Il Silvano Toti Globe Theatre di Roma ci regala una fantastica rappresentazione di "Molto Rumore Per Nulla" di Shakespeare, con la magistrale regia di Loredana Scaramella, che interviene, in apertura, ringraziando personalmente il pubblico di essere lì e ricordando che quest'anno il Globe ha avuto difficoltà a restare aperto.
Sin dalla prima comparsa dei personaggi sulla scena, che salgono sul palcoscenico arrivando dal parterre, se ne notano i costumi: resi in maniera molto accurata e fedele, risultano altamente gradevoli alla vista. D'impatto è soprattutto l'uso di un rosso carminio che risalta sul resto dei colori e che si staglia sulla visione globale della scenografia; probabilmente questo colore è usato anche per evidenziare i personaggi maschili principali, infatti è rosso il farsetto di velluto indossato da Benedetto. La scena, secondo la tradizione shakespeariana e, quindi, del Globe, è semplice, di legno, costituita da due piani, ma, a volte, viene usato anche il parterre. Al piano superiore si svolge la scena del banchetto e quelle in cui i personaggi si trovano nelle loro stanze; alcuni attori si calano dal piano superiore a quello inferiore a mo' di arrampicata.
La tragicommedia di Shakespeare è gradevolissima, soprattutto grazie alla bravura degli attori; si nota subito come siano tutti grandi professionisti dello spettacolo, ma tra loro spiccano sicuramente Barbara Moselli, che interpreta Beatrice, e Mauro Santopietro, Benedetto. Lei è capace di creare proprio il personaggio che il drammaturgo aveva in mente: una donna cinica e fredda, ma al contempo spiritosa e molto intelligente, sarcastica e inacidita. Altra recitazione d'effetto è quella di Fausto Cabra, alias Claudio; pacato e nobile nei modi, risoluto e fermo quando conviene. Il più disinvolto di tutti, quello che più coinvolge il pubblico anche direttamente, però, è Carlo Ragone, che con le sue doti canore ci regala i momenti più belli dello spettacolo. È sempre lui che, impersonando Corniolo, il capo della polizia che commette strafalcioni mentre parla, contribuisce a far ridere di gusto il pubblico: parole confuse per assonanza fonetica che però non c'entrano nulla l'una con l'altra dal punto di vista semantico.
Uno spettacolo molto ben costruito, "conforme" all'originale e anche abbastanza lungo: il pubblico resta in sala fino quasi a mezzanotte, dalle 21.15 quando era iniziato. I tempi di recitazione sono allungati dagli intermezzi musicali che contribuiscono a rendere l'allegrezza e l'atmosfera giocosa e farsesca propri di quest'opera. La regista ha scelto di usare stornelli salentini e tarantelle per creare il clima mediterraneo proprio dell'ambientazione (anche se nell'originale è Messina in realtà) e che sono usati anche per intrattenere il pubblico che quasi non risente della lunghezza dello spettacolo e, anzi, continua a divertirsi senza sosta fino alla fine, quando il parterre è invitato e coinvolto dagli attori stessi a ballare in gruppo una tarantella, insieme a Don Juan, a Beatrice, a Benedetto e ad altri. Magistrale, come si diceva, la regia, anche per queste trovate. Simpatico e davvero geniale, inoltre, l'espediente di intrattenere il pubblico anche durante l'intervallo con la musica suonata dal vivo dai tre musicisti che accompagnano la rappresentazione per tutto il suo corso; in questo frangente intervengono anche alcuni degli attori, che cantano stornelli e ballano tarantella.
Spettacolo da non perdere, dunque; sicuramente una delle migliori rappresentazioni del Globe, che non si smentisce mai in accuratezza e professionalità.