Restare umani nell’era digitale @ Più Libri Più Liberi: Eric Sadin e la Critica della ragione artificiale

La curiosità, l’emozione, l’adrenalina e la paura spingono da sempre l’umanità alla ricerca di un mondo più semplice, dove tutto sia regolato con armonia e le fatiche dell’uomo siano ridotte al minimo. Ma cosa succede quando è proprio quel progresso a spaventarci? Quando, rivolgendoci a alle macchine che abbiamo creato, iniziamo a parlare di Intelligenza Artificiale? La sempre maggiore mancanza di responsabilità priva l’uomo anche delle sue abilità?

È quello che lo scrittore e filosofo francese Eric Sadin ha provato a spiegare nella sua nuovissima opera Critica della ragione artificiale edito in Italia da LUISS University Press e tradotto da Francesca Bononi.

Durante il dibattito sono intervenuti Gianfranco Pellegrino, professore presso la facoltà di Scienze Politiche della LUISS e Arcangelo Rociola, giornalista che di occupa dei temi dell’innovazione, dell’economia e del digitale.

Tutto l’entusiasmo iniziale nei confronti delle nuove tecnologie, integrate sempre di più nella vita di ogni essere umano, tipo gli sconvolgimenti che la società Apple ci ha offerto nell’ultimo decennio, è di fatto diventato fattore di preoccupazione sempre maggiore verso un possibile punto di rottura.

Ovvero: quando, delegando tutte le nostre mansioni pratiche a un telefono piuttosto che a un qualsiasi dispositivo elettronico, inizieremo a perdere la voglia anche di pensare? 

Capita che durante questo nostro avanzare velocissimo verso l’innovazione, episodi più che spiacevoli ci strattonino e ci permettono di rallentare e riflettere. Sono episodi che creano una sfiducia generale verso il sistema tecnologico detti Backlash, un esempio è lo scandalo di Cambridge Analitica.

Gianfranco Pellegrino, durante il suo intervento, offre un punto di vista diverso dall’autore sottolineando l’importanza che la tecnologia assume nella nostre mani; uno strumento di potere che ci permette di “lasciar perdere gli esperti ed essere noi gli esperti” ma, rimettendosi sui binari tracciati da Sadin, si chiede quanto tutto questo sia essenziale.

La consapevolezza globale, l’utilità che vengono offerte da queste nuove intelligenze neutralizzano il pensiero dell’uomo e lo conducono a perdere skills che prima erano scontate, come la memoria. 

Il vero punto di rottura sta in un piccolo ma percettibile rimprovero che Pellegrino fa all’autore sulla mancanza di un’alternativa che il libro non riporta.  

Ad esempio nel Capitolo V si discute intorno al concetto di umanità, della voglia unanime di avere un mondo più preciso, grazie all’intelligenza artificiale, e della critica sottile, attraverso la sua linea filosofico-politica, al social-liberismo e un po’ anche al marxismo: quindi? Qual è la filosofia, l’alternativa dell’autore?

Dal canto suo, Eric Sadin ci spiega come in realtà il processo di dominazione delle intelligenze artificiali sull’uomo sia già iniziato e ci riporta due esempi fondamentali: le applicazioni, che tutti usiamo e che si adattano sempre di più alle esigenze della quotidianità nella risoluzione anche dei minimi problemi. Applicazioni che sono in grado di “comunicare” con la realtà e adattare ad essa la soluzione migliore: l’esempio più banale è quello di Waze che calcola il percorso da punto A a punto B tenendo conto del traffico e di mille altri fattori reali e contemporanei al suo utilizzo, enunciando e interpretando la realtà. E, in ultimo, dopo le innovazioni iniziate da Apple nel 2007 con l’uscita di IPhone, la personificazione dei dispositivi attraverso gli assistenti vocali Siri, nel 2010 e Alexa, nel 2016.

La commercializzazione del lavoro, sempre più controllato dai bot come nelle grandi aziende della catena Amazon, ma anche la sempre più vicina possibilità che siano delle macchine a prescrivere i farmaci più adatti per l’individuo ci fanno pensare ma anche rabbrividire.

Il controllo delle macchine sul lavoro dell’uomo è già il primo sguardo verso il rovescio della medaglia, un limite sottile di autonomia che stiamo perdendo e che, molto probabilmente, ci renderà più vulnerabili e gestibili.

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