di metafore, di contenuti, di significati, denso. L’attrice parla alla pancia, a quella zona dove risiedono le emozioni ma non le scuote, non le scandaglia a fondo. Smuove invece una riflessione. Forse perché lo specchio oltre a riflettere la nostra Pinocchia rifletteva anche la postazione della regia ricordandoci di essere spettatori e facendoci allungare il naso per colmare la distanza e cercare di “sniffarle il cuore”.
Info:
Foto di Carlotta Tucciarone
TEATRO DELL’OROLOGIO
Sono morta anch’io
Monologhi/Performance.
INVENTARIA
di e con Marzia Ercolani
sezione Monologhi/Performance