“Un veliero nella tempesta, senza timone né capitano, ecco cos’ero…” La presentazione del romanzo di esordio di Lea Valti, PRELUDE, svoltosi il 18 giugno scorso al Teatro Tor Bella Monaca, si presenta fin dal suo inizio come un viaggio nel viaggio, un intenso cammino nell’ambiguo percorso di crescita e di formazione del giovane William Druce, protagonista del romanzo, nella Scozia del XIX secolo.
Edito da Armando Curcio, il libro è stato presentato ufficialmente alla XXVIII edizione del Salone del Libro di Torino ed è già in ristampa, segno che la fiducia dell’editore in un’esordiente sia stata ben riposta, oltre che della longevità delle vampire story presso il pubblico dei lettori.
Va detto, però, come messo in luce nel corso della presentazione, che PRELUDE sfugge a una etichettatura troppo netta e al contrario può essere apprezzato soprattutto per la varietà dei temi e il conseguente intreccio dei piani di lettura, i quali trasformano il nostro fantasy-horror in un romanzo di formazione che si misura con le turbolenze dell’adolescenza e tutti gli aspetti ad essa connessa – quali il desiderio di ribellione, il rapporto genitori-figli, l’amicizia, l’amore – e da qui s’insinua nelle pieghe più riposte e buie dell’animo umano. Si potrebbe anche considerare PRELUDE un romanzo di viaggio, seppur non in senso stretto, raccontando esso il faticoso cammino – materiale e spirituale – attraverso cui William imparerà a conoscere e infine accettare il proprio lato oscuro, quel lato oscuro che ciascuno può scorgere dentro di sé e che forse spiega il fascino che la figura del vampiro esercita su lettori e cinefili fin dall'Ottocento.
Sul palco si alternano, ben illuminati nel buio della sala, le musiche celtiche delle Banshee; le acute analisi della moderatrice Giusy Locurcio, docente di Lettere e giornalista pubblicista, con l’autrice Lea Valti; la voce di Simone Càstano, che con un’abile interpretazione dà corpo e vita alle pagine del romanzo. Tre elementi che conducono il pubblico attraverso un percorso che dalle suggestioni musicali degli strumenti tradizionali irlandesi (bodhran, fiddle, tin whistle e chitarra), si inoltra nelle pagine del libro che meglio raccontano i personaggi, le ambientazioni e le atmosfere gotico-romantiche, lo stile fotografico, i momenti di snodo nella trama, le tecniche narrative, per poi andare ancor più in profondità nell’esame di tali componenti narrative, fino alle radici storico-letterarie del genere gotico, nel quale ha avuto origine il mito letterario dei vampiri, e del tema della luna caro ai poeti, presente in PRELUDE quale simbolo della sorte mutevole dell’uomo.
Dall’accurata presentazione emerge, dunque, l’immagine di un’autrice molto abile e scrupolosa, che ha saputo modellare e cesellare con cura l’inattesa ispirazione letteraria, amalgamandola alle proprie passioni e alle proprie esperienze, prima fra tutte quella di docente, che le ha permesso di confrontarsi quotidianamente con la bellezza e le difficoltà del viaggio che i ragazzi affrontano nella tempesta dell’adolescenza. Affiora, infine, grazie anche ai commenti di chi lo ha già letto, l’idea di un libro che appassiona e coinvolge lettori di tutte le età e che, vale la pena sottolinearlo, ben si presterebbe a diventare un film. Si potrebbe così chiudere il ciclo che ha portato Lea Valti a scrivere le immagini che le si presentavano via via alla mente, e un nuovo viaggio cominciare.